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Sequestro probatorio: motivazione necessaria

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Tribunale del Riesame che aveva invalidato un sequestro probatorio per carenza di motivazione. La Suprema Corte ha chiarito che il decreto è valido se, oltre a indicare la norma violata, descrive la condotta ipotizzata, i beni da vincolare e la finalità probatoria, come nel caso di specie relativo a opere d’arte ritenute false. Il caso è stato rinviato al Tribunale per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro probatorio e obbligo di motivazione: il decreto deve essere specifico

Il sequestro probatorio è uno strumento investigativo fondamentale nel processo penale, ma la sua legittimità dipende da una motivazione chiara e specifica. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione, la sentenza n. 20653 del 2025, ha ribadito questo principio, annullando una decisione del Tribunale del Riesame che aveva ritenuto nullo un decreto di sequestro per motivazione apparente. La Corte ha sottolineato che non è sufficiente il mero richiamo alla norma di legge violata; è necessario descrivere la condotta, i beni e la finalità investigativa.

I Fatti del Caso: Il Sequestro di Opere d’Arte False

Il caso ha origine da un’indagine della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma per il reato di cui all’art. 518-quaterdecies del codice penale (che punisce il traffico di beni culturali illeciti). Il Pubblico Ministero aveva emesso un decreto di perquisizione e sequestro nei confronti di un soggetto, indagato per il possesso di dipinti apparentemente falsi e attribuiti a un celebre maestro dell’arte moderna.

L’obiettivo del sequestro era duplice: sottoporre le opere a perizie tecniche per accertarne l’autenticità e acquisire documentazione relativa alla loro provenienza e commercializzazione. Un’opera in particolare era già stata valutata come non autentica da una fondazione dedicata all’artista.

La Decisione del Tribunale del Riesame

L’indagato aveva impugnato il decreto davanti al Tribunale del Riesame, il quale aveva accolto la richiesta, annullando il sequestro e ordinando la restituzione dei beni. Secondo il Tribunale, il decreto del PM era nullo perché privo di una motivazione adeguata: si limitava a richiamare l’articolo di legge, che contempla diverse condotte criminose, senza specificare quale fosse concretamente contestata all’indagato.

Il Ricorso in Cassazione e la motivazione sul sequestro probatorio

Il Procuratore della Repubblica ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che il Tribunale del Riesame avesse errato. A suo avviso, il decreto di sequestro probatorio non era affatto generico. Esso, infatti, faceva riferimento a un’informativa di polizia giudiziaria, agli accertamenti svolti presso la fondazione dell’artista e specificava che l’indagine mirava a provare il possesso di dipinti falsi (condotta prevista dal n. 2 della norma incriminatrice). Indicava inoltre la necessità di verifiche tecniche e di accertamenti sulla provenienza dei quadri. Pertanto, la motivazione era concreta e non apparente.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Pubblico Ministero, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno richiamato la loro consolidata giurisprudenza, secondo cui la motivazione del decreto di sequestro probatorio, a pena di nullità, deve contenere:
1. La descrizione della condotta ipotizzata a carico dell’indagato.
2. La sua riconduzione a una specifica fattispecie incriminatrice.
3. La natura dei beni da vincolare.
4. La relazione tra i beni e l’ipotesi criminosa, spiegando perché sono corpo del reato o cose pertinenti al reato.
5. La concreta finalità probatoria perseguita.

Nel caso specifico, la Corte ha rilevato che il decreto del PM non si limitava a citare l’art. 518-quaterdecies, ma descriveva in modo sufficiente il legame tra i dipinti sequestrati e il reato ipotizzato, esplicitando le finalità investigative. La decisione del Tribunale del Riesame è stata quindi giudicata come “assertiva, avulsa dal dato reale e del tutto carente”.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza rafforza un principio cardine della procedura penale: i provvedimenti che limitano i diritti dei cittadini, come il sequestro, devono essere sorretti da una motivazione non solo esistente, ma anche specifica e concreta. Il Pubblico Ministero deve esplicitare il percorso logico che giustifica il vincolo reale, collegando i beni all’ipotesi di reato e chiarendo quali accertamenti intende compiere. Una motivazione che si limiti a un rinvio alla norma di legge è insufficiente e rende il provvedimento nullo. Per effetto della decisione, il Tribunale del Riesame dovrà riesaminare il caso attenendosi ai principi enunciati dalla Cassazione.

Quando un decreto di sequestro probatorio è considerato nullo per difetto di motivazione?
Un decreto di sequestro probatorio è considerato nullo quando la sua motivazione è insufficiente, ovvero quando si limita a indicare la sola norma violata senza descrivere la condotta specifica ipotizzata a carico dell’indagato, la natura dei beni da vincolare e la loro relazione con l’ipotesi criminosa.

È sufficiente richiamare un articolo di legge per motivare un sequestro probatorio?
No, secondo la giurisprudenza costante della Corte di Cassazione, il mero richiamo all’articolo di legge non è sufficiente. La motivazione deve essere modulata sul caso concreto, specificando i fatti, il tipo di illecito, la relazione tra le cose sequestrate e il reato, e la finalità probatoria perseguita.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione in questo specifico caso?
La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza del Tribunale del Riesame, stabilendo che il decreto di sequestro probatorio era, in realtà, sufficientemente motivato. Esso descriveva la condotta, i beni e le finalità investigative in modo adeguato. Di conseguenza, ha rinviato il procedimento al Tribunale per un nuovo giudizio che dovrà tenere conto di tale principio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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