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Sequestro probatorio: motivazione e limiti del vincolo

La Corte di Cassazione annulla un’ordinanza di sequestro probatorio per motivazione generica e apparente. La sentenza chiarisce che ogni bene sequestrato, inclusi smartphone, attrezzi e denaro, richiede una giustificazione specifica che ne colleghi la necessità all’accertamento dei fatti, non bastando un riferimento generico alla provenienza. Per il denaro, si ribadisce che il sequestro probatorio è illegittimo se non legato alle caratteristiche fisiche delle banconote stesse.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio: la Necessità di una Motivazione Concreta

Il sequestro probatorio è uno degli strumenti più incisivi a disposizione dell’autorità giudiziaria durante le indagini preliminari, ma il suo utilizzo non è privo di limiti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: ogni provvedimento di sequestro deve essere sorretto da una motivazione specifica e non apparente, anche quando riguarda il corpo del reato. Vediamo nel dettaglio il caso e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Durante un’operazione di polizia, una persona veniva indagata per detenzione di sostanze stupefacenti a fini di spaccio. Nel corso delle attività, l’autorità giudiziaria disponeva un sequestro probatorio su diversi beni: la sostanza stupefacente (cocaina), due smartphone, due SIM card, alcuni attrezzi da lavoro (una vanga e una zappa) e una cospicua somma di denaro contante.

L’indagato, tramite il suo difensore, si opponeva al sequestro presentando un’istanza di riesame, sostenendo che il provvedimento fosse illegittimo per difetto di motivazione. In particolare, si lamentava che il giudice si era limitato a giustificare il sequestro con la generica necessità di “accertare i fatti e la provenienza dei beni”, senza specificare quale fosse la reale finalità probatoria perseguita per ogni singolo oggetto.

Il Tribunale del Riesame rigettava l’istanza, confermando il sequestro. Contro questa decisione, l’indagato proponeva ricorso per Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Sequestro Probatorio

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza del Tribunale del Riesame limitatamente ai beni diversi dalla sostanza stupefacente (quindi smartphone, SIM, attrezzi e denaro) e rinviando il caso per un nuovo giudizio.

La Corte ha ritenuto che la motivazione fornita dal Tribunale fosse meramente apparente, ovvero una motivazione che esiste solo formalmente ma che, nella sostanza, è vuota e non adempie all’obbligo di legge di spiegare l’iter logico-giuridico seguito per arrivare a quella decisione.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Il cuore della sentenza risiede nella spiegazione dei requisiti inderogabili della motivazione di un sequestro probatorio.

1. Obbligo di Motivazione Specifica: La Cassazione, richiamando un importante pronunciamento delle Sezioni Unite (sent. n. 36072/2018), ha sottolineato che il decreto di sequestro deve sempre essere motivato in modo specifico riguardo allo scopo concreto perseguito. Non è sufficiente affermare che il bene è “corpo del reato” o “pertinente al reato”. È necessario esplicitare il collegamento tra il bene da sequestrare e l’accertamento del fatto per cui si procede. Il giudice deve spiegare perché quel determinato oggetto è necessario per le indagini e perché non si possono usare altre modalità meno invasive.

2. La Motivazione Apparente: Nel caso di specie, giustificare il sequestro di telefoni, SIM e attrezzi con la sola necessità di “individuare la provenienza dei beni e il legittimo proprietario” è stato ritenuto una clausola di stile. Il Tribunale non ha spiegato perché l’accertamento della proprietà di un telefono o di una zappa fosse indispensabile per provare il reato di spaccio di stupefacenti. Mancava, quindi, una reale esposizione delle ragioni che rendevano necessario il mantenimento del vincolo su quei beni.

3. Il Sequestro del Denaro: Riguardo alla somma di denaro, la Corte ha ribadito un principio consolidato. Il denaro, anche se ritenuto provento di attività illecita, non può essere oggetto di sequestro probatorio se la prova del reato non deriva dalla materialità delle banconote o delle monete (ad esempio, per la presenza di impronte digitali o perché si tratta di banconote segnate). La prova del reato di spaccio, infatti, non dipende dal semplice accertamento dell’esistenza del denaro, ma da altri elementi di indagine. L’omessa motivazione su questo punto specifico ha costituito una chiara violazione di legge.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma con forza che il sequestro probatorio non può essere un atto esplorativo o basato su motivazioni generiche. L’autorità giudiziaria ha l’obbligo di fornire una giustificazione puntuale e concreta per ogni bene sottoposto a vincolo, spiegando in modo chiaro il nesso di funzionalità tra l’oggetto e le esigenze di accertamento dei fatti. Una motivazione apparente, che si limita a ripetere formule di stile, rende il provvedimento illegittimo e ne determina l’annullamento. Si tratta di una garanzia fondamentale a tutela del diritto di proprietà, che può essere limitato solo per finalità probatorie reali e specifiche.

È sempre necessario motivare un sequestro probatorio, anche quando riguarda il corpo del reato?
Sì, la sentenza chiarisce che la motivazione è sempre indispensabile. Bisogna specificare concretamente la finalità probatoria perseguita e il collegamento tra il bene da acquisire e l’accertamento dei fatti, anche per le cose che costituiscono corpo del reato.

Quando una motivazione può essere considerata ‘apparente’ e quindi invalida?
Una motivazione è ‘apparente’ quando è completamente priva di requisiti minimi di coerenza e completezza, si risolve in clausole di stile o è talmente generica ed esplorativa da non rendere comprensibile il percorso logico seguito dal giudice per giustificare il provvedimento.

Una somma di denaro trovata in possesso di un indagato per spaccio può essere sottoposta a sequestro probatorio?
No, a meno che la prova del reato non discenda dalle specifiche caratteristiche materiali del denaro stesso (es. banconote segnate, impronte digitali). Il semplice fatto di possedere una somma di denaro, anche se ingente, non la rende oggetto di sequestro a fini di prova, ma può essere eventualmente soggetta ad altre forme di sequestro (es. preventivo).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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