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Sequestro probatorio: motivazione e limiti del riesame

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che confermava un sequestro probatorio su una cospicua somma di denaro per sospetto riciclaggio. La Corte ha stabilito che il Tribunale del Riesame non può integrare la motivazione del provvedimento del Pubblico Ministero quando questa è del tutto assente riguardo al reato presupposto. Il provvedimento originario deve contenere almeno un’ipotesi investigativa sull’origine illecita dei beni per consentire un efficace controllo difensivo.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio: la Cassazione fissa i paletti per la motivazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione riaccende i riflettori su un tema cruciale della procedura penale: la motivazione del sequestro probatorio e i limiti del potere di intervento del Tribunale del Riesame. Con la sentenza n. 44825 del 2024, la Suprema Corte ha annullato un’ordinanza che confermava il sequestro di un’ingente somma di denaro, stabilendo un principio fondamentale a garanzia del diritto di difesa: il giudice del riesame non può ‘creare’ una motivazione che era del tutto assente nel provvedimento originario del Pubblico Ministero.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dal rinvenimento, durante una perquisizione domiciliare, di una somma complessiva di quasi 350.000 euro. Il denaro, confezionato in sacchetti di plastica sottovuoto, era nascosto nell’abitazione del fratello della persona che ne rivendicava la proprietà. Il Pubblico Ministero convalidava il sequestro operato d’urgenza dalla polizia giudiziaria, ipotizzando il reato di riciclaggio e indicando la necessità di svolgere accertamenti sulle banconote (analisi di matrici, impronte e tracce biologiche).

L’interessato proponeva istanza di riesame, contestando la genericità dell’accusa e la mancanza di indicazioni sul presunto reato presupposto, ovvero il delitto da cui il denaro sarebbe provenuto. Il Tribunale del Riesame rigettava l’istanza, confermando il sequestro. Tuttavia, nel farlo, specificava che la provenienza del denaro era verosimilmente legata a ‘violazioni fiscali e della normativa antiriciclaggio’, motivazione non presente nell’atto iniziale del PM. Contro questa decisione, la difesa ricorreva in Cassazione.

Il Sequestro Probatorio e il Ruolo del Tribunale del Riesame

Il sequestro probatorio è uno strumento investigativo finalizzato a raccogliere e conservare le prove di un reato. Come ogni misura che incide sui diritti patrimoniali, deve essere sorretto da una motivazione che dia conto della sussistenza del cosiddetto fumus delicti, cioè di indizi sufficienti a ipotizzare la commissione di un reato.

Il Tribunale del Riesame ha il compito di verificare la legittimità di tale provvedimento. Può e deve controllare la fondatezza delle ragioni addotte dall’accusa, ma, come chiarito dalla Corte, il suo potere non è illimitato. Non può sopperire a una carenza motivazionale totale del provvedimento impugnato, poiché ciò lederebbe il diritto della difesa di conoscere le ragioni del vincolo e di contestarle efficacemente.

La Decisione della Cassazione: annullamento con rinvio

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando con rinvio l’ordinanza del Tribunale di Palermo. I giudici di legittimità hanno ritenuto fondata la censura difensiva relativa all’illegittima integrazione della motivazione da parte del Tribunale del Riesame.

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito un principio consolidato: il provvedimento ‘genetico’ di sequestro deve contenere, sin dall’origine, gli elementi essenziali che ne giustificano l’adozione. Sebbene per il reato di riciclaggio non sia necessario un accertamento giudiziale definitivo del reato presupposto, è indispensabile che l’accusa formuli almeno un’ipotesi investigativa, anche generica, sulla provenienza delittuosa del bene.

Nel caso di specie, né il verbale di sequestro della PG né il decreto di convalida del PM facevano cenno a quale fosse l’origine illecita del denaro. Il Tribunale del Riesame, ipotizzando autonomamente che potesse derivare da violazioni fiscali o della normativa antiriciclaggio, ha di fatto ‘integrato’ una motivazione che era obiettivamente assente. Questo operato, secondo la Cassazione, è illegittimo perché snatura la funzione di controllo del riesame, trasformandolo in un organo che costruisce ex novo le ragioni dell’accusa, compromettendo il contraddittorio e il diritto di difesa. Il Tribunale può interpretare e sviluppare una motivazione esistente, ma non può crearla dal nulla.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un importante monito sull’obbligo di motivazione che grava sulla pubblica accusa nell’adozione di misure cautelari reali. Il sequestro probatorio non può basarsi su mere congetture o sul semplice sospetto derivante dall’entità di una somma di denaro. È necessario che il provvedimento espliciti, fin da subito, il quadro indiziario e l’ipotesi di reato (incluso quello presupposto), consentendo alla difesa un pieno esercizio del proprio diritto di controllo e contestazione davanti al Tribunale del Riesame. La decisione riafferma la centralità del contraddittorio e il ruolo del riesame come sede di verifica, e non di integrazione, della legittimità degli atti d’indagine.

Può il Tribunale del Riesame integrare la motivazione di un provvedimento di sequestro probatorio se questa è del tutto assente?
No, la sentenza chiarisce che il Tribunale del Riesame non può integrare una motivazione che sia obiettivamente carente o assente nel provvedimento originario del Pubblico Ministero. Il suo ruolo è di controllo su una motivazione esistente, non di creazione di una nuova.

È necessario indicare specificamente il reato presupposto in un sequestro per riciclaggio?
Sebbene non sia richiesta l’esatta individuazione e l’accertamento giudiziale del reato presupposto, è necessario che il provvedimento di sequestro probatorio delinei, almeno in termini generici o di ipotesi investigativa, l’origine delittuosa del bene per giustificare il vincolo e permettere l’esercizio del diritto di difesa.

Qual è lo scopo principale di un sequestro probatorio secondo la Corte?
Lo scopo è quello di essere un mezzo di ricerca della prova, idoneo ad accertare la fondatezza della notizia di reato attraverso l’acquisizione del corpo del reato e delle cose pertinenti. Serve non solo a verificare l’esistenza di un reato, ma anche a inquadrare la condotta in una specifica figura criminosa, in una fase processuale caratterizzata dalla fluidità dell’imputazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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