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Sequestro probatorio: motivazione e limiti del PM

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso contro un’ordinanza del Tribunale del Riesame che confermava un sequestro probatorio di materiale informatico. Il caso riguardava un’indagine per frode IVA tramite fatture fittizie. La ricorrente lamentava la mancanza di motivazione, proporzionalità e pertinenza del sequestro. La Corte ha stabilito che il decreto era sufficientemente motivato, spiegando il reato ipotizzato e il nesso tra i beni sequestrati (PC aziendali) e la necessità di ricostruire i rapporti economici illeciti. Ha ritenuto legittimo il sequestro dell’intero contenuto dei dispositivi, data la complessità del reato, riservando a una fase successiva l’individuazione dei dati specifici.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio Informatico: Quando è Legittimo? L’Analisi della Cassazione

Nell’era digitale, i dati informatici sono al centro di molte indagini penali, specialmente in materia di reati economici. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale: i limiti e le condizioni di legittimità del sequestro probatorio avente ad oggetto l’intero contenuto di dispositivi informatici aziendali. La decisione chiarisce quando un sequestro massivo di dati non viola i principi di proporzionalità e adeguatezza e qual è il livello minimo di motivazione richiesto al Pubblico Ministero. Esaminiamo il caso per comprendere i principi affermati dai giudici.

Il Contesto: Un’Indagine per Frode Fiscale e il Sequestro dei Dati Aziendali

L’indagine da cui scaturisce la vicenda riguarda una presunta maxi-frode IVA, per un valore di oltre 64 milioni di euro, perpetrata attraverso un complesso sistema di fatture per operazioni inesistenti. L’ipotesi accusatoria era che una grande società committente avesse simulato contratti di appalto con un consorzio di imprese, che in realtà fungevano da meri ‘serbatoi di manodopera’.

Nel corso delle indagini, la Procura della Repubblica disponeva un decreto di perquisizione e sequestro, apprendendo l’intero e indiscriminato contenuto di tutti i PC di una delle società consorziate. Contro questo provvedimento, confermato in seguito dal Tribunale del Riesame, una delle persone coinvolte proponeva ricorso in Cassazione.

Le Doglianze della Difesa: Motivazione Assente e Sequestro Esplorativo

La difesa ha articolato il ricorso su diversi punti, tutti incentrati sulla presunta illegittimità del provvedimento di sequestro. Le principali censure erano:

* Assenza di motivazione: Il decreto era considerato privo di una reale motivazione, limitandosi a richiamare ‘per relationem’ un altro atto del procedimento non conosciuto dalla difesa al momento del riesame.
* Mancanza di pertinenzialità: Non era stato esplicitato il nesso tra i computer sequestrati e il reato ipotizzato.
* Violazione di proporzionalità e adeguatezza: Il sequestro era stato ‘massivo’ e indiscriminato, senza selezionare i dati rilevanti né indicare i criteri per tale selezione.
* Natura esplorativa: Il sequestro appariva come una ‘fishing expedition’, finalizzata a cercare la notizia di reato piuttosto che a consolidare prove su un’ipotesi già definita.

La Decisione della Cassazione sul sequestro probatorio

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, respingendo tutte le argomentazioni difensive e confermando la piena legittimità dell’operato degli inquirenti. Vediamo i passaggi chiave del ragionamento dei giudici.

La Sufficienza della Motivazione del Decreto

Secondo la Corte, il decreto di sequestro non era affatto privo di motivazione. Esso conteneva una descrizione puntuale dei soggetti indagati, dell’ipotesi di reato (frode IVA tramite simulazione di contratti), del meccanismo fraudolento e del ruolo specifico della società i cui PC erano stati sequestrati. Questi elementi erano sufficienti a rendere immediatamente percepibile il collegamento tra le condotte illecite, i beni da sequestrare (gli apparecchi informatici) e le finalità investigative (la ricostruzione dei rapporti economici tra le società).

Proporzionalità e Adeguatezza del Sequestro Massivo

La Corte ha ritenuto che, in casi di reati complessi che impongono la ricostruzione del volume d’affari di una società e l’esame dell’intera contabilità, il sequestro probatorio possa legittimamente estendersi a un’ampia massa di dati. Non è necessario che il PM individui preventivamente i singoli file di interesse. È sufficiente indicare la tipologia di documenti da ricercare, riservando a un momento successivo l’individuazione di quelli effettivamente necessari. Nel caso di specie, il criterio selettivo indicato nel decreto (‘idoneità ad attestare il coinvolgimento della società nella frode’) è stato considerato adeguato.

L’Esclusione della Natura Esplorativa

Infine, i giudici hanno escluso che il sequestro avesse carattere esplorativo. Il Tribunale del Riesame, infatti, non deve accertare la fondatezza dell’accusa, ma solo verificare l’astratta configurabilità del reato e l’idoneità degli elementi a giustificare ulteriori indagini. La presenza di un solido ‘fumus commissi delicti’, basato su prassi consolidate tra le società e anomalie fiscali, rendeva l’acquisizione di ulteriori prove non solo utile, ma necessaria.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha stabilito che un decreto di sequestro probatorio su dispositivi informatici è legittimo anche se dispone l’acquisizione di una vasta mole di dati, a condizione che sia adeguatamente motivato. La motivazione deve delineare l’ipotesi di reato, i soggetti coinvolti e il nesso di pertinenzialità tra i dati da sequestrare e la finalità investigativa. In contesti di criminalità economica complessa, non è richiesta una selezione preventiva dei singoli file, ma è sufficiente indicare un criterio logico per la ricerca, come la ricostruzione dei flussi contabili e dei rapporti commerciali. L’assenza di un termine per la restituzione non invalida l’atto, potendo l’interessato attivare specifici rimedi per sollecitare la riconsegna dei beni una volta esaurite le esigenze investigative.

le conclusioni

Questa sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale per le indagini sui reati informatici e societari. Si riconosce agli inquirenti la possibilità di effettuare sequestri ‘massivi’ di dati digitali quando la natura del reato lo renda necessario, bilanciando le esigenze investigative con i diritti della difesa. Per le aziende, emerge l’importanza di essere consapevoli che, in caso di indagini per reati economici, l’intera infrastruttura informatica può essere oggetto di attenzione da parte dell’autorità giudiziaria, a patto che il provvedimento sia sorretto da una motivazione logica e coerente con le finalità probatorie.

Un decreto di sequestro probatorio può sequestrare tutti i PC di un’azienda senza specificare i singoli file da cercare?
Sì. Secondo la Corte, in caso di reati complessi che richiedono la ricostruzione dell’intera contabilità o dei rapporti commerciali di una società, il decreto di sequestro può limitarsi a indicare la tipologia di documento da apprendere, riservando a una fase successiva l’individuazione di quelli effettivamente necessari all’accertamento del fatto.

È valido un decreto di sequestro che motiva le sue ragioni facendo riferimento a un altro atto non immediatamente disponibile alla difesa?
Sì, può essere considerato valido. La Corte ha ritenuto che, anche se l’atto richiamato (in questo caso un decreto di sequestro preventivo d’urgenza) è stato reso disponibile solo dopo la richiesta di riesame, la difesa non ha dimostrato di aver subito un pregiudizio concreto, avendo comunque potuto articolare le proprie censure e confrontarsi con gli elementi indiziari in esso contenuti.

La mancanza di un termine per la restituzione dei dispositivi elettronici sequestrati rende nullo il sequestro?
No, la mancanza di un termine non è causa di nullità del sequestro. La Corte ha chiarito che, se la restituzione non avviene in tempi ragionevoli, l’interessato può presentare un’istanza formale e, se necessario, utilizzare i rimedi impugnatori previsti dal sistema per ottenere la riconsegna dei beni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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