LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sequestro probatorio: l’interesse dell’indagato

La Cassazione annulla un’ordinanza che negava a un indagato il diritto di impugnare un sequestro probatorio. Viene chiarito che, a differenza del sequestro preventivo, l’interesse dell’indagato non dipende dalla proprietà del bene ma dal suo diritto di difesa, ossia di impedire che la cosa diventi prova a suo carico.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio: la Cassazione Ribadisce l’Interesse dell’Indagato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 37350/2025, offre un importante chiarimento sulla distinzione tra sequestro probatorio e sequestro preventivo, focalizzandosi sul diritto dell’indagato di impugnare il provvedimento. La Corte ha stabilito che l’interesse a contestare un sequestro con finalità di prova ha una radice eminentemente processuale e difensiva, che prescinde dalla titolarità giuridica del bene sequestrato. Questa pronuncia consolida un principio fondamentale per la tutela del diritto di difesa nel processo penale.

I Fatti del Caso

Nel corso di un procedimento penale per reati ambientali, veniva disposto il sequestro probatorio di alcune aree nel Comune di Bologna. L’indagato, legale rappresentante di una società che utilizzava tali aree, proponeva richiesta di riesame avverso il decreto di convalida del sequestro. Il Tribunale del Riesame di Bologna, tuttavia, dichiarava la richiesta inammissibile per carenza di interesse.

Il giudice del riesame fondava la sua decisione su due argomenti principali:
1. Le aree sottoposte a vincolo, pur nella disponibilità della società dell’indagato, erano di proprietà di un soggetto terzo.
2. L’impugnazione era stata proposta dall’interessato in qualità di ‘indagato’ e non come legale rappresentante della società utilizzatrice dei beni.

Applicando erroneamente i principi del sequestro preventivo, il Tribunale concludeva che l’indagato non avesse un interesse concreto e attuale alla restituzione della cosa, necessario per legittimare l’impugnazione.

La Decisione del Tribunale e il Ricorso in Cassazione

Di fronte alla declaratoria di inammissibilità, l’indagato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per Cassazione, lamentando una ‘violazione di legge’. La difesa sosteneva che il Tribunale avesse confuso i principi applicabili al sequestro preventivo con quelli, del tutto diversi, che governano il sequestro probatorio. Secondo il ricorrente, l’indagato è sempre legittimato a proporre istanza di riesame avverso un sequestro probatorio. Il suo interesse non risiede nella restituzione del bene, ma nel diritto di impedire che la cosa sequestrata entri a far parte del materiale probatorio utilizzabile a suo carico. Di conseguenza, la sua qualifica di indagato era sufficiente a fondare la legittimazione, senza necessità di agire in nome della società o di conferire una procura speciale al difensore.

La Distinzione tra i Tipi di Sequestro e l’Interesse dell’Indagato

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Il cuore della decisione risiede nella netta distinzione tra la natura e le finalità dei due tipi di sequestro:

* Sequestro Preventivo: Ha una funzione cautelare. Mira a impedire che la disponibilità di un bene pertinente al reato possa aggravare le conseguenze o facilitare la commissione di altri crimini. L’interesse a ricorrere è tipicamente legato a un diritto reale o personale di godimento sul bene.
Sequestro Probatorio: Ha una finalità di ricerca e acquisizione della prova. Serve ad assicurare al procedimento il corpo del reato (corpus delicti*) e le cose necessarie all’accertamento dei fatti.

Questa differenza strutturale si riflette sulla legittimazione a impugnare.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha affermato che, in tema di sequestro probatorio, l’interesse dell’indagato a proporre richiesta di riesame non è limitato alla sola restituzione della cosa. Al contrario, si estende al diritto di rimuovere un atto che incide direttamente sulla formazione del quadro probatorio a suo carico. L’interesse, quindi, è di natura processuale e difensiva. L’indagato ha il diritto di chiedere la rimozione del vincolo per evitare che l’oggetto sequestrato diventi un elemento di prova utilizzabile contro di lui nel dibattimento.

La Corte ha sottolineato che il verbale di sequestro è un atto irripetibile destinato a confluire nel fascicolo del dibattimento. Di conseguenza, l’indagato, anche se non proprietario del bene, ha un interesse evidente e concreto a contestarne la legittimità sin dalla fase delle indagini preliminari. La sua legittimazione a impugnare discende direttamente dalla sua posizione di indagato e dal suo diritto di difesa. Per tale ragione, anche la richiesta di una procura speciale per il difensore è stata ritenuta errata: agendo l’indagato iure proprio (in base a un proprio diritto), la normale nomina fiduciaria del difensore è sufficiente a legittimarlo a proporre l’impugnazione.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata, rinviando gli atti al Tribunale di Bologna per un nuovo esame. La sentenza riafferma un principio cruciale: nel contesto del sequestro probatorio, la legittimazione dell’indagato a impugnare il provvedimento non è condizionata dalla proprietà o dalla disponibilità materiale del bene. Il suo interesse è intrinsecamente legato al diritto di difesa e alla possibilità di contestare la formazione del compendio probatorio che potrebbe essere usato contro di lui. Questa decisione tutela in modo robusto le garanzie difensive dell’indagato, distinguendo nettamente le logiche probatorie da quelle meramente cautelari.

L’indagato può impugnare un sequestro probatorio anche se il bene non è di sua proprietà?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’interesse dell’indagato a impugnare un sequestro probatorio non deriva dalla proprietà del bene, ma dal suo diritto di difesa, ovvero dall’interesse a impedire che un oggetto entri a far parte del materiale probatorio a suo carico.

Qual è la differenza fondamentale tra sequestro probatorio e preventivo riguardo l’interesse a ricorrere?
Per il sequestro preventivo, l’interesse a ricorrere è generalmente legato a un diritto reale o personale sul bene (es. proprietà, possesso). Per il sequestro probatorio, l’interesse è di natura processuale e difensiva: l’indagato ha il diritto di contestare l’atto per evitare che la prova venga utilizzata contro di lui, a prescindere da qualsiasi titolo giuridico sul bene.

È necessaria una procura speciale per il difensore per impugnare un sequestro probatorio per conto dell’indagato?
No. Poiché l’indagato agisce per tutelare una propria posizione processuale e un proprio diritto di difesa, il suo difensore, munito di regolare nomina fiduciaria, è pienamente legittimato a proporre l’impugnazione in suo nome e per suo conto, senza che sia necessario un mandato speciale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati