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Sequestro probatorio: l’indagato può sempre ricorrere

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che negava a un indagato, non proprietario di un terreno, il diritto di impugnare un sequestro probatorio. La Corte ha stabilito che, a differenza del sequestro preventivo, l’interesse a contestare il sequestro probatorio non risiede nella restituzione del bene, ma nel diritto a evitare che l’oggetto sequestrato diventi una prova a carico nel processo. Questa decisione sottolinea la distinzione fondamentale tra le finalità delle due misure cautelari.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio: Anche l’Indagato non Proprietario ha Diritto di Impugnazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 18382 del 2024, ha chiarito un principio fondamentale in materia di sequestro probatorio, stabilendo che l’indagato ha sempre interesse a impugnare tale provvedimento, anche se non è il proprietario del bene sequestrato. Questa decisione segna un punto fermo nella distinzione tra sequestro probatorio e sequestro preventivo, due strumenti procedurali con finalità e presupposti molto diversi.

Il Caso: Sequestro di un Terreno e Ricorso Negato

Il caso ha origine dal sequestro di un’area agricola disposto dal Pubblico Ministero nell’ambito di un’indagine per reati ambientali. L’indagato, pur non essendo il proprietario del terreno, ha proposto istanza di riesame al Tribunale della Libertà per contestare la legittimità del sequestro.

Il Tribunale, tuttavia, ha dichiarato la richiesta inammissibile. La motivazione si basava su un orientamento giurisprudenziale relativo al sequestro preventivo, secondo cui l’interesse a impugnare da parte di chi non è proprietario sussiste solo se vi è un interesse concreto alla restituzione del bene. Poiché l’indagato non poteva chiedere la restituzione del terreno, il Tribunale ha concluso per la sua carenza di legittimazione.

La Differenza Cruciale sul sequestro probatorio

L’indagato ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando l’errata applicazione della legge. In particolare, ha sostenuto che il Tribunale avesse confuso la disciplina del sequestro preventivo con quella del sequestro probatorio. Mentre il primo ha una finalità cautelare (evitare che il reato si protragga o si aggravi), il secondo ha uno scopo puramente probatorio: assicurare al processo una fonte di prova.

L’interesse dell’indagato a contestare il sequestro probatorio, quindi, non è legato alla disponibilità materiale del bene, ma a un interesse processuale ben più rilevante: evitare che un oggetto, la cui acquisizione si ritiene illegittima, entri a far parte del materiale probatorio utilizzabile contro di lui nel giudizio.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente le argomentazioni del ricorrente, definendo ‘errata’ la conclusione del Tribunale della Libertà. I giudici di legittimità hanno ribadito un principio consolidato: l’interesse dell’indagato a impugnare il sequestro probatorio prescinde dall’interesse alla restituzione della cosa.

Il diritto a contestare la misura deriva direttamente dalla sua funzione. Il verbale di sequestro probatorio è considerato un ‘atto irripetibile’ che confluisce direttamente nel fascicolo per il dibattimento, diventando così una prova pienamente utilizzabile ai fini della decisione finale. Di conseguenza, l’indagato ha un interesse concreto e attuale a contestarne la legittimità fin dalla fase delle indagini preliminari. Se il sequestro venisse annullato, l’oggetto non potrebbe entrare a far parte della piattaforma probatoria, con evidenti ripercussioni sull’esito del processo.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza il diritto di difesa dell’indagato, chiarendo che la legittimazione a impugnare un sequestro probatorio non è condizionata dalla titolarità di un diritto reale sul bene. L’interesse tutelato è di natura processuale e consiste nel diritto a un giusto processo, in cui le prove a carico siano formate nel rispetto della legge. La Corte di Cassazione, annullando l’ordinanza e rinviando gli atti al Tribunale di Lecce per un nuovo esame, ha riaffermato la netta distinzione tra le misure cautelari reali, sottolineando che ogni istituto deve essere interpretato alla luce della sua specifica finalità.

Perché un indagato non proprietario può impugnare un sequestro probatorio?
L’indagato può impugnare un sequestro probatorio perché il suo interesse non è ottenere la restituzione del bene, ma evitare che l’oggetto sequestrato diventi una prova utilizzabile contro di lui nel processo. Il suo è un interesse processuale alla corretta formazione della prova.

Qual è la differenza fondamentale tra sequestro probatorio e preventivo riguardo al diritto di impugnazione?
Nel sequestro preventivo, l’interesse di un terzo non proprietario a impugnare è spesso legato a un interesse concreto alla restituzione del bene. Nel sequestro probatorio, invece, l’interesse dell’indagato è svincolato dalla proprietà e si fonda sul diritto a contestare l’acquisizione di un elemento che potrebbe costituire una prova a suo carico.

Perché il verbale di sequestro probatorio è così rilevante?
Il verbale di sequestro probatorio è rilevante perché è considerato un ‘atto irripetibile’, ovvero un atto di indagine che non può essere ripetuto in dibattimento. Per questo motivo, entra direttamente nel fascicolo processuale e diventa pienamente utilizzabile come prova per la decisione finale del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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