LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sequestro probatorio: limiti per contanti e telefoni

La Corte di Cassazione ha parzialmente annullato un’ordinanza di sequestro a carico di un indagato per spaccio. La Corte ha ritenuto legittimo il sequestro probatorio dei telefoni cellulari, in quanto strumenti utili a ricostruire la rete di contatti. Tuttavia, ha dichiarato illegittimo il sequestro della somma di denaro, poiché la pubblica accusa non ha specificato alcuna concreta finalità probatoria, limitandosi a indicarlo come profitto del reato. Questa motivazione, secondo la Corte, è pertinente per un sequestro preventivo finalizzato alla confisca, non per un sequestro probatorio che deve servire all’acquisizione di prove.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio: Quando Denaro e Telefoni Possono Essere Sequestrati?

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha tracciato una linea netta sui limiti del sequestro probatorio, in particolare quando riguarda somme di denaro trovate in possesso di un indagato per spaccio di stupefacenti. La decisione distingue chiaramente tra la legittimità del sequestro di telefoni cellulari e l’illegittimità di quello del contante, se non è motivato da una precisa esigenza investigativa.

I fatti del caso

Durante un controllo, le forze dell’ordine sottoponevano a perquisizione un individuo, trovandolo in possesso di sostanze stupefacenti, un coltello, una tessera sanitaria altrui e una somma di denaro. La perquisizione veniva estesa alla sua abitazione, dove venivano rinvenuti ulteriori telefoni cellulari, un giubbotto con dispositivo antitaccheggio, altro denaro per un totale di diverse migliaia di euro e una banconota palesemente falsa.

Il Pubblico Ministero convalidava la perquisizione e disponeva il sequestro di tutti i beni rinvenuti. L’indagato proponeva istanza di riesame contro il provvedimento, contestando in particolare il sequestro dei telefoni e del denaro, sostenendo che non fossero qualificabili come cose pertinenti al reato e privi di rilevanza istruttoria. Il Tribunale del riesame rigettava la richiesta, confermando integralmente il sequestro. A questo punto, la difesa ricorreva alla Corte di Cassazione.

La decisione della Suprema Corte e il sequestro probatorio

La Corte di Cassazione ha accolto parzialmente il ricorso, fornendo chiarimenti fondamentali sulla natura e i limiti del sequestro probatorio. I giudici hanno operato una distinzione cruciale tra le diverse tipologie di beni sequestrati.

Il sequestro dei telefoni: uno strumento investigativo

Per quanto riguarda i telefoni cellulari, la Corte ha ritenuto il sequestro pienamente legittimo. La motivazione risiede nella finalità investigativa del provvedimento: gli apparecchi di comunicazione, in un’indagine per spaccio di stupefacenti, sono uno strumento essenziale per ricostruire la rete di contatti dell’indagato. L’analisi dei dati contenuti nei dispositivi può infatti rivelare l’identità di fornitori e acquirenti, diventando un elemento di prova cruciale. Il sequestro era quindi giustificato dalla necessità di “svolgere eventuali accertamenti sulle fonti di approvvigionamento della sostanza stupefacente (…) e sul coinvolgimento di terze persone”.

Il sequestro del denaro: una finalità non specificata

La valutazione della Corte è stata diametralmente opposta per quanto concerne la somma di denaro (ad eccezione della banconota falsa, la cui contraffazione giustificava di per sé il sequestro). I giudici hanno censurato la decisione del Tribunale del riesame perché né quest’ultimo né il PM avevano specificato quale fosse la “concreta finalità probatoria” perseguita con l’apprensione del contante.

Le motivazioni della Corte

Il cuore della sentenza risiede nella distinzione tra sequestro probatorio e sequestro preventivo finalizzato alla confisca. Il primo, come sottolinea la Corte, è un atto ontologicamente volto all’acquisizione di prove. Non basta affermare che un bene è “pertinente al reato”; è necessario che il provvedimento motivi in che modo quel bene possa contribuire all’accertamento dei fatti.

Nel caso del denaro, non è stato spiegato come le banconote avrebbero potuto aiutare a identificare i passati acquirenti della sostanza stupefacente. Sostenere che il denaro sia il profitto del reato è una motivazione attinente alla futura confisca, scopo perseguito dal sequestro preventivo, non da quello probatorio. In assenza di una specifica esigenza investigativa (ad esempio, la necessità di analizzare le banconote per cercare impronte o tracce), il sequestro del denaro si configura come un’anticipazione della confisca, snaturando la funzione del sequestro probatorio.

Conclusioni: Implicazioni pratiche

Questa pronuncia rafforza un principio fondamentale del diritto processuale penale: ogni misura cautelare deve essere sorretta da una motivazione puntuale e specifica, che ne giustifichi la funzione. Per il sequestro probatorio, non è sufficiente un generico collegamento tra il bene e il reato ipotizzato. L’autorità giudiziaria ha l’onere di esplicitare quale sia il concreto obiettivo investigativo che intende raggiungere attraverso l’ablazione del bene. In mancanza di tale specificazione, il vincolo reale è illegittimo e deve essere annullato. La sentenza costituisce un importante monito per le procure, spingendole a una maggiore rigorosità nella motivazione dei provvedimenti, a tutela dei diritti patrimoniali dell’indagato.

È sempre legittimo sequestrare il denaro trovato a una persona indagata per spaccio?
No. Secondo la sentenza, il sequestro probatorio del denaro è legittimo solo se viene specificata una concreta finalità investigativa, ad esempio se le banconote possono aiutare a identificare acquirenti o fornitori. Non è sufficiente affermare che il denaro sia il profitto del reato, in quanto questa motivazione è pertinente per un sequestro preventivo finalizzato alla confisca, non per quello probatorio.

Perché il sequestro dei telefoni cellulari è stato considerato legittimo in questo caso?
Il sequestro dei telefoni è stato ritenuto legittimo perché serviva a uno scopo investigativo evidente: analizzare i contatti dell’indagato per identificare i suoi fornitori di droga e i suoi acquirenti, nonché per ricostruire la sua rete di spaccio.

Qual è la differenza fondamentale tra sequestro probatorio e sequestro preventivo evidenziata dalla Corte?
Il sequestro probatorio ha lo scopo di acquisire prove materiali (corpo del reato o cose pertinenti al reato) necessarie per le indagini. Il sequestro preventivo, invece, ha la finalità di impedire che la libera disponibilità di un bene possa aggravare o protrarre le conseguenze di un reato o agevolare la commissione di altri reati, ed è spesso finalizzato alla futura confisca del profitto del reato. La Corte sottolinea che le due misure non devono essere confuse e richiedono motivazioni distinte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati