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Sequestro probatorio: limiti e proporzionalità

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che confermava il sequestro probatorio di un telefono e di un tablet a un soggetto sottoposto a sorveglianza speciale. La Corte ha stabilito che il sequestro indiscriminato di un dispositivo elettronico è illegittimo se non vengono specificate le ragioni tecniche che impediscono l’estrazione mirata dei soli dati pertinenti all’indagine. Il provvedimento deve rispettare i principi di proporzionalità, adeguatezza e necessità, evitando perquisizioni digitali esplorative e onnicomprensive della vita privata dell’indagato.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro probatorio di smartphone e tablet: la Cassazione fissa i paletti

In un’era digitale, il sequestro probatorio di dispositivi elettronici come smartphone e tablet è uno strumento investigativo potente, ma anche potenzialmente invasivo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito con forza i principi di proporzionalità e necessità che devono guidare tali misure, annullando un sequestro onnicomprensivo e tracciando una linea netta tra indagine legittima e perquisizione esplorativa.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno in un determinato comune. Nonostante le restrizioni, la polizia giudiziaria lo notava in due diverse occasioni in altre città, mentre partecipava a manifestazioni pubbliche. Sulla base di questi elementi, il Pubblico Ministero delegava una perquisizione che culminava nel sequestro del suo telefono cellulare e del suo tablet, entrambi contenenti una scheda SIM, al fine di accertare le violazioni della misura di prevenzione.

La Decisione del Tribunale del Riesame

Il Tribunale del Riesame, inizialmente investito della questione, confermava il decreto di sequestro. Secondo il Tribunale, l’acquisizione dei dispositivi era giustificata dalla necessità di verificare gli spostamenti del soggetto, ad esempio attraverso la cronologia delle posizioni dell’applicazione di mappe. L’ordinanza, tuttavia, non affrontava adeguatamente le obiezioni della difesa riguardo alla sproporzione della misura e alla sua potenziale natura esplorativa.

Il sequestro probatorio e i principi violati

La difesa ricorreva in Cassazione, lamentando una violazione di legge. I motivi principali erano tre:
1. Mancanza di motivazione: Il decreto non spiegava perché fosse necessario procedere al sequestro dei dispositivi, quando le violazioni erano già state accertate dalla polizia.
2. Contraddittorietà: Il provvedimento consentiva agli inquirenti di scandagliare l’intera vita privata dell’indagato, ben oltre i fatti contestati.
3. Violazione dei principi di adeguatezza e proporzionalità: Il sequestro era indiscriminato, esteso all’intero patrimonio digitale della persona, invece di essere limitato alla verifica degli spostamenti nelle date di interesse.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza e rinviando gli atti per un nuovo giudizio. La motivazione della Corte è un importante vademecum sui limiti del sequestro probatorio informatico.

Il punto centrale del ragionamento è che il sequestro di un intero dispositivo elettronico deve essere considerato un’eccezione, non la regola. La via maestra, affermano i giudici, è l’estrapolazione dei singoli dati di interesse tramite la creazione di una copia forense mirata. Questo approccio permette di acquisire le prove necessarie senza comprimere eccessivamente i diritti fondamentali dell’individuo, come il diritto alla privacy e alla segretezza delle comunicazioni.

Il sequestro dell’intero dispositivo è consentito solo in presenza di specifiche difficoltà tecniche che rendano impossibile o eccessivamente complessa l’estrazione dei dati sul posto. Tali difficoltà, però, devono essere espressamente indicate e motivate nel provvedimento di sequestro. Non basta un generico riferimento alla necessità di compiere analisi forensi.

Nel caso di specie, il provvedimento impugnato era del tutto carente su questo punto. Non solo non specificava quali difficoltà tecniche impedissero una selezione dei dati, ma autorizzava implicitamente una ricerca a strascico, con finalità esplorative che andavano oltre l’accertamento della violazione della sorveglianza speciale. La Corte ha definito la motivazione del Tribunale del Riesame ‘monca e incongrua’, in quanto non aveva escluso che il sequestro mirasse anche a finalità ulteriori e illegittime.

Conclusioni

Questa sentenza rafforza un principio cruciale per la tutela dei diritti nell’era digitale: il potere investigativo dello Stato non può tradursi in un accesso indiscriminato alla vita privata dei cittadini. Il sequestro probatorio di un dispositivo che contiene l’intera esistenza digitale di una persona deve essere rigorosamente commisurato alle esigenze investigative concrete e specifiche. L’autorità giudiziaria ha l’obbligo di motivare in modo approfondito perché non sia possibile percorrere una via meno invasiva, come l’acquisizione mirata dei soli dati pertinenti. In assenza di una tale giustificazione, il sequestro è sproporzionato e, pertanto, illegittimo.

Quando è legittimo sequestrare un intero dispositivo elettronico come uno smartphone o un tablet?
Il sequestro dell’intero dispositivo è considerato una misura eccezionale. È legittimo solo quando ricorrono specifiche ed effettive esigenze operative e tecniche che impediscono di estrarre e copiare immediatamente solo i dati pertinenti all’indagine. Queste difficoltà tecniche devono essere chiaramente specificate e motivate nel provvedimento di sequestro.

Cosa significa il principio di proporzionalità applicato al sequestro di un dispositivo digitale?
Significa che la misura deve essere strettamente necessaria per l’accertamento dei fatti per cui si procede. Il vincolo deve essere limitato nel tempo e nell’oggetto a quanto indispensabile. L’acquisizione onnicomprensiva di tutti i dati contenuti in un dispositivo, senza una previa selezione o senza la giustificazione dell’impossibilità di farlo, viola il principio di proporzionalità perché risulta eccessiva rispetto allo scopo investigativo.

Cosa deve indicare un provvedimento di sequestro probatorio di un dispositivo informatico per essere valido?
Il provvedimento deve indicare in modo specifico la finalità probatoria perseguita, la relazione tra i dati ricercati e il reato ipotizzato, e i motivi per cui i beni sequestrati sono considerati corpo del reato o cose pertinenti al reato. Se si sequestra l’intero dispositivo, deve anche spiegare perché non è possibile procedere con l’estrazione mirata dei soli dati rilevanti tramite copia forense, dettagliando le eventuali difficoltà tecniche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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