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Sequestro probatorio: limiti e motivazione necessaria

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che convalidava un imponente sequestro probatorio di materiale informatico. La sentenza stabilisce che il decreto di sequestro deve essere specificamente motivato, non solo riguardo l’esistenza del reato (fumus commissi delicti), ma anche in merito alla proporzionalità della misura, specialmente in caso di acquisizione massiva di dati. La Corte ha ritenuto il sequestro in questione eccessivamente ampio e privo di criteri selettivi, configurandosi come una ricerca meramente esplorativa non consentita dalla legge.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio Informatico: La Cassazione Fissa i Paletti su Motivazione e Proporzionalità

Nell’era digitale, le indagini penali si basano sempre più sull’analisi di enormi quantità di dati contenuti in computer, smartphone e server. Questo pone una sfida cruciale: bilanciare l’efficacia dell’azione investigativa con la tutela dei diritti fondamentali, come la privacy e la libertà di iniziativa economica. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 37641/2025) interviene proprio su questo delicato equilibrio, tracciando confini invalicabili per il sequestro probatorio di materiale informatico.

I Fatti del Caso: Un Sequestro “Onnivoro”

Il caso nasce da un’indagine per corruzione che coinvolgeva diversi operatori sanitari e i vertici di una società fornitrice. Il Pubblico Ministero aveva disposto un decreto di perquisizione e sequestro di vasta portata, definito ‘onnivoro’ dalla difesa. La misura non si limitava a specifici file o comunicazioni, ma si estendeva a:

* L’intero software gestionale aziendale.
* L’account di posta elettronica aziendale completo, inclusa la corrispondenza di dipendenti non indagati.
* Documenti cartacei e supporti USB.

In sostanza, veniva acquisita una mole indiscriminata di dati, senza definire criteri precisi per la selezione del materiale pertinente all’indagine né un arco temporale di riferimento.

Il Ricorso in Cassazione: Due Punti Chiave

L’indagato, dopo che il Tribunale del Riesame aveva respinto le sue doglianze, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, basandolo su due motivi principali:

1. Mancanza di motivazione sul fumus commissi delicti: Il decreto non specificava in modo adeguato gli elementi concreti dell’accordo corruttivo contestato al ricorrente, limitandosi a descrivere genericamente le indagini.
2. Mancanza di motivazione su adeguatezza e proporzionalità: La misura era sproporzionata e i criteri di selezione dei dati talmente generici da consentire l’estrapolazione di comunicazioni ‘da chiunque e con chiunque’, trasformando il sequestro in una ricerca meramente esplorativa.

Le Motivazioni della Cassazione: un Monito contro le Ricerche Esplorative

La Suprema Corte ha accolto entrambi i motivi, annullando l’ordinanza e fornendo principi di diritto fondamentali per la gestione del sequestro probatorio digitale.

Carenza di Motivazione sul “Fumus Commissi Delicti”

La Corte ha ribadito che qualsiasi provvedimento di sequestro, per essere legittimo, deve contenere una descrizione chiara della condotta ipotizzata a carico dell’indagato. Non è sufficiente un generico riferimento al reato, ma è necessario illustrare, seppur sinteticamente, gli elementi fattuali che giustificano il vincolo sui beni. In caso contrario, il sequestro perde la sua finalità probatoria e diventa uno strumento di ricerca esplorativa della notizia di reato, pratica severamente vietata dalla legge. Nel caso specifico, il Tribunale non aveva speso argomenti per ricostruire i termini dell’accordo corruttivo che si contestava al ricorrente.

Violazione del Principio di Proporzionalità nel sequestro probatorio

Questo è il punto più innovativo e rilevante della sentenza. La Cassazione ha esteso i principi di adeguatezza, proporzionalità e gradualità, tipici delle misure cautelari personali, anche al sequestro probatorio.

Quando la misura riguarda dispositivi informatici capaci di contenere una quantità massiva di dati, l’autorità giudiziaria ha un onere di motivazione aggravato. Deve spiegare:

* Le ragioni per cui è necessario un sequestro esteso e non mirato a specifici file.
* I criteri di selezione che verranno utilizzati per isolare i dati pertinenti dal ‘contenitore’ sequestrato (es. parole chiave, arco temporale, mittenti/destinatari).
* La durata ragionevole delle operazioni di selezione, per evitare un trattenimento indefinito dei dati non pertinenti.

Il Tribunale aveva errato nel ritenere che l’indagato non avesse interesse a contestare i criteri di selezione, poiché proprio questi criteri definiscono la legittimità e la proporzionalità della misura fin dalla sua fase genetica.

Le Conclusioni

La sentenza n. 37641/2025 rappresenta una pietra miliare nella tutela dei diritti nell’era delle indagini digitali. Essa stabilisce che il fine di accertare la verità non può giustificare una compressione sproporzionata dei diritti fondamentali. Il Pubblico Ministero, nel disporre un sequestro probatorio su dati informatici, non ha carta bianca. Deve, fin dall’inizio, perimetrare l’oggetto della ricerca, giustificare la necessità di un’acquisizione massiva e indicare i criteri che guideranno la successiva analisi, assicurando che la misura sia un bisturi preciso e non una rete a strascico gettata nel mare magnum dei dati digitali.

È sufficiente indicare solo la norma di legge violata per giustificare un sequestro probatorio?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha chiarito che il decreto di sequestro probatorio deve contenere, a pena di nullità, una specifica motivazione che descriva la condotta ipotizzata a carico dell’indagato e il nesso tra questa e i beni da sequestrare, per evitare che la misura si trasformi in una ricerca meramente esplorativa.

Un sequestro di tutti i dati informatici di un’azienda (‘sequestro onnivoro’) è sempre legittimo?
No. Un sequestro così esteso è legittimo solo a condizioni molto specifiche. Il pubblico ministero deve fornire una motivazione rafforzata che spieghi perché è necessario acquisire una massa così grande di dati e deve indicare i criteri precisi (es. parole chiave, periodo temporale) che verranno usati per selezionare solo le informazioni pertinenti al reato, nel rispetto del principio di proporzionalità.

Cosa deve specificare il pubblico ministero in un decreto di sequestro di dati digitali per rispettare il principio di proporzionalità?
Il pubblico ministero deve indicare: a) le ragioni per cui è necessario un sequestro esteso invece di uno mirato; b) i criteri di selezione del materiale informatico (es. parole chiave, arco temporale); c) una previsione sulla durata delle operazioni di selezione dei dati, per garantire che le informazioni non rilevanti vengano restituite in un tempo ragionevole.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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