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Sequestro probatorio: limiti e motivazione concisa

Un individuo, indagato per traffico illecito di rifiuti, ha impugnato un’ordinanza di sequestro probatorio riguardante un drive USB e un cellulare. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che per la validità del sequestro probatorio è sufficiente una motivazione concisa che indichi la finalità dell’atto per l’accertamento dei fatti. La Corte ha ritenuto adeguata la motivazione che specificava il reato e la tipologia di documenti ricercati, confermando che l’estrazione dei dati era stata correttamente limitata alle sole informazioni pertinenti.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio: la Cassazione traccia i confini della motivazione

Il sequestro probatorio rappresenta uno degli strumenti investigativi più incisivi a disposizione dell’autorità giudiziaria, capace di limitare il diritto di proprietà per esigenze di accertamento dei fatti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 36777 del 2024, è intervenuta per chiarire un aspetto cruciale: il livello di dettaglio richiesto nella motivazione del provvedimento, specialmente quando riguarda dispositivi informatici.

Il caso: un sequestro per traffico illecito di rifiuti

Il procedimento trae origine da un’indagine per il reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti. Nel corso delle investigazioni, il Pubblico Ministero disponeva una perquisizione nei confronti di un indagato, all’esito della quale venivano sottoposti a sequestro probatorio alcuni formulari, un telefono cellulare e una chiavetta USB contenente file relativi all’attività di un’azienda del settore.

Il Tribunale del Riesame confermava il provvedimento. L’indagato, tramite il suo difensore, proponeva quindi ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e una motivazione solo apparente. Secondo la difesa, il decreto di sequestro era eccessivamente generico e non specificava la condotta contestata, rendendo impossibile valutare il nesso di pertinenzialità tra i beni sequestrati e il reato ipotizzato. In particolare, si contestava la mancata apposizione di un limite temporale alla raccolta dei dati informatici, trasformando il sequestro in un’attività esplorativa e sproporzionata.

I limiti al ricorso per cassazione in materia di sequestro probatorio

Prima di entrare nel merito, la Corte ribadisce un principio fondamentale: il ricorso per cassazione contro le ordinanze in materia di sequestro è ammesso solo per violazione di legge. In questa nozione rientrano non solo gli errori di diritto, ma anche i vizi della motivazione talmente gravi da renderla inesistente o puramente apparente, ovvero priva dei requisiti minimi di coerenza e completezza.

Non è invece possibile denunciare la ‘manifesta illogicità’ della motivazione, che è un vizio deducibile in altri contesti. Questa premessa è decisiva per comprendere la decisione finale.

La sufficienza della motivazione concisa nel sequestro probatorio

La Corte di Cassazione, richiamando un’importante sentenza delle Sezioni Unite (n. 36072/2018), sottolinea che il decreto di sequestro deve contenere una motivazione che, seppur concisa, dia conto specificamente della finalità perseguita per l’accertamento dei fatti. L’obiettivo è garantire che le esigenze investigative non comprimano in modo sproporzionato il diritto di disporre del bene.

Nel caso di specie, il decreto del P.M., pur non descrivendo minuziosamente il fatto, indicava chiaramente:

1. Il reato per cui si procedeva (art. 452-quaterdecies c.p.).
2. I riferimenti spazio-temporali.
3. La finalità del vincolo: acquisire documentazione (formale e informale) relativa ad attività di accompagnamento, acquisto, trasporto e gestione di rifiuti speciali, attraverso le quali si sarebbe potuto organizzare il traffico illecito.

Questa specificazione, secondo la Corte, era sufficiente a delineare la pertinenzialità dei beni sequestrati rispetto al reato contestato.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha ritenuto infondato il ricorso, affermando che il Tribunale del Riesame aveva correttamente valutato la sufficienza della motivazione del P.M. La lacuna descrittiva del fatto specifico è stata considerata irrilevante di fronte alla chiara esplicitazione della finalità probatoria e del collegamento tra i beni da sequestrare e il reato ipotizzato.

Per quanto riguarda il sequestro dei dispositivi informatici (chiavetta USB e cellulare), i giudici hanno escluso che si trattasse di un atto esplorativo o generalizzato. La cautela, infatti, era stata espressamente limitata dal P.M. a una precisa sequenza tecnica: prima la creazione di una copia forense integrale dei dispositivi e, successivamente, l’estrazione selettiva dei soli dati informativi ritenuti pertinenti all’attività illecita di gestione dei rifiuti. Questo approccio è stato giudicato corretto e rispettoso del principio di proporzionalità.

In sostanza, la Corte ha concluso che le doglianze della difesa non vertevano su una reale violazione di legge, ma si concentravano sulla presunta illogicità della motivazione, un profilo non sindacabile in quella sede.

Conclusioni

La sentenza consolida l’orientamento secondo cui la motivazione di un sequestro probatorio non deve necessariamente contenere una descrizione dettagliata della condotta dell’indagato. È sufficiente che indichi in modo chiaro e specifico la finalità investigativa e il nesso di pertinenza tra le cose da sequestrare e il reato oggetto di indagine. Per i dispositivi informatici, la legittimità del sequestro è garantita se l’attività di analisi è circoscritta, anche in una fase successiva, all’estrazione dei soli dati rilevanti, evitando così indagini a strascico e sproporzionate.

Quanto deve essere dettagliata la motivazione di un decreto di sequestro probatorio?
Secondo la sentenza, la motivazione può essere anche concisa, purché dia conto specificamente della finalità perseguita per l’accertamento dei fatti e chiarisca il nesso di pertinenzialità tra i beni da sequestrare e il reato per cui si procede.

Il sequestro di dispositivi informatici come smartphone e USB è sempre legittimo?
Sì, a condizione che non sia esplorativo o eccessivamente generalizzato. La sentenza ritiene legittima la prassi di creare una copia forense per poi estrarre solo i dati pertinenti al reato contestato, rispettando così il principio di proporzionalità.

Quali sono i limiti del ricorso in Cassazione contro un’ordinanza di sequestro probatorio?
Il ricorso è ammesso solo per violazione di legge. Tale nozione include la motivazione totalmente mancante o meramente apparente, ma non la manifesta illogicità della stessa, che non può essere dedotta come motivo di ricorso in questo specifico ambito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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