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Sequestro probatorio: legittimo per opere contraffatte

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di un sequestro probatorio su opere d’arte di grande valore, sospettate di contraffazione. Il ricorso, basato sulla presunta nullità dei verbali, sproporzionalità e durata eccessiva della misura, è stato respinto. La Corte ha stabilito che la motivazione del sequestro può essere sintetica, purché chiarisca la finalità di accertamento dei fatti, e che la misura è giustificata finché sono in corso le necessarie perizie tecniche, a prescindere dal valore economico dei beni.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio di Opere d’Arte: la Cassazione fissa i paletti

Il sequestro probatorio rappresenta uno strumento cruciale nelle indagini penali, specialmente quando si tratta di reati complessi come la contraffazione di opere d’arte. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sui requisiti di validità e sui limiti di durata di tale misura. Il caso riguardava il sequestro di una collezione di opere attribuite a un celebre artista pop, del valore di oltre un milione di euro, sospettate di essere false. L’indagato aveva impugnato il provvedimento, ma la Corte ha rigettato il ricorso, definendo i contorni di legittimità della misura.

I Fatti del Caso

La polizia giudiziaria, durante un’indagine, operava un sequestro su diverse opere d’arte esposte in una mostra, ritenendole contraffatte. Il proprietario delle opere, indagato per reati contro il patrimonio culturale, presentava istanza di riesame al Tribunale competente, contestando la validità del sequestro. Il Tribunale del riesame rigettava l’istanza, confermando la misura. L’indagato decideva quindi di ricorrere in Cassazione, sollevando diverse eccezioni di natura procedurale e sostanziale.

I Motivi del Ricorso e il sequestro probatorio

Il ricorrente lamentava principalmente quattro violazioni di legge:
1. Nullità del verbale di sequestro: Si sosteneva che il verbale della polizia giudiziaria fosse nullo perché non indicava in modo specifico gli elementi concreti da cui si desumeva la contraffazione.
2. Nullità del decreto di convalida: Anche il decreto di convalida del Pubblico Ministero veniva contestato per nullità, in quanto ritenuto redatto con mere “formule di stile”, senza una motivazione adeguata.
3. Sproporzionalità della misura: Si denunciava una sproporzione tra la misura applicata e la situazione, dato l’enorme valore economico delle opere sequestrate (€ 1.500.000).
4. Eccessiva durata: Infine, si contestava il perdurare del sequestro per oltre due mesi, ritenuto un lasso di tempo eccessivo e non giustificato da un reale pericolo di alterazione delle prove.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, respingendo tutte le censure mosse dalla difesa. Gli Ermellini hanno fornito una motivazione dettagliata per ciascun punto, tracciando un quadro chiaro sulla corretta applicazione del sequestro probatorio.

Le Motivazioni

In primo luogo, la Corte ha ribadito un principio consolidato: la motivazione del sequestro probatorio e del relativo decreto di convalida, pur dovendo esistere, può essere anche concisa. L’essenziale è che dia conto in modo specifico della finalità perseguita, ovvero l’accertamento dei fatti. Nel caso di specie, la finalità era evidente: verificare l’autenticità delle opere. Non è necessario, in questa fase iniziale, formulare un capo d’imputazione provvisorio, essendo sufficiente una descrizione sintetica dei fatti e delle finalità probatorie.

In secondo luogo, i giudici hanno smontato l’argomento della sproporzionalità. Hanno chiarito la distinzione fondamentale tra sequestro probatorio e sequestro preventivo. Il primo ha come unico scopo l’accertamento del reato, mentre il secondo mira a prevenire la commissione di ulteriori illeciti. Pertanto, nel sequestro probatorio, la valutazione di proporzionalità non si basa sul valore economico del bene, ma sulla sua indispensabilità ai fini delle indagini. Poiché le perizie per accertare la contraffazione erano ancora in corso, il mantenimento del vincolo era pienamente giustificato.

Infine, riguardo alla durata, la Corte ha ritenuto la motivazione del Tribunale del riesame immune da censure. Il tempo trascorso era giustificato dalla necessità di compiere accertamenti tecnici complessi da parte di un’esperta, che richiedevano la conservazione dello stato originario delle opere. Il fatto che fossero già stati eseguiti rilievi preliminari non escludeva la necessità di ulteriori approfondimenti tecnici.

Conclusioni

La sentenza consolida l’orientamento secondo cui il sequestro probatorio è una misura legittima e necessaria finché perdurano le esigenze di accertamento dei fatti, anche a fronte di un notevole valore economico dei beni vincolati. La sua validità non dipende da una motivazione prolissa, ma dalla chiara indicazione della sua finalità investigativa. La durata della misura è strettamente legata ai tempi tecnici necessari per le indagini, garantendo così che la ricerca della verità prevalga su altre considerazioni di natura patrimoniale.

Un verbale di sequestro probatorio può avere una motivazione sintetica?
Sì, secondo la Corte è sufficiente che la motivazione, anche se concisa, indichi chiaramente la finalità di accertamento dei fatti per cui il sequestro è stato disposto, senza che sia necessario un capo d’imputazione provvisorio.

Il sequestro probatorio è sproporzionato se riguarda beni di grande valore?
No. La Corte ha chiarito che la proporzionalità del sequestro probatorio non si valuta in base al valore economico del bene, ma in base alla sua necessità per l’accertamento del reato. L’esigenza probatoria prevale sull’interesse economico.

Per quanto tempo può essere mantenuto un sequestro probatorio?
La misura può essere mantenuta per tutto il tempo necessario a completare gli accertamenti tecnici indispensabili, come le perizie. La durata è giustificata dalla necessità di conservare lo stato delle cose sequestrate per non compromettere le indagini.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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