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Sequestro probatorio: legittimo il sequestro del cellulare

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9909/2024, ha rigettato il ricorso contro un’ordinanza che confermava un sequestro probatorio su un cellulare. Il caso riguardava un’indagine per sfruttamento del lavoro. La Corte ha stabilito che il provvedimento era sufficientemente motivato, spiegando il nesso tra i beni sequestrati e il reato, e che il sequestro dell’intero dispositivo era giustificato dalla necessità di analizzare una vasta mole di dati, operazione non eseguibile sul posto.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro probatorio di cellulari: la Cassazione fissa i paletti

Il sequestro probatorio di dispositivi informatici come smartphone e PC è una prassi sempre più comune nelle indagini penali. Ma quali sono i limiti? Quando è legittimo sequestrare l’intero dispositivo anziché limitarsi a estrarre una copia dei dati pertinenti? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9909 del 2024, offre chiarimenti cruciali su questo tema, analizzando un caso di sfruttamento del lavoro e confermando la legittimità di un sequestro su un telefono cellulare.

I fatti del caso: indagini su sfruttamento del lavoro

Il caso origina da un’indagine per il reato di sfruttamento del lavoro (art. 603-bis c.p.). Le autorità avevano disposto un decreto di sequestro probatorio su documenti e materiale informatico, inclusi PC e telefoni cellulari, trovati nella disponibilità di un indagato. Quest’ultimo era sospettato di agire come intermediario nel reclutamento di manodopera per società riconducibili a un altro soggetto, dove si presumeva avvenisse lo sfruttamento.

Il Tribunale del Riesame aveva confermato la validità del sequestro. L’indagato, tramite il suo difensore, ha quindi proposto ricorso in Cassazione, lamentando due principali vizi del provvedimento.

I motivi del ricorso: motivazione assente e principio di proporzionalità

La difesa ha contestato il provvedimento su due fronti:

1. Difetto assoluto di motivazione: Secondo il ricorrente, l’ordinanza non specificava le finalità probatorie concrete che giustificavano il vincolo sui beni, in particolare sul cellulare.
2. Violazione del principio di proporzionalità: Si sosteneva che il sequestro dell’intero telefono fosse una misura sproporzionata. Sarebbe stata sufficiente, e più rispettosa dei diritti dell’indagato, una semplice estrazione di copia forense dei dati rilevanti, anziché l’apprensione fisica del dispositivo.

La disciplina del sequestro probatorio secondo la Cassazione

La Suprema Corte, prima di entrare nel merito, ribadisce un principio fondamentale: il ricorso per cassazione contro i provvedimenti cautelari reali è ammesso solo per “violazione di legge”. Questo vizio, come chiarito dalle Sezioni Unite, include non solo l’errata applicazione di una norma, ma anche i difetti di motivazione talmente gravi da renderla inesistente, illogica o incomprensibile.

La giurisprudenza costante, incluse le Sezioni Unite, ha stabilito che ogni decreto di sequestro probatorio deve contenere una motivazione, seppur concisa, che dia conto specificatamente della finalità perseguita per l’accertamento dei fatti. Questa motivazione deve essere modulata in base al tipo di reato, alla natura del bene sequestrato e alla sua relazione con l’illecito ipotizzato.

Le motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso infondato, confermando la decisione del Tribunale del Riesame. I giudici hanno spiegato che l’ordinanza impugnata conteneva tutti gli elementi necessari a giustificare la misura.

In primo luogo, la motivazione del provvedimento era chiara nell’identificare:
* Il reato oggetto di indagine: lo sfruttamento del lavoro (art. 603-bis c.p.).
* Il nesso tra i beni e il reato: il materiale informatico era nella disponibilità dell’indagato, sospettato di essere un intermediario nello sfruttamento.
* La finalità probatoria: il sequestro mirava a trovare elementi utili per verificare la fondatezza dell’ipotesi accusatoria e ricostruire le relazioni lavorative tra i lavoratori, le società e gli intermediari.

In secondo luogo, riguardo alla presunta sproporzione della misura, la Cassazione ha dichiarato il motivo inammissibile. Il ricorrente, infatti, non si era confrontato con la specifica motivazione del Tribunale del Riesame. Quest’ultimo aveva evidenziato che la ricerca delle prove richiedeva l’esame di una “massa amplissima di dati, tutti potenzialmente rilevanti”, e che tale accertamento non poteva essere “ragionevolmente eseguito nel luogo in cui si trovavano le cose”. Di conseguenza, il sequestro dell’intero dispositivo era l’unica via percorribile per consentire un’analisi approfondita e completa, rendendo la misura proporzionata alla necessità investigativa.

Conclusioni

La sentenza n. 9909/2024 consolida l’orientamento della giurisprudenza in materia di sequestro probatorio di dispositivi elettronici. Vengono affermati due principi chiave: la motivazione del provvedimento, anche se sintetica, deve sempre esplicitare il legame tra il bene, il reato e la finalità di ricerca della prova. Inoltre, il sequestro dell’intero dispositivo è legittimo e proporzionato quando le esigenze investigative richiedono l’analisi di una grande quantità di dati e tale operazione non può essere svolta efficacemente sul posto. Questa decisione fornisce un importante riferimento per bilanciare le necessità dell’accusa con i diritti di proprietà e privacy dell’indagato.

Quando è legittimo un sequestro probatorio di un intero cellulare?
È legittimo quando il provvedimento motiva adeguatamente la finalità probatoria e quando l’analisi della vasta mole di dati potenzialmente rilevanti non può essere ragionevolmente eseguita sul luogo e al momento del sequestro.

Quale livello di motivazione è richiesto per un decreto di sequestro probatorio?
È richiesta una motivazione, anche se concisa, che dia conto in modo specifico della finalità perseguita per l’accertamento dei fatti. Deve spiegare il nesso tra il bene sequestrato e il reato ipotizzato.

È possibile contestare in Cassazione la sproporzione di un sequestro se non lo si è fatto prima?
Il ricorso in Cassazione deve confrontarsi specificamente con la motivazione della decisione precedente (l’ordinanza del riesame). Se il motivo di ricorso non affronta la ‘ratio decidendi’ del provvedimento impugnato, viene considerato inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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