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Sequestro probatorio: la motivazione è obbligatoria

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che confermava un sequestro probatorio di denaro e di un’agenda. La Corte ha stabilito che il provvedimento del Pubblico Ministero deve contenere una motivazione specifica che spieghi perché il sequestro di un bene sia necessario per l’accertamento dei fatti, non essendo sufficiente una giustificazione generica o tautologica. La mancanza di tale motivazione rende il sequestro probatorio nullo e non può essere sanata dal Tribunale del Riesame.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro probatorio: nullo senza motivazione specifica sulla finalità della prova

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 26296 del 2024, ribadisce un principio fondamentale in materia di misure cautelari reali: il sequestro probatorio è illegittimo se il decreto che lo dispone non contiene una motivazione puntuale sulla sua concreta necessità ai fini dell’accertamento dei fatti. Una motivazione generica o tautologica non è sufficiente a giustificare la compressione del diritto di proprietà, anche quando i beni sequestrati costituiscono corpo del reato.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un controllo di polizia durante il quale un soggetto veniva trovato in possesso di una considerevole somma di denaro e di un involucro contenente sostanza stupefacente. La successiva perquisizione domiciliare portava al rinvenimento di bilancini di precisione, un’agenda con nomi e cifre e altro materiale utile al confezionamento.

La polizia giudiziaria procedeva al sequestro di tutti i beni e il Pubblico Ministero convalidava il provvedimento. La motivazione addotta era che la sostanza stupefacente costituiva corpo del reato, mentre il denaro e il materiale per il confezionamento erano “cose pertinenti al reato”, la cui acquisizione era “necessaria per dimostrare l’ipotesi accusatoria”. L’indagato impugnava il provvedimento davanti al Tribunale del Riesame, che rigettava il ricorso. Si arrivava così al giudizio della Corte di Cassazione.

La questione dei termini procedurali nel sequestro probatorio

L’imputato, nel suo ricorso, sollevava una prima obiezione di natura procedurale. Sosteneva che i termini per la trasmissione degli atti al Tribunale del Riesame non erano stati rispettati, chiedendo che, per analogia con le misure cautelari personali, il sequestro perdesse efficacia.

La Cassazione ha rigettato fermamente questo motivo. Ha confermato l’orientamento consolidato delle Sezioni Unite, secondo cui la disciplina dei termini nel procedimento di riesame del sequestro probatorio (cautelare reale) è diversa e meno rigida rispetto a quella prevista per le misure sulla libertà personale. I termini per la trasmissione degli atti hanno natura meramente ordinatoria e la loro violazione non comporta l’automatica inefficacia della misura.

L’obbligo di motivazione specifica nel sequestro probatorio

Il cuore della decisione, tuttavia, risiede nell’accoglimento del secondo e terzo motivo di ricorso, entrambi incentrati sulla carenza di motivazione del decreto di convalida. La difesa lamentava che il Pubblico Ministero non avesse specificato la finalità probatoria del sequestro del denaro e dell’agenda.

La Corte di Cassazione ha dato piena ragione al ricorrente, richiamando principi consolidati. Ogni provvedimento di sequestro probatorio, anche se riguarda il corpo del reato come il denaro proveniente da spaccio, deve contenere una motivazione concisa ma specifica sulla finalità perseguita per l’accertamento dei fatti.

le motivazioni

La Corte ha spiegato che non è sufficiente affermare in modo generico che il sequestro è “necessario per dimostrare l’ipotesi accusatoria”. Questa è una motivazione tautologica, che si limita a ripetere la funzione dell’istituto senza calarla nel caso concreto. Il Pubblico Ministero avrebbe dovuto spiegare perché l’apprensione fisica del denaro e dell’agenda fosse indispensabile per la prova. Ad esempio, avrebbe potuto indicare la necessità di svolgere accertamenti sulle banconote (impronte, numeri di serie) o di analizzare il contenuto dell’agenda per ricostruire la rete di spaccio.

In assenza di tali specificazioni, il vincolo reale è illegittimo. Inoltre, la Corte ha ribadito un altro punto cruciale: il Tribunale del Riesame non può supplire alla totale inerzia motivazionale del Pubblico Ministero. Se il PM omette completamente di indicare le ragioni del sequestro, il giudice del riesame non può “inventarle” di propria iniziativa, perché invaderebbe una prerogativa esclusiva dell’organo di accusa.

le conclusioni

In conclusione, la sentenza annulla l’ordinanza del Tribunale del Riesame e rinvia per un nuovo esame. Questa decisione rafforza la garanzia del diritto di proprietà, stabilendo che la sua limitazione, anche a fini di giustizia, deve essere sempre supportata da una giustificazione concreta, specifica e non meramente apparente. Il sequestro probatorio non può essere un atto automatico, ma deve rispondere a una precisa e verificabile esigenza investigativa, che deve essere esplicitata nel provvedimento genetico per consentire un efficace controllo giurisdizionale.

Perché il sequestro probatorio di denaro o altri beni richiede una motivazione specifica?
Perché il sequestro comprime diritti costituzionalmente garantiti, come la proprietà. Pertanto, l’autorità giudiziaria deve spiegare in modo specifico perché l’acquisizione materiale del bene è necessaria per l’accertamento dei fatti, non essendo sufficiente una motivazione generica o tautologica che si limiti a definire il bene come ‘corpo del reato’ o ‘cosa pertinente al reato’.

Il Tribunale del Riesame può integrare la motivazione mancante nel decreto del Pubblico Ministero?
No. La sentenza chiarisce che il Tribunale del Riesame non può supplire alla totale mancanza di motivazione da parte del Pubblico Ministero. Se il decreto di sequestro è privo di una giustificazione sulle finalità probatorie, il giudice del riesame non può crearne una di propria iniziativa, poiché ciò costituirebbe un’indebita sostituzione all’organo dell’accusa.

I termini perentori previsti per le misure cautelari personali (es. arresto) si applicano anche al sequestro probatorio?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che la disciplina dei termini nel procedimento di riesame avverso il sequestro probatorio è differente e meno rigida. I termini hanno natura ‘meramente ordinatoria’, il che significa che la loro violazione non determina l’automatica perdita di efficacia della misura, a differenza di quanto accade per le misure che incidono sulla libertà personale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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