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Sequestro probatorio: la Cassazione annulla l’ordinanza

Una società di servizi elicotteristici, indagata per frode e falso, otteneva dal G.i.p. la restituzione di documenti sequestrati. La Procura ricorreva in Cassazione. La Suprema Corte, con la sentenza n. 37495/2024, ha annullato l’ordinanza non per il vizio procedurale della mancata udienza (ritenuto sanato), ma per la motivazione apparente. È stato ribadito che il giudice deve sempre motivare in modo concreto la decisione su un sequestro probatorio, valutando le specifiche esigenze investigative come una perizia calligrafica sui documenti originali.

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Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro probatorio: la Cassazione annulla l’ordinanza per vizio di motivazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 37495 del 2024, è intervenuta su un’importante questione relativa alla disciplina del sequestro probatorio e ai doveri di motivazione del giudice. La pronuncia chiarisce che, anche a fronte di un vizio procedurale sanato come la mancata celebrazione dell’udienza in camera di consiglio, l’ordinanza del G.i.p. che dispone la restituzione di documenti in sequestro deve essere annullata se la sua motivazione è solo apparente e non valuta concretamente le esigenze investigative prospettate dall’accusa.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un’indagine a carico di una società S.r.l., appaltatrice di servizi di soccorso elicotteristico e spegnimento incendi. La società era sottoposta a procedimento penale per responsabilità degli enti (ex D.Lgs. 231/2001) in relazione a reati quali inadempimento di contratti di pubbliche forniture, truffa e falso, presumibilmente commessi dal suo personale. L’accusa sosteneva che venissero indicati sui quaderni tecnici di bordo degli elicotteri orari di volo fittizi al fine di ottenere indebiti pagamenti.

Nel corso delle indagini, il Pubblico Ministero aveva disposto il sequestro probatorio di una notevole mole di documentazione, oltre a beni strumentali. La società, ritenendo cessate le esigenze cautelari, presentava istanza di restituzione, che veniva rigettata dal PM. Di conseguenza, la società proponeva opposizione al Giudice per le indagini preliminari (G.i.p.), il quale accoglieva parzialmente l’istanza, ordinando la restituzione della documentazione previa estrazione di copia.

La Decisione del GIP e il Ricorso del Pubblico Ministero

Contro l’ordinanza del G.i.p., il Procuratore della Repubblica proponeva ricorso per cassazione, articolando due motivi principali:

1. Violazione delle norme processuali: Il G.i.p. aveva deciso sull’opposizione senza fissare l’udienza in camera di consiglio, in violazione del combinato disposto degli artt. 263, comma 5, e 127 del codice di procedura penale, ledendo così il principio del contraddittorio.
2. Vizio di motivazione: L’ordinanza era carente di motivazione in merito alla ritenuta inadeguatezza della sola copia dei documenti. Il PM sottolineava la necessità di mantenere il sequestro probatorio sugli originali per svolgere accertamenti irripetibili, come una perizia calligrafica sulle sigle apposte, e per consentire le verifiche tecniche da parte di un ente specializzato quale ausiliario di polizia giudiziaria.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha analizzato distintamente i due motivi di ricorso, giungendo a conclusioni opposte per ciascuno di essi.

Sulla Violazione Procedurale: Una Nullità “Sanata”

In primo luogo, la Corte ha riconosciuto che la legge prevede espressamente la celebrazione di un’udienza camerale per decidere sull’opposizione al decreto del PM. La sua omissione costituisce una nullità. Tuttavia, i giudici hanno qualificato tale vizio come “nullità di tipo intermedio”.

Nel caso specifico, il Pubblico Ministero aveva depositato un parere scritto prima della decisione del G.i.p., esercitando di fatto il proprio diritto al contraddittorio, seppur in forma cartolare, e non aveva lamentato l’omessa fissazione dell’udienza. Secondo la Corte, avendo concorso a causare la nullità (o comunque non avendone interesse a eccepire la violazione), il PM non poteva più farla valere in sede di impugnazione, ai sensi dell’art. 182, comma 1, c.p.p. Il primo motivo è stato quindi ritenuto infondato.

Sul Vizio di Motivazione e l’obbligo di valutare il sequestro probatorio

Il secondo motivo di ricorso è stato invece accolto. La Cassazione ha definito “apparente” la motivazione del G.i.p. in quanto completamente sfornita di una reale correlazione con le esigenze investigative rappresentate dall’accusa.

Il giudice dell’opposizione, così come il PM nel decreto genetico, ha l’obbligo di confrontarsi con la finalità probatoria concreta perseguita tramite il vincolo reale. La motivazione deve spiegare perché i beni possono considerarsi corpo del reato o cose pertinenti, rapportandosi al fatto ipotizzato e alla natura del bene stesso. Nel caso di specie, il G.i.p. non ha operato alcuna valutazione né si è confrontato con le specifiche necessità investigative prospettate, ossia la perizia calligrafica sui documenti originali e le verifiche tecniche, essenziali per provare il delitto di falso contestato.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata, rinviando gli atti al Tribunale per un nuovo esame. Il principio di diritto che emerge è chiaro: il giudice che decide sulla richiesta di restituzione di beni in sequestro probatorio deve fornire una motivazione effettiva, concreta e non apparente. Tale motivazione deve dare conto della sussistenza o meno delle esigenze probatorie che giustificano il mantenimento del vincolo, confrontandosi puntualmente con le argomentazioni dell’accusa. La mera estrazione di copie non può essere considerata una soluzione sufficiente se l’indagine richiede l’analisi degli originali per accertamenti tecnici irripetibili.

La decisione del giudice su un’opposizione a un sequestro è valida se presa senza udienza?
Secondo la sentenza, l’omissione dell’udienza in camera di consiglio (prevista dagli artt. 263 e 127 c.p.p.) genera una nullità procedurale. Tuttavia, questa nullità è di tipo “intermedio” e può essere sanata se la parte che potrebbe eccepirla (in questo caso, il Pubblico Ministero) ha contribuito all’errore partecipando a una procedura solo scritta senza sollevare obiezioni.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato l’ordine di restituzione dei documenti sequestrati?
La Corte ha annullato l’ordinanza perché la motivazione del G.i.p. è stata giudicata “apparente”. Il giudice non ha spiegato adeguatamente perché le esigenze probatorie indicate dal Pubblico Ministero, come la necessità di effettuare una perizia calligrafica sui documenti originali, non fossero sufficienti a giustificare il mantenimento del sequestro.

Cosa deve valutare un giudice quando decide sulla prosecuzione di un sequestro probatorio?
Il giudice deve valutare in modo concreto l’esistenza e la persistenza delle esigenze probatorie. La sua decisione deve essere supportata da una motivazione approfondita che si colleghi ai fatti specifici del caso, alla natura del reato contestato e alle precise attività investigative che richiedono i beni sequestrati, dimostrando il nesso tra questi ultimi e la ricerca della prova.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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