LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sequestro probatorio: illegittimo se sproporzionato

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che confermava un sequestro probatorio di una vasta mole di dati informatici. La Corte ha ritenuto il sequestro illegittimo perché “onnivoro” e sproporzionato, disposto senza specificare le finalità probatorie, i criteri di selezione dei dati o un limite temporale, violando così i diritti fondamentali dell’indagato. Di conseguenza, è stata ordinata la restituzione di tutti i beni e dei dati sequestrati.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio: No a Sequestri “Onnivori” di Dati Digitali

Il sequestro probatorio di dispositivi informatici come smartphone, PC e account cloud è diventato uno strumento investigativo cruciale. Tuttavia, il suo utilizzo deve rispettare rigorosi limiti per proteggere i diritti fondamentali dei cittadini. Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio cardine: un sequestro di dati digitali è illegittimo se sproporzionato, indiscriminato e privo di una motivazione specifica, configurandosi come una ricerca esplorativa vietata dalla legge.

I Fatti del Caso: Un Sequestro Digitale Massivo

Nel corso di un’indagine per reati di natura associativa e fiscale, il Pubblico Ministero disponeva una perquisizione personale, locale e informatica nei confronti di un indagato, seguita da un imponente sequestro. Venivano appresi tutti i dispositivi elettronici nella sua disponibilità (smartphone, PC, tablet, supporti USB) e persino l’accesso a un account di archiviazione cloud contenente circa 8 terabyte di dati, equivalenti a oltre 50 milioni di pagine di documenti. Il Tribunale del riesame, inizialmente, confermava la legittimità del provvedimento.

L’Impugnazione: Le Ragioni della Difesa

La difesa dell’indagato ha impugnato l’ordinanza del Tribunale del riesame davanti alla Corte di Cassazione, sollevando diverse censure. I motivi principali del ricorso si fondavano sulla violazione dei principi di proporzionalità, adeguatezza e necessità della misura cautelare. In particolare, si lamentava che il sequestro fosse stato eseguito in modo “onnivoro” e indiscriminato, senza indicare alcun criterio di selezione (come parole chiave o un arco temporale definito) per isolare i soli dati pertinenti alle indagini. Questa modalità operativa, secondo i difensori, conferiva al sequestro una inammissibile vocazione esplorativa.

Il Sequestro Probatorio e il Principio di Proporzionalità

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio sia l’ordinanza del riesame sia il decreto di sequestro originario. Il fulcro della decisione risiede nella violazione del principio di proporzionalità. La Corte ha stabilito che un provvedimento di sequestro probatorio avente ad oggetto dati informatici deve essere motivato in modo specifico e non apparente. Non è sufficiente un generico riferimento ai reati contestati o alla complessità delle indagini.

Le Motivazioni

Secondo gli Ermellini, il decreto del Pubblico Ministero e l’ordinanza del Tribunale del riesame mancavano di una motivazione adeguata. Il Tribunale si era limitato a giustificare l’enorme mole di dati sequestrati con il numero di reati contestati e il presunto coinvolgimento dell’indagato in molteplici attività, una giustificazione ritenuta puramente apparente e insufficiente a superare il necessario vaglio di proporzionalità.
La giurisprudenza di legittimità è costante nell’affermare che, in caso di sequestro di dispositivi digitali, l’autorità giudiziaria deve:
1. Illustrare le ragioni per cui è necessario un sequestro esteso e onnicomprensivo.
2. Indicare le specifiche informazioni oggetto di ricerca.
3. Definire i criteri di selezione del materiale informatico (es. parole chiave, date).
4. Giustificare l’arco temporale dei dati di interesse.
5. Stabilire i tempi per la selezione e la conseguente restituzione dei dati non rilevanti.
In assenza di tali specificazioni, l’apprensione indiscriminata di una massa di dati informatici è illegittima.

Le Conclusioni

La Corte ha annullato il sequestro con la formula “senza rinvio” a causa di vizi genetici del provvedimento originario, ordinando l’immediata restituzione di tutti i beni sequestrati, inclusa la copia integrale del contenuto dei supporti informatici. Questa decisione rafforza la tutela dei diritti fondamentali alla riservatezza e al “patrimonio informativo” personale, ponendo un freno deciso ai sequestri digitali indiscriminati e sproporzionati, che devono sempre essere mirati e giustificati in ogni loro aspetto.

Quando un sequestro di dati informatici è illegittimo?
Un sequestro di dati informatici è illegittimo quando ha una vocazione esplorativa, è sproporzionato e indiscriminato. Secondo la sentenza, ciò avviene quando si sequestra un’intera massa di dati senza specificare nel decreto le finalità probatorie, i criteri di selezione (es. parole chiave, arco temporale) e le modalità per la restituzione dei dati non pertinenti.

Cosa deve contenere la motivazione di un decreto di sequestro informatico per essere valida?
La motivazione non può essere generica o apparente. Deve illustrare specificamente le ragioni per cui è necessario un sequestro esteso, indicare le informazioni cercate, i criteri di selezione del materiale digitale e giustificare l’eventuale perimetrazione temporale dei dati di interesse, oltre a definire i tempi per la selezione e la restituzione.

Cosa succede se la Corte di Cassazione annulla un sequestro probatorio?
In questo caso, la Corte ha annullato l’ordinanza e il decreto di sequestro “senza rinvio” a causa di vizi originari del provvedimento. Ciò comporta la restituzione completa al ricorrente di tutti i beni sequestrati, compresa la copia integrale del contenuto dei supporti informatici, eliminando il vincolo cautelare sui suoi diritti fondamentali come la riservatezza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati