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Sequestro Probatorio: i limiti del ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato contro un’ordinanza di sequestro probatorio di merce ritenuta contraffatta. La Corte ha ribadito che, in sede di riesame, il controllo è limitato alla verifica del ‘fumus commissi delicti’, ovvero la astratta configurabilità del reato, senza entrare nel merito della colpevolezza. Il sequestro probatorio serve a raccogliere prove e non richiede la certezza del reato, ma solo elementi idonei a giustificare ulteriori indagini.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio: la Cassazione ne definisce i limiti e l’impugnabilità

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1329 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: il sequestro probatorio. Questa decisione offre importanti chiarimenti sui presupposti per la sua adozione e, soprattutto, sui ristretti limiti entro cui è possibile impugnarlo. Il caso riguardava il sequestro di merce con marchi ritenuti contraffatti, ma i principi espressi hanno una valenza generale e fondamentale per comprendere la logica di questo potente strumento investigativo.

I Fatti di Causa

Il procedimento trae origine da un decreto di convalida di sequestro emesso dal Pubblico Ministero presso il Tribunale di Vibo Valentia. Il sequestro aveva ad oggetto merce che si sospettava recasse marchi contraffatti, configurando le ipotesi di reato di introduzione e commercio di prodotti con segni falsi (art. 474 c.p.) e ricettazione (art. 648 c.p.).

L’indagato proponeva richiesta di riesame, ma il Tribunale la rigettava con un’ordinanza. Contro tale decisione, l’indagato, tramite i suoi difensori, presentava ricorso per cassazione, lamentando diverse violazioni di legge e una carenza di motivazione da parte del tribunale.

I Motivi del Ricorso e l’Analisi del Sequestro Probatorio

Il ricorrente basava la sua impugnazione su diversi punti, tra cui:

1. Violazione delle norme sul sequestro: Si sosteneva una mancanza di motivazione sul legame tra i beni sequestrati e il reato ipotizzato.
2. Violazione delle norme sugli accertamenti urgenti: Si lamentava l’assenza di specifiche esigenze probatorie e del fumus commissi delicti.
3. Violazione del diritto al lavoro: Si asseriva che il sequestro impediva all’indagato di lavorare, in contrasto con l’art. 4 della Costituzione.
4. Mancata valutazione della buona fede: Si suggeriva che, al più, si sarebbe potuto configurare il reato di incauto acquisto, data la buona fede dell’indagato.

La Corte di Cassazione ha giudicato il ricorso inammissibile, ritenendo i motivi generici, non consentiti e manifestamente infondati.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha colto l’occasione per ribadire alcuni principi cardine in materia di sequestro probatorio e del relativo riesame. In primo luogo, ha sottolineato che il sindacato della Cassazione su queste ordinanze è limitato alla sola violazione di legge. Tale violazione si concretizza unicamente in caso di mancanza assoluta di motivazione o di motivazione meramente apparente.

Il cuore della decisione, però, risiede nella funzione stessa del sequestro. Il Tribunale del riesame non deve accertare la fondatezza dell’accusa, ma solo verificare l’astratta configurabilità del reato ipotizzato. Deve valutare il fumus commissi delicti sulla base degli elementi disponibili, verificando se essi rendano utile l’espletamento di ulteriori indagini. Il sequestro, infatti, è preordinato proprio alla ricerca della prova.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che richiedere la prova certa del reato, inclusa quella dell’elemento soggettivo (come il dolo della ricettazione), prima di poter disporre un sequestro probatorio, ne vanificherebbe la funzione. Lo strumento serve proprio a consentire accertamenti (ad esempio, perizie tecniche sulla merce) che non sarebbero possibili altrimenti. Nel caso di specie, il Tribunale aveva correttamente motivato la sussistenza del fumus e l’esigenza di compiere indagini tecniche per accertare la contraffazione.

Infine, la Cassazione ha respinto l’argomento basato sul diritto al lavoro. Ha chiarito che la tutela costituzionale del lavoro non può estendersi a un’attività svolta attraverso la disponibilità di beni che costituiscono provento di delitto e sono destinati alla vendita. Confondere il sequestro probatorio con quello preventivo, che ha una finalità impeditiva, è un errore concettuale che non trova fondamento normativo.

Conclusioni

La sentenza conferma un orientamento consolidato: il sequestro probatorio è uno strumento investigativo la cui legittimità si fonda su un giudizio di astratta configurabilità del reato e sulla necessità di acquisire prove. Le contestazioni nel merito, relative alla colpevolezza o alla buona fede dell’indagato, devono essere sollevate nelle fasi successive del procedimento e non in sede di riesame del sequestro. Il ricorso in Cassazione contro tali provvedimenti è possibile solo per vizi di legittimità macroscopici, come una motivazione inesistente, e non per rimettere in discussione la valutazione degli indizi compiuta dal giudice del riesame.

Quando è legittimo un sequestro probatorio?
Un sequestro probatorio è legittimo quando sussiste il cosiddetto ‘fumus commissi delicti’, ossia un fondato sospetto che sia stato commesso un reato, e quando gli elementi raccolti rendono utile l’espletamento di ulteriori indagini per acquisire prove certe. Non è richiesta la prova della colpevolezza, ma solo l’astratta configurabilità del reato.

È possibile contestare un sequestro probatorio sostenendo la propria buona fede?
No, non nella fase del riesame del sequestro. La Corte ha chiarito che la valutazione dell’elemento soggettivo del reato (come la buona o mala fede) fa parte dell’accertamento di merito, che avviene in una fase successiva del processo. Il sequestro probatorio è finalizzato proprio a raccogliere le prove per effettuare tale accertamento.

Quali sono i limiti del ricorso in Cassazione contro un’ordinanza di riesame di un sequestro?
Il ricorso in Cassazione è circoscritto alla sola violazione di legge. Ciò significa che la Corte può intervenire solo se la motivazione dell’ordinanza è totalmente assente o meramente apparente, ma non può riesaminare i fatti o la valutazione sulla congruità degli elementi indiziari fatta dal Tribunale del riesame.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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