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Sequestro probatorio e chat: la Cassazione decide

Un indagato per associazione a delinquere e turbativa d’asta ha impugnato un sequestro probatorio sui suoi dispositivi elettronici, contestando l’incompetenza territoriale e l’uso di intercettazioni da altri procedimenti. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, affermando che le intercettazioni possono essere usate come ‘notitia criminis’ per avviare nuove indagini. Ha inoltre stabilito che il sequestro probatorio di un dispositivo da parte del P.M. è legittimo, purché l’accesso ai dati avvenga con garanzie processuali, come l’incidente probatorio, nel rispetto della proporzionalità.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio: Quando Chat e Cellulari Diventano Prova

Nell’era digitale, smartphone e computer sono diventati archivi delle nostre vite. Ma cosa succede quando questi dispositivi finiscono al centro di un’indagine penale? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce sui confini del sequestro probatorio di cellulari e sull’utilizzo di informazioni provenienti da altri procedimenti, come le intercettazioni. Questo caso offre spunti fondamentali per comprendere come la giustizia bilancia le esigenze investigative con i diritti fondamentali dei cittadini.

I Fatti del Caso: il Ricorso Contro il Sequestro

Un soggetto, indagato per reati gravi quali associazione per delinquere e turbativa d’asta nell’ambito di appalti pubblici, si è visto sottoporre a un sequestro probatorio dei suoi dispositivi informatici. L’indagato ha deciso di ricorrere in Cassazione contro l’ordinanza del Tribunale del Riesame che aveva confermato la misura. I motivi del ricorso erano principalmente tre:

1. Incompetenza territoriale: La difesa sosteneva che l’autorità giudiziaria che aveva disposto il sequestro non fosse quella competente per territorio.
2. Inutilizzabilità delle intercettazioni: Le indagini erano scaturite da intercettazioni effettuate in altri procedimenti penali, ritenuti non connessi. Secondo la difesa, tali intercettazioni non potevano essere utilizzate.
3. Violazione delle garanzie: Si lamentava un sequestro esplorativo, basato su chat e messaggistica, senza un adeguato controllo preventivo da parte di un giudice terzo e imparziale, richiamando anche principi del diritto europeo.

La Decisione della Cassazione sul Sequestro Probatorio

La Corte di Cassazione ha analizzato punto per punto le doglianze della difesa, rigettando il ricorso e confermando la piena legittimità del sequestro probatorio. Vediamo nel dettaglio le argomentazioni della Suprema Corte.

Incompetenza del PM: Una Questione di Organizzazione

Sul primo punto, la Corte ha ribadito un principio consolidato: l’incompetenza territoriale del Pubblico Ministero nella fase delle indagini preliminari non invalida gli atti compiuti. La competenza in questa fase è un mero criterio di organizzazione del lavoro tra i vari uffici della Procura e non un requisito di validità del sequestro probatorio.

Intercettazioni da Altri Processi: Utilizzabili come Notitia Criminis

Questo è uno degli snodi cruciali della sentenza. La Cassazione ha chiarito che esiste un divieto di utilizzare i risultati delle intercettazioni di un procedimento diverso come prova nel nuovo processo. Tuttavia, non è vietato utilizzarli come notitia criminis, ovvero come spunto investigativo per avviare nuove indagini. Nel caso di specie, le informazioni emerse dalle precedenti intercettazioni hanno legittimamente permesso agli inquirenti di aprire un nuovo fascicolo e disporre atti di indagine, tra cui il sequestro.

Il Sequestro di Chat e il Diritto Europeo

La difesa aveva invocato una recente sentenza della Corte di Giustizia Europea per sostenere l’illegittimità del sequestro senza il vaglio di un giudice terzo. La Cassazione ha respinto anche questa argomentazione, operando una distinzione fondamentale. Un conto è il sequestro del dispositivo fisico (l’hardware), atto che il Pubblico Ministero può legittimamente disporre. Altro conto è l’accesso ai dati in esso contenuti. La Corte ha sottolineato che, nel caso in esame, l’analisi dei dati era stata prevista attraverso la forma garantita dell’incidente probatorio, che assicura il contraddittorio tra le parti e la supervisione di un giudice, rispettando così i parametri del diritto nazionale ed europeo.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla necessità di bilanciare le esigenze di accertamento dei reati con la tutela dei diritti individuali. Il sequestro di un dispositivo informatico è considerato uno strumento investigativo indispensabile, ma il suo utilizzo deve essere proporzionato e rispettoso delle garanzie difensive. La Corte ha ritenuto che l’ordinanza impugnata avesse adeguatamente motivato sulla sussistenza del fumus commissi delicti, ovvero degli indizi di reato a carico dell’indagato, derivanti dal suo presunto ruolo in un sistema di pilotaggio di gare d’appalto. Inoltre, è stata data corretta applicazione al principio secondo cui le risultanze di altre indagini possono fungere da innesco per nuove investigazioni, senza per questo diventare automaticamente prova.

Le Conclusioni

La sentenza consolida importanti principi in materia di indagini digitali. Il sequestro probatorio di smartphone e computer è legittimo se ordinato dal PM in presenza di sufficienti indizi. L’utilizzo di intercettazioni provenienti da altri procedimenti è ammesso come fonte di notizia di reato. Infine, la vera garanzia per l’indagato non risiede nell’impedire il sequestro del dispositivo, ma nell’assicurare che l’analisi del suo contenuto avvenga in un contesto processuale garantito, come quello dell’incidente probatorio, sotto il controllo di un giudice terzo.

Le intercettazioni di un altro processo possono essere usate per iniziare nuove indagini?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che, sebbene i risultati di intercettazioni da procedimenti diversi non possano essere usati direttamente come prova, possono legittimamente costituire una ‘notitia criminis’, ovvero una notizia di reato che permette di avviare un nuovo filone investigativo.

Il sequestro probatorio di un cellulare da parte del Pubblico Ministero è sempre legittimo?
Sì, l’atto di sequestro del dispositivo (l’hardware) è legittimo se disposto dal Pubblico Ministero in presenza di sufficienti indizi (fumus commissi delicti). La Corte specifica però che il successivo accesso ai dati contenuti nel dispositivo deve avvenire con garanzie, come un incidente probatorio, per rispettare il diritto alla difesa e i principi europei.

Si può contestare un sequestro probatorio sostenendo che il Pubblico Ministero che lo ha ordinato non era territorialmente competente?
No. Secondo la Corte, nella fase delle indagini preliminari la competenza territoriale del Pubblico Ministero è un criterio di organizzazione interna del lavoro tra uffici. Un’eventuale incompetenza non rende invalido il decreto di sequestro emesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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