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Sequestro probatorio di denaro: quando è illegittimo?

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che convalidava il sequestro probatorio di una somma di denaro e di una carta di pagamento. Secondo la Corte, tale misura è illegittima se non è necessaria l’acquisizione materiale delle banconote o della carta come corpo del reato per fini di prova. Se la disponibilità e la consistenza dei beni sono già accertate, il sequestro probatorio non è giustificato, dovendosi eventualmente valutare un sequestro preventivo.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio di Denaro: la Cassazione Stabilisce i Limiti

Il sequestro probatorio di denaro e strumenti di pagamento, come le carte prepagate, è una misura spesso utilizzata nelle indagini per reati come lo spaccio di stupefacenti. Tuttavia, la sua applicazione non è illimitata. Con la recente sentenza n. 24064/2024, la Corte di Cassazione è tornata a fare chiarezza sui presupposti di legittimità di tale misura, sottolineando la differenza cruciale con il sequestro preventivo e il requisito della concreta necessità probatoria.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un’ordinanza del Tribunale di Macerata che aveva confermato un decreto di convalida di sequestro probatorio emesso da un pubblico ministero. Oggetto del sequestro erano una somma di oltre 22.000 euro in contanti e una carta di pagamento, ritenuti pertinenti a un reato continuato di spaccio di sostanze stupefacenti. L’indagato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per cassazione, lamentando che il provvedimento non specificasse le ragioni concrete per cui l’acquisizione materiale del denaro e della carta fosse indispensabile per l’accertamento dei fatti. Secondo la difesa, la mera provenienza illecita del denaro non era una giustificazione sufficiente.

La Decisione della Cassazione sul sequestro probatorio

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza impugnata e rinviando gli atti al Tribunale per un nuovo giudizio. I giudici hanno ritenuto fondata la censura difensiva, rilevando una contraddizione logica nella motivazione del provvedimento. Il Tribunale, infatti, aveva implicitamente ammesso che la disponibilità del denaro e della carta in capo all’indagato fosse già stata accertata. Questa circostanza, secondo la Corte, faceva venir meno la necessità stessa del sequestro a fini di prova.

Le Motivazioni

La sentenza si basa su un principio consolidato in giurisprudenza: il denaro, essendo un bene fungibile, può essere oggetto di sequestro probatorio solo a condizioni molto specifiche. La misura è giustificata non quando serve a dimostrare l’esistenza di una somma di denaro (che può essere documentata in altri modi), ma quando le banconote o le monete in sé costituiscono elemento di prova. Ciò accade, ad esempio, in casi di banconote contrassegnate, sospettate di falsità o che presentano altre caratteristiche fisiche uniche e rilevanti per le indagini.

In assenza di tali connotazioni identificative, la semplice apprensione del denaro non ha una finalità probatoria, ma piuttosto cautelare. In tal caso, lo strumento corretto sarebbe il sequestro preventivo, finalizzato a impedire l’utilizzo del profitto del reato per commetterne altri.

La Corte estende lo stesso ragionamento alle carte di pagamento. Anche in questo caso, la carta fisica può essere sequestrata a fini probatori solo se presenta caratteristiche materiali specifiche da analizzare (ad esempio, impronte o altre tracce) o se vi sono questioni particolari da accertare che richiedono l’esame dell’oggetto fisico. Se l’obiettivo è solo quello di accertare l’esistenza di un conto e la sua disponibilità, tali informazioni possono essere acquisite per via documentale, senza necessità di sequestrare la carta stessa.

Nel caso di specie, il provvedimento impugnato non evidenziava alcuna esigenza di accertamenti tecnici sulle banconote o sulla carta che giustificasse la loro apprensione materiale. La motivazione era contraddittoria perché, da un lato, affermava la necessità del sequestro per la prova del reato e, dall’altro, riconosceva che la disponibilità dei beni era già stata di fatto accertata. Questa contraddizione ha portato all’annullamento.

Le Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce un importante principio di garanzia: le misure che limitano i diritti patrimoniali, come il sequestro probatorio, devono essere ancorate a una concreta e specifica esigenza di indagine. Non è sufficiente affermare genericamente che il denaro è profitto di reato per giustificarne il sequestro a fini di prova. L’autorità giudiziaria deve motivare in modo puntuale perché proprio quelle banconote o quella carta sono necessarie per l’accertamento dei fatti. In caso contrario, il sequestro è illegittimo e deve essere annullato. La sentenza distingue nettamente il piano della prova da quello della cautela, indirizzando gli inquirenti verso lo strumento processuale corretto (sequestro preventivo) quando l’obiettivo non è l’analisi del bene fisico ma la sua sottrazione alla disponibilità dell’indagato.

Quando è legittimo il sequestro probatorio di denaro?
Il sequestro probatorio di denaro è legittimo solo quando le specifiche banconote o monete sequestrate possiedono una connotazione identificativa particolare in relazione al fatto da provare (es. banconote contrassegnate, false o con tracce biologiche). Non è sufficiente che il denaro costituisca il corpo del reato se non è necessaria l’analisi della sua materialità.

Qual è la differenza tra sequestro probatorio e sequestro preventivo del denaro?
Il sequestro probatorio ha lo scopo di acquisire un elemento di prova necessario all’accertamento dei fatti. Il sequestro preventivo, invece, ha una finalità cautelare: impedire che la disponibilità del denaro, considerato profitto o strumento di reato, possa aggravare o protrarre le conseguenze del reato o agevolare la commissione di altri crimini.

Una carta di pagamento può essere oggetto di sequestro probatorio?
Sì, ma solo a condizione che vi sia una specifica motivazione sulla necessità di esaminare la carta fisica per le sue caratteristiche materiali (es. impronte, alterazioni). Se l’obiettivo è solo dimostrare l’esistenza di un conto e la sua disponibilità in capo all’indagato, il sequestro probatorio della carta non è giustificato, essendo sufficiente l’acquisizione di documentazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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