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Sequestro probatorio di denaro: motivazione essenziale

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Pubblico Ministero contro l’annullamento di un sequestro probatorio di una cospicua somma di denaro. La sentenza ribadisce che per il sequestro probatorio di beni fungibili come il denaro è necessaria una motivazione specifica che illustri la finalità probatoria concreta, non essendo sufficiente il mero collegamento con il reato contestato.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio di Denaro: la Cassazione Chiede Motivazioni Concrete

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 5323/2024) torna a fare luce su un tema cruciale della procedura penale: il sequestro probatorio di somme di denaro. La decisione sottolinea un principio fondamentale: per sequestrare denaro a fini di prova non basta affermare che sia collegato al reato, ma occorre spiegare specificamente perché la sua materiale apprensione sia necessaria all’accertamento dei fatti. Una pronuncia che rafforza le garanzie difensive e traccia una linea netta tra le diverse tipologie di sequestro.

I Fatti del Caso: Il Sequestro di una Ingente Somma

Il caso ha origine da un’indagine per traffico di stupefacenti. Nel corso di una perquisizione, le forze dell’ordine rinvengono e sequestrano, oltre alla droga, a telefoni cellulari e bilancini di precisione, una notevole somma di denaro contante, superiore ai 60.000 euro.
L’indagato, tramite il suo difensore, proponeva istanza di riesame avverso il decreto di convalida del sequestro, lamentando la totale assenza di motivazione riguardo alla necessità di mantenere il vincolo probatorio proprio sul denaro. Il Tribunale di Pisa accoglieva la richiesta, annullando parzialmente il sequestro e disponendo la restituzione della somma, ritenendo che il provvedimento non contenesse alcuna giustificazione sulla sua effettiva finalità probatoria.

La Posizione della Procura e l’Analisi del Sequestro Probatorio

Contro l’ordinanza del Tribunale, il Procuratore della Repubblica proponeva ricorso per cassazione. Secondo l’accusa, il Tribunale avrebbe errato nel considerare il denaro estraneo ai beni pertinenti al reato. La somma, infatti, sarebbe stata funzionale a dimostrare la destinazione della droga al commercio, e la motivazione del sequestro risiedeva, seppur in modo conciso, nell’incongruità tra l’ingente quantità di contante e le condizioni di vita dell’indagato.

La Suprema Corte, tuttavia, ha ritenuto il ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per ribadire il suo consolidato orientamento in materia di sequestro probatorio di beni fungibili come il denaro.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra la natura del bene e la finalità del sequestro. Il denaro è un bene fungibile per eccellenza: la prova del reato non deriva dalla ‘res’ sequestrata in sé (le singole banconote), ma dagli atti di indagine sul suo rinvenimento, sulla sua provenienza e sulla sua pertinenza al crimine.

Per questo motivo, il decreto che dispone un sequestro probatorio di denaro deve contenere una motivazione specifica e rafforzata. Non è sufficiente affermare che il denaro costituisce corpo del reato o che è pertinente al reato. Il giudice deve spiegare in modo puntuale quale sia l’esigenza probatoria concreta che giustifica l’apposizione del vincolo. In altre parole, deve chiarire quale specifico accertamento tecnico (ad esempio, la ricerca di impronte o di tracce di stupefacenti sulle banconote) richiede il sequestro del denaro nella sua materialità.

Nel caso di specie, la Corte ha rilevato che neppure il ricorso del Pubblico Ministero specificava quale accertamento concreto necessitasse del mantenimento del sequestro. In assenza di tale esigenza probatoria specifica, il denaro avrebbe potuto, semmai, essere oggetto di un sequestro preventivo, finalizzato a evitare che il profitto del reato venisse disperso, ma non di un sequestro a fini di prova.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza consolida un importante principio di garanzia. Stabilisce che l’autorità giudiziaria non può disporre un sequestro probatorio di denaro con una motivazione generica o presuntiva. È necessario un ‘quid pluris’: un’indicazione chiara della finalità investigativa che si intende perseguire attraverso l’analisi del bene materiale. Questa pronuncia obbliga gli inquirenti a una maggiore riflessione sulla natura e lo scopo delle misure cautelari reali, distinguendo nettamente le esigenze di prova da quelle di prevenzione, a tutela dei diritti patrimoniali dei cittadini.

È sufficiente che una somma di denaro sia collegata a un reato per giustificare un sequestro probatorio?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il decreto di sequestro probatorio di denaro deve contenere una motivazione specifica che spieghi la finalità perseguita per l’accertamento dei fatti, non bastando il semplice collegamento con il reato.

Quale tipo di motivazione è richiesta per il sequestro probatorio di denaro?
È richiesta una motivazione che dia conto specificamente sia del nesso di pertinenzialità tra il denaro e il reato, sia dell’esigenza probatoria che giustifica l’apposizione del vincolo. In altre parole, deve spiegare perché è necessario sequestrare il denaro nella sua materialità per compiere specifici accertamenti.

Perché il denaro richiede una motivazione più stringente per il sequestro a fini di prova?
Perché il denaro è un bene fungibile. La prova del reato, di norma, non discende dalla ‘res’ (le banconote fisiche), ma dagli atti di indagine sul suo rinvenimento e sulla sua provenienza. Pertanto, per sequestrarlo a fini di prova è necessario dimostrare che proprio su quel bene fisico si debbano compiere degli accertamenti irripetibili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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