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Sequestro preventivo: valido anche con reato incerto

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di sequestro preventivo su somme di denaro. La Corte ha stabilito che, ai fini della misura cautelare, è sufficiente che il fatto storico possa essere inquadrato in una delle fattispecie di reato che consentono il sequestro (come furto o appropriazione indebita), anche se la qualificazione giuridica non è ancora definitiva. Il ‘fumus commissi delicti’ sussiste a prescindere dal ‘nomen iuris’ esatto. Inoltre, il ‘periculum in mora’ è stato ritenuto provato dalla sproporzione tra l’ingente somma, profitto del reato, e le capacità reddituali e patrimoniali dell’indagata.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: Legittimo Anche se il Reato è Incerto

Il sequestro preventivo rappresenta uno degli strumenti più incisivi a disposizione dell’autorità giudiziaria nella fase delle indagini preliminari. Ma cosa succede quando la qualificazione giuridica del fatto non è ancora chiara? Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 22667 del 2024, offre chiarimenti fondamentali, stabilendo che la misura cautelare è legittima anche se il fatto storico può essere inquadrato in diverse ipotesi di reato, purché tutte consentano l’applicazione del sequestro.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari (G.i.p.) di un tribunale locale, avente ad oggetto somme di denaro giacenti sui conti correnti di un’indagata. La misura era stata disposta in relazione al reato di appropriazione indebita. L’indagata, tramite il suo difensore, proponeva istanza di riesame, contestando la sussistenza degli elementi costitutivi sia dell’appropriazione indebita che del diverso reato di furto, ipotizzato dal G.i.p. Il Tribunale del riesame rigettava l’istanza, confermando il provvedimento cautelare. Contro questa decisione, l’indagata proponeva ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso e il Sequestro Preventivo

La difesa dell’indagata articolava il ricorso su diversi punti, tutti volti a minare la legittimità del sequestro preventivo disposto.

1. Violazione di legge per omessa valutazione del fumus commissi delicti: Si lamentava che il tribunale non avesse adeguatamente motivato la sussistenza degli elementi costitutivi né del reato di furto né di quello di appropriazione indebita, ignorando i rilievi difensivi.
2. Illogicità della motivazione: Veniva criticata la scelta del tribunale di considerare alternativamente sussistenti due fattispecie di reato tra loro incompatibili, come furto e appropriazione indebita, affermando che la configurazione di uno escluderebbe l’altro.
3. Mancata individuazione del periculum in mora: La difesa sosteneva che la motivazione sul pericolo di dispersione delle somme fosse solo apparente e che il tribunale non avesse considerato gli elementi forniti (proprietà di un immobile, percezione di uno stipendio) che dimostravano l’assenza di tale rischio.

L’Analisi della Corte sulla Qualificazione del Reato

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una motivazione chiara e in linea con i suoi precedenti orientamenti. Il punto centrale della decisione riguarda il requisito del fumus commissi delicti.

I giudici hanno spiegato che, nella fase delle indagini preliminari, la formulazione dell’imputazione è per sua natura provvisoria e fluida. Pertanto, è legittima una contestazione ‘alternativa’ (furto oppure appropriazione indebita). Ciò che conta non è la precisa etichetta giuridica (nomen iuris), ma il fatto storico. Se il fatto, così come descritto, integra gli elementi di un’ipotesi di reato per la quale è ammissibile il sequestro preventivo, la misura è legittima. Nel caso di specie, sia il furto che l’appropriazione indebita consentono il sequestro, quindi l’incertezza sulla qualificazione finale non inficia la validità del provvedimento cautelare. Anzi, secondo la Corte, questa impostazione rafforza il diritto di difesa, poiché l’indagato è messo in condizione di difendersi da subito su tutte le possibili ricostruzioni giuridiche del fatto.

La Valutazione del Periculum in Mora

Anche riguardo al secondo motivo di ricorso, la Corte ha ritenuto la censura infondata. Richiamando la giurisprudenza, anche delle Sezioni Unite, ha chiarito come il periculum in mora (il pericolo di dispersione) nel caso di sequestro di somme di denaro vada valutato in concreto. La Corte ha ritenuto che il Tribunale del riesame avesse correttamente adempiuto al suo obbligo di motivazione, evidenziando come il pericolo di perdita della garanzia patrimoniale derivasse dall’ingente somma sequestrata (oltre 400.000 euro), del tutto sproporzionata rispetto alle capacità reddituali (uno stipendio di circa 936 euro mensili) e al valore dell’immobile di proprietà dell’indagata. Questa sproporzione rende concreto e attuale il rischio che tali somme possano essere facilmente disperse prima della conclusione del processo.

le motivazioni
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso basandosi su due principi cardine della procedura penale in materia di misure cautelari reali. In primo luogo, ha riaffermato che, per integrare il requisito del fumus commissi delicti ai fini del sequestro preventivo, non è necessaria una qualificazione giuridica definitiva del fatto. È sufficiente che la condotta storica, così come emersa dalle indagini, sia astrattamente riconducibile a una fattispecie di reato che consente l’applicazione della misura. La possibilità di contestare imputazioni alternative (es. furto o appropriazione indebita) non costituisce un vizio, ma una legittima espressione della natura fluida dell’accusa nella fase preliminare. In secondo luogo, ha confermato che la valutazione del periculum in mora deve essere concreta. Per le somme di denaro, la loro intrinseca fungibilità e facilità di dispersione, unite a una manifesta sproporzione tra l’importo sequestrato e il patrimonio noto dell’indagato, costituiscono elementi sufficienti a giustificare la misura per evitare la vanificazione degli effetti di una futura confisca.

le conclusioni
La sentenza consolida un importante principio: la lotta alla criminalità economica richiede strumenti efficaci fin dalle prime fasi del procedimento. Il sequestro preventivo è uno di questi e la sua applicabilità non può essere ostacolata da questioni meramente formali sulla qualificazione del reato, quando la sostanza dei fatti indica chiaramente un’attività illecita. Per gli indagati, ciò significa che le strategie difensive basate esclusivamente sulla contestazione del nomen iuris hanno scarse possibilità di successo in sede cautelare. La difesa deve piuttosto concentrarsi sulla dimostrazione dell’insussistenza del fatto storico o dell’assenza del pericolo concreto di dispersione dei beni.

È legittimo un sequestro preventivo se non è ancora chiaro quale specifico reato sia stato commesso?
Sì. Secondo la Corte, è sufficiente che il fatto storico, nella sua materialità, possa essere inquadrato in un’ipotesi di reato per cui è consentito il sequestro. La qualificazione giuridica esatta e definitiva (nomen iuris) può essere definita in un momento successivo del procedimento.

Cosa si intende per ‘fumus commissi delicti’ nel contesto di un sequestro?
Significa che devono esistere elementi concreti che rendano plausibile la commissione di un reato. Non è richiesta la prova piena della colpevolezza, ma un giudizio di verosimiglianza basato sugli atti di indagine disponibili in quella fase.

Come viene valutato il ‘periculum in mora’ per il sequestro di una somma di denaro?
Viene valutato considerando il rischio concreto che le somme possano essere disperse. Elementi chiave sono la natura stessa del denaro (bene fungibile e facilmente occultabile) e la sproporzione tra l’importo, ritenuto profitto del reato, e le capacità reddituali e patrimoniali ufficiali dell’indagato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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