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Sequestro preventivo usura e provenienza lecita

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 42870/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di sequestro preventivo per usura. La Corte ha stabilito che, ai fini della misura cautelare, è irrilevante la provenienza lecita del denaro sequestrato se questo costituisce il corpo del reato e lo strumento per commettere ulteriori illeciti. Il sequestro preventivo per usura mira a impedire la reiterazione del reato, prescindendo dall’origine dei fondi.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo Usura: Perché la Provenienza Lecita del Denaro Non Salva dal Vincolo Cautelare

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di misure cautelari reali: nel contesto del sequestro preventivo per usura, la dimostrazione della provenienza lecita del denaro non è sufficiente a ottenerne la restituzione. Questa decisione sottolinea la finalità principale della misura, che è quella di impedire la prosecuzione dell’attività criminale, indipendentemente dall’origine dei fondi utilizzati.

Il Caso: Sequestro di 172.000 Euro e il Ricorso in Cassazione

Il caso trae origine da un’ordinanza del Tribunale di Benevento che aveva respinto la richiesta di riesame di un decreto di sequestro preventivo. Il sequestro riguardava una somma di circa 172.000 euro, ritenuta pertinente al delitto di usura. L’indagata ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che il sequestro fosse illegittimo poiché era in grado di dimostrare, tramite documentazione, la provenienza lecita di quelle somme.

I motivi del ricorso: violazione di legge e difetto di motivazione

La difesa dell’indagata ha basato il proprio ricorso su due argomenti principali:

1. Violazione degli artt. 321 cod.proc.pen. e 646 cod.pen.: Secondo la ricorrente, la documentazione prodotta provava in modo inequivocabile l’origine legale del denaro, facendo venir meno i presupposti per la misura cautelare reale.
2. Violazione dell’art. 321 cod.proc.pen. e vizio di motivazione: La difesa ha contestato anche la sussistenza del periculum in mora, ovvero il pericolo concreto che la libera disponibilità del denaro potesse portare alla commissione di altri reati.

In sostanza, la tesi difensiva si concentrava sul dimostrare che il denaro non era profitto del reato, ma aveva un’origine legittima e tracciabile.

La Decisione sul sequestro preventivo per usura

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la validità del sequestro. La decisione si fonda su una distinzione cruciale tra la natura del sequestro preventivo e quella di altre misure, come la confisca.

Fumus Boni Iuris e Periculum in Mora: I Pilastri del Sequestro

I giudici hanno innanzitutto ricordato che per l’emissione di una misura cautelare reale non sono necessari gravi indizi di colpevolezza, come per le misure personali, ma è sufficiente individuare:

Il fumus del reato*: la parvenza di esistenza del reato contestato (in questo caso, l’usura).
Il periculum in mora*: il pericolo concreto che la libera disponibilità del bene possa aggravare le conseguenze del reato o agevolare la commissione di altri.

Nel caso specifico, la difesa non aveva contestato il fumus del reato di usura, ma solo la natura delle somme sequestrate.

Le motivazioni della Corte

La Corte ha spiegato che, nel reato di usura, il denaro non è solo il profitto, ma è soprattutto il corpo del reato e il mezzo per eseguirlo. Di conseguenza, la legittimità del sequestro preventivo impeditivo (cioè finalizzato a impedire la commissione di altri reati) prescinde completamente dalla prova della provenienza lecita della provvista.

Lo scopo della misura non è punire, ma prevenire. Se il denaro, anche di provenienza lecita, può essere utilizzato per concedere ulteriori prestiti a tassi usurari, la sua libera disponibilità rappresenta quel periculum che la legge intende neutralizzare. Il sequestro diventa quindi uno strumento essenziale per interrompere la catena dell’attività criminosa.

La Corte ha inoltre precisato che la questione della provenienza lecita delle somme potrebbe rilevare solo in caso di sequestro finalizzato alla cosiddetta “confisca allargata” (art. 240-bis c.p.), che colpisce i beni di cui il condannato non sa giustificare l’origine lecita. Ma nel caso di un sequestro preventivo ai sensi dell’art. 321, comma 1, cod.proc.pen., l’unico obiettivo è impedire l’uso illecito del bene.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce con forza un principio cardine: la lotta ai reati come l’usura si combatte anche attraverso strumenti preventivi efficaci. Il sequestro preventivo per usura è uno di questi, e la sua applicazione non può essere vanificata dimostrando che i capitali usati per l’attività illecita provengono da fonti legittime. La pericolosità sociale del reato risiede nella capacità di inquinare l’economia e soggiogare le vittime, e tale capacità è legata alla disponibilità di denaro, a prescindere dalla sua origine. La decisione della Cassazione chiarisce che la tutela della collettività dal protrarsi del reato prevale sulla prova della lecita provenienza del capitale impiegato.

Per disporre un sequestro preventivo per usura è necessario provare la provenienza illecita del denaro?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la legittimità del sequestro preventivo impeditivo prescinde dalla prova del carattere lecito della provvista, in quanto lo scopo della misura è evitare la reiterazione della condotta illecita.

Quali sono i presupposti per un sequestro preventivo?
Sono sufficienti il fumus del reato, ovvero la sussistenza di elementi che facciano apparire verosimile il reato ipotizzato, e il periculum in mora, cioè il concreto pericolo che la libera disponibilità della cosa pertinente al reato possa aggravare o protrarre le conseguenze del reato stesso o agevolare la commissione di altri reati.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché fondato su motivi non consentiti in sede di legittimità. La ricorrente chiedeva una diversa valutazione delle prove sull’origine del denaro, un’attività di merito che non spetta alla Corte di Cassazione, la quale può giudicare solo per violazione di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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