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Sequestro preventivo terzo: obbligo di motivazione

Una società terza, proprietaria di immobili, ricorre contro un sequestro preventivo disposto nell’ambito di un procedimento per riciclaggio a carico di un altro soggetto. La Cassazione annulla l’ordinanza del Tribunale del riesame, affermando il principio che il giudice deve fornire una motivazione autonoma e specifica sul legame tra i beni e il reato, senza potersi limitare a richiamare una sentenza di condanna non ancora definitiva. L’analisi del sequestro preventivo terzo richiede una valutazione approfondita dei diritti del terzo estraneo al reato.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro preventivo terzo: l’obbligo di motivazione autonoma del Tribunale del Riesame

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26161/2025, interviene su un tema cruciale della procedura penale: il sequestro preventivo terzo. La pronuncia stabilisce un principio fondamentale a tutela del terzo estraneo al reato, i cui beni siano stati vincolati. Il Tribunale del riesame non può limitarsi a confermare il sequestro richiamando una sentenza di condanna non definitiva, ma deve fornire una motivazione autonoma e specifica che giustifichi il mantenimento della misura cautelare.

I Fatti del Caso

Una società, proprietaria di diversi immobili, si vedeva colpita da un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca. La misura era stata disposta in relazione al profitto di un reato di riciclaggio per cui un soggetto era stato condannato in primo grado. I beni della società, secondo l’accusa, costituivano il corpo o il profitto di tale reato.

La società, in qualità di terza interessata e legittima proprietaria, presentava istanza di riesame, sostenendo la propria estraneità ai fatti e rivendicando la titolarità formale e sostanziale degli immobili. Il Tribunale di Roma, tuttavia, confermava il sequestro, basando la propria decisione principalmente sulle statuizioni contenute nella sentenza di condanna di primo grado, non ancora passata in giudicato.

La Questione del sequestro preventivo terzo e il Ricorso in Cassazione

Contro questa decisione, la società proponeva ricorso per cassazione. La difesa lamentava una violazione di legge e un vizio di motivazione. Il punto centrale del ricorso era che il Tribunale del riesame aveva eluso il suo dovere di valutare autonomamente la posizione del terzo. Invece di analizzare le prove della proprietà e l’effettiva riconducibilità dei beni al reato, si era erroneamente sentito vincolato da una sentenza non definitiva.

Secondo la tesi difensiva, una condanna non irrevocabile non muta la natura del vincolo, che resta un sequestro preventivo. Di conseguenza, il terzo proprietario ha sempre il diritto di chiedere la restituzione dei beni e di ottenere una decisione motivata sulla propria istanza, indipendentemente dall’esito del primo grado di giudizio a carico dell’imputato.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando con rinvio l’ordinanza impugnata. I giudici di legittimità hanno ribadito un principio cardine del sistema delle impugnazioni cautelari: il riesame ha un effetto interamente devolutivo. Questo significa che il Tribunale del riesame è investito della piena cognizione del caso e deve verificare, in modo completo e autonomo, la sussistenza di tutti i presupposti per l’adozione del provvedimento cautelare.

In particolare, il tribunale è tenuto a motivare, anche se sinteticamente, sia sul fumus commissi delicti (la parvenza di reato) sia sul periculum in mora (il rischio che la libera disponibilità del bene possa pregiudicare le finalità della misura).

Nel caso di specie, la Corte ha rilevato una grave carenza motivazionale. Il provvedimento impugnato non spiegava in alcun modo perché i beni immobili della società ricorrente dovessero essere considerati ‘corpo del reato’ o ‘profitto del reato’ di riciclaggio ascritto all’imputato. Il semplice richiamo alla sentenza di condanna non è sufficiente, soprattutto quando un terzo ha specificamente dedotto il proprio diritto di proprietà e la propria estraneità.

Il Tribunale del riesame, afferma la Corte, era rimasto ‘silente’ proprio sul punto cruciale sollevato dalla società: il suo diritto alla restituzione in quanto legittima proprietaria. Di qui l’annullamento con rinvio, che impone al Tribunale di Roma di riesaminare il caso e di motivare specificamente sulla riferibilità dei beni sequestrati all’attività criminosa contestata, tenendo conto delle argomentazioni difensive del terzo.

Le conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza rafforza significativamente le garanzie per il sequestro preventivo terzo. Stabilisce che i diritti del terzo proprietario non possono essere compressi sulla base di una decisione non ancora definitiva emessa nei confronti dell’imputato. Il giudice del riesame ha l’obbligo di condurre un’indagine autonoma e di esporre chiaramente le ragioni per cui ritiene che i beni del terzo siano collegati al reato. Un semplice rinvio a un altro atto del procedimento non soddisfa l’obbligo di motivazione, lasciando il provvedimento vulnerabile all’annullamento in Cassazione. La decisione riafferma che la tutela della proprietà è un diritto che può essere limitato solo da provvedimenti cautelari solidamente fondati su una motivazione completa e persuasiva.

Una sentenza di condanna non definitiva vincola la decisione del Tribunale del riesame sul sequestro a carico di un terzo?
No, la Corte di Cassazione chiarisce che il Tribunale del riesame deve compiere una valutazione autonoma e non è vincolato dalle statuizioni di una sentenza non passata in giudicato, specialmente quando deve valutare i diritti di un terzo estraneo al reato.

Qual è l’obbligo principale del Tribunale del riesame quando valuta un sequestro preventivo?
Il suo obbligo è quello di verificare in modo completo e autonomo la sussistenza dei presupposti legittimanti la misura cautelare (il fumus commissi delicti e il periculum in mora) e di fornire una motivazione specifica sulla riconducibilità dei beni sequestrati al reato contestato.

Cosa succede se il Tribunale del riesame omette di motivare sulle ragioni del terzo proprietario dei beni?
Se il Tribunale del riesame non fornisce una motivazione adeguata e rimane silente sulle specifiche doglianze del terzo che rivendica la proprietà dei beni, il suo provvedimento è viziato e può essere annullato dalla Corte di Cassazione con rinvio per un nuovo esame.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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