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Sequestro preventivo terzo: limiti all’impugnazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’imprenditrice, terza interessata, contro un sequestro preventivo di ingenti somme di denaro. La sentenza chiarisce che il terzo non può contestare i presupposti del reato (fumus commissi delicti) o il pericolo nel ritardo (periculum in mora). L’impugnazione del terzo è limitata alla dimostrazione della propria titolarità del bene e dell’assenza di un collegamento con l’indagato e il reato. Nel caso di specie, il sequestro preventivo terzo è stato confermato poiché l’azienda della ricorrente era considerata una ‘base logistica’ per l’attività di riciclaggio.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo Terzo: Quali Difese sono Ammesse?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 35595/2025, affronta un tema cruciale in materia di misure cautelari reali: i limiti all’impugnazione da parte di chi, pur non essendo indagato, si veda colpire dal provvedimento. La decisione chiarisce in modo netto quali argomenti può sollevare il proprietario di un bene sottoposto a sequestro preventivo terzo. Questo pronunciamento consolida un orientamento giurisprudenziale maggioritario, offrendo certezze operative ma al contempo restringendo il perimetro difensivo del terzo interessato.

I Fatti di Causa

Il caso origina da un’indagine per riciclaggio a carico di due persone. Le autorità dispongono un sequestro preventivo su ingenti somme di denaro, circa 100.000 euro, rinvenute in parte presso i locali di un’azienda di moda e in parte presso l’abitazione degli indagati. La rappresentante legale dell’azienda, madre di uno degli indagati e terza estranea al procedimento penale, propone istanza di riesame, sostenendo che il denaro trovato nella sua attività fosse di sua legittima proprietà e derivante dalla normale attività commerciale.

Il Tribunale del Riesame rigetta l’istanza, confermando il sequestro. Contro questa decisione, l’imprenditrice propone ricorso per Cassazione, lamentando, tra le altre cose, la mancata indicazione del reato presupposto al riciclaggio e l’assenza di elementi concreti a sostegno dell’accusa, ritenendo che la motivazione dei giudici fosse carente.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile. I giudici di legittimità ribadiscono un principio fondamentale: il terzo che assume di avere diritto alla restituzione del bene sequestrato non può contestare l’esistenza dei presupposti della misura cautelare, ovvero il fumus commissi delicti (la probabilità che sia stato commesso un reato) e il periculum in mora (il pericolo di dispersione del bene).

L’intervento del terzo è circoscritto a due soli aspetti:
1. Dimostrare la propria effettiva titolarità o disponibilità del bene.
2. Provare l’assenza di qualsiasi collegamento, anche solo a titolo di concorso, con l’indagato e con il reato per cui si procede.

Qualsiasi doglianza che esuli da questo perimetro, entrando nel merito della fondatezza dell’accusa, è considerata inammissibile.

Le Motivazioni sul sequestro preventivo terzo

La Corte spiega che ammettere una contestazione più ampia da parte del terzo significherebbe consentirgli una sorta di ‘intervento a sostegno’ dell’indagato (ad adiuvandum), snaturando la sua posizione processuale. La legittimazione ad agire, sottolinea la sentenza, deve essere legata alla titolarità del diritto che si intende far valere in giudizio. Poiché i presupposti della misura cautelare (il fumus e il periculum) attengono alla sfera dell’indagato, il terzo, essendo estraneo al reato, non ha titolo per contestarli.

I giudici evidenziano anche l’irragionevolezza di una tesi contraria: se il terzo potesse contestare il fumus, il suo ricorso sarebbe inevitabilmente destinato all’inammissibilità per aspecificità, non disponendo degli elementi del fascicolo d’indagine per formulare una censura pertinente.

Nel caso specifico, la Cassazione ha inoltre ritenuto che il Tribunale del Riesame avesse correttamente motivato sulla riconducibilità del denaro all’attività illecita. Dalle indagini (pedinamenti e videosorveglianza) era emerso che l’azienda della ricorrente non era solo un’attività commerciale, ma fungeva da ‘base logistica’ per la raccolta e il trasferimento del denaro provento di reato.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio di estrema rilevanza pratica. Il terzo che subisce un sequestro preventivo su un proprio bene deve concentrare la sua strategia difensiva esclusivamente sulla prova della sua buona fede e della sua estraneità ai fatti contestati all’indagato. È inutile e processualmente inammissibile tentare di smontare l’impianto accusatorio o la sussistenza dei presupposti per la misura cautelare. La decisione impone quindi una chiara delimitazione dei ruoli e delle facoltà processuali, confermando che l’oggetto del giudizio incidentale di riesame, quando proposto dal terzo, non è la fondatezza dell’accusa, ma solo la legittimità dell’apprensione del bene rispetto alla posizione di chi ne reclama la proprietà.

Un terzo proprietario di un bene può contestare un sequestro preventivo eccependo l’insussistenza del reato?
No. Secondo l’orientamento maggioritario della Cassazione, confermato da questa sentenza, il terzo non è legittimato a contestare i presupposti della misura cautelare, come il fumus commissi delicti (la probabilità del reato) o il periculum in mora (il pericolo nel ritardo).

Quali sono gli unici argomenti che il terzo interessato può sollevare contro il sequestro preventivo terzo?
Il terzo può dedurre unicamente la propria effettiva titolarità o disponibilità del bene sequestrato e l’assenza di qualsiasi collegamento concorsuale con l’indagato e con il reato contestato. La sua difesa deve concentrarsi sulla sua totale estraneità ai fatti.

Perché la Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso in questo caso specifico?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le doglianze della ricorrente miravano a contestare la sussistenza del reato presupposto e la fondatezza dell’accusa, argomenti non consentiti al terzo. Inoltre, il Tribunale aveva adeguatamente motivato il coinvolgimento della sua attività, ritenuta una ‘base logistica’ per l’operazione di riciclaggio, negando di fatto la sua estraneità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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