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Sequestro preventivo terzo: la prova della provenienza

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso della moglie di un condannato per reati di droga, la quale chiedeva la restituzione di denaro e orologi di lusso sequestrati, sostenendo fossero regali di nozze. La Corte ha ritenuto insufficiente la prova offerta dalla ricorrente per dimostrare la legittima provenienza dei beni, confermando la decisione dei giudici di merito nel contesto di un sequestro preventivo terzo.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro preventivo terzo: la prova della provenienza dei beni

Quando i beni di un soggetto estraneo a un reato vengono sequestrati, sorge una questione cruciale: come può il terzo dimostrarne la legittima provenienza? Un recente caso esaminato dalla Corte di Cassazione illumina i requisiti probatori in materia di sequestro preventivo terzo, specialmente quando i beni in questione sono rivendicati come regali di nozze. La sentenza offre importanti spunti sulla solidità delle prove che il terzo interessato deve fornire per ottenere la restituzione dei propri beni.

I Fatti del Caso: Regali di Nozze Sotto Sequestro

La vicenda ha origine dal sequestro di una cospicua somma di denaro contante, pari a circa 85.000 euro, e di tre orologi di lusso, rinvenuti nell’abitazione di un uomo arrestato e successivamente condannato per gravi reati legati al traffico di sostanze stupefacenti. La moglie dell’uomo, estranea ai fatti contestati al coniuge, presentava istanza di dissequestro, sostenendo che tali beni costituissero i regali ricevuti in occasione del loro matrimonio, celebrato appena poche settimane prima dell’arresto. A supporto della sua tesi, la donna produceva un documento manoscritto contenente una lista di nomi e delle relative somme donate.

L’istanza veniva rigettata sia dal Giudice per le Indagini Preliminari sia, in sede di appello, dal Tribunale, il quale dichiarava inammissibile il gravame. La ricorrente decideva quindi di adire la Corte di Cassazione, lamentando un’erronea applicazione della legge penale.

La Decisione della Cassazione: Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici di legittimità hanno innanzitutto ribadito un principio fondamentale: il ricorso per cassazione contro le ordinanze in materia di misure cautelari reali è ammesso solo per violazione di legge. Tale vizio include non solo l’errata interpretazione di una norma, ma anche una motivazione del tutto assente o meramente apparente, cioè così generica e illogica da non rendere comprensibile l’iter decisionale del giudice.

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la motivazione del Tribunale non fosse né assente né apparente, ma avesse adeguatamente illustrato le ragioni per cui le prove fornite dalla ricorrente non erano state considerate sufficienti a dimostrare la legittima provenienza dei beni.

La Valutazione del Sequestro Preventivo Terzo e l’Onere della Prova

La questione centrale ruota attorno all’onere della prova in un’ipotesi di sequestro preventivo terzo. Sebbene spetti alla pubblica accusa dimostrare la provenienza illecita dei beni, il terzo che ne rivendica la titolarità deve fornire una dimostrazione credibile della loro lecita provenienza. In questo contesto, i giudici hanno analizzato nel dettaglio gli elementi portati dalla difesa.

La Prova Fornita dalla Ricorrente

L’unica prova concreta offerta dalla ricorrente era un documento manoscritto di tre pagine. Questo elenco, secondo la difesa, avrebbe dovuto dimostrare che la somma sequestrata e gli orologi erano il frutto dei doni nuziali. Tuttavia, il documento è stato ritenuto generico e privo di riscontri oggettivi.

La Valutazione dei Giudici

Il Tribunale, con una valutazione condivisa dalla Cassazione, ha evidenziato diverse criticità:
1. Genericità del documento: La lista menzionava genericamente dei regali accanto ad alcuni nomi, ma non specificava che si trattasse di orologi di lusso, né era chiaro se si riferisse a due o tre orologi.
2. Mancanza di collegamento: Non vi era prova che la lista fosse tenuta insieme alla somma di denaro sequestrata, né che fosse direttamente riconducibile a quella specifica somma.
3. Assenza di prove ulteriori: La difesa non ha allegato altri elementi a supporto, come una lista degli invitati al matrimonio, prove documentali della cerimonia o dichiarazioni dei soggetti che avrebbero effettuato le donazioni.

Questa carenza probatoria è stata considerata decisiva, soprattutto alla luce del contesto criminale in cui era coinvolto il coniuge della ricorrente.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha concluso che il Tribunale ha fornito una spiegazione non illogica e coerente riguardo all’inverosimiglianza della prospettazione difensiva. La motivazione del provvedimento impugnato, pur sintetica, non era apparente, in quanto esaminava criticamente la prova documentale prodotta, evidenziandone le lacune e la debolezza. Non è sufficiente, per il terzo, affermare la proprietà di un bene; è necessario fornire una prova credibile e riscontrabile della sua provenienza lecita, specialmente quando il bene è nella disponibilità di un soggetto condannato per reati che generano ingenti profitti illeciti. L’assenza di elementi di riscontro oggettivo ha reso la versione della ricorrente una mera affermazione, non supportata da prove adeguate a superare il quadro indiziario che legava quei beni alle attività delittuose del marito.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce un importante principio per chiunque si trovi nella posizione di terzo interessato in un procedimento di sequestro. Per ottenere la restituzione di un bene, è indispensabile fornire una prova rigorosa, specifica e, ove possibile, documentata della sua legittima provenienza. Una semplice dichiarazione o un documento generico, come una lista manoscritta, rischiano di essere considerati insufficienti, soprattutto in contesti di criminalità organizzata o reati ad alta redditività. La decisione sottolinea come il giudice debba valutare la plausibilità della ricostruzione offerta dal terzo alla luce di tutte le circostanze del caso concreto, inclusa la natura dei reati per cui si procede.

Un terzo può chiedere la restituzione di un bene sequestrato al coniuge indagato per reati di droga?
Sì, un terzo può chiedere la restituzione, ma deve essere in grado di dimostrare non solo la propria effettiva titolarità o disponibilità del bene, ma anche di fornire una prova credibile e specifica della sua lecita provenienza, dimostrando che il bene è estraneo alle attività illecite dell’indagato.

Quale tipo di prova è considerato sufficiente per dimostrare la provenienza lecita di beni come i regali di nozze?
Secondo la sentenza, un semplice elenco manoscritto dei doni non è sufficiente. La prova deve essere solida e riscontrabile. Sarebbero stati utili elementi ulteriori come la lista ufficiale degli invitati, prove documentali del ricevimento, o dichiarazioni testimoniali dei donatori, per rendere la dimostrazione credibile e non generica.

Perché il ricorso per cassazione contro un provvedimento di sequestro può essere dichiarato inammissibile?
Il ricorso per cassazione in materia di misure cautelari reali, come il sequestro preventivo, è ammesso solo per violazione di legge. Se il giudice di merito ha fornito una motivazione che, sebbene contestata, non è né mancante né meramente apparente (cioè illogica o contraddittoria), la Cassazione non può riesaminare i fatti e deve dichiarare il ricorso inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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