LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sequestro preventivo terzo: la motivazione è cruciale

La Cassazione annulla parzialmente un’ordinanza di sequestro preventivo a carico di un terzo. Mentre conferma il sequestro di denaro per mancanza di prove sulla sua provenienza lecita, lo annulla per i gioielli a causa di una totale assenza di motivazione da parte del Tribunale del Riesame. Il caso evidenzia l’importanza di una motivazione adeguata nel sequestro preventivo verso terzi.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo a un Terzo: L’Obbligo di Motivazione

La recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale della procedura penale: il sequestro preventivo terzo. Quando beni appartenenti a un soggetto estraneo all’indagine vengono sequestrati, quali sono i doveri del giudice? La Corte, con una decisione che distingue nettamente tra denaro contante e beni di famiglia, ribadisce che ogni provvedimento restrittivo deve essere supportato da una motivazione congrua e non meramente apparente, pena l’annullamento.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un’indagine per reati fiscali a carico di un imprenditore. Nel corso delle perquisizioni, le autorità rinvengono e sottopongono a sequestro preventivo una cospicua somma di denaro contante (€ 37.000), diversi gioielli e preziosi per un valore di circa € 62.000, e tre orologi di lusso. Questi beni si trovavano nella disponibilità della moglie dell’indagato, la quale si dichiarava terza interessata e legittima proprietaria.

La donna proponeva istanza di riesame, sostenendo che il denaro fosse il frutto di 37 anni di risparmi matrimoniali e che i gioielli fossero antichi beni della sua famiglia d’origine. Il Tribunale del riesame, tuttavia, rigettava parzialmente la sua richiesta. Pur disponendo la restituzione degli orologi, confermava il sequestro del denaro e dei gioielli, ritenendo inverosimile la provenienza lecita della somma e non considerando le argomentazioni sui preziosi.

Contro questa decisione, la donna proponeva ricorso per Cassazione, lamentando una violazione di legge per motivazione carente o meramente apparente.

Il Sequestro Preventivo Terzo e il Dovere di Motivazione

La Corte di Cassazione accoglie parzialmente il ricorso, operando una distinzione fondamentale tra le diverse tipologie di beni sequestrati. Questo passaggio è centrale per comprendere i limiti del sequestro preventivo terzo.

La Decisione sul Denaro Contante

Riguardo alla somma di € 37.000, la Corte dichiara il ricorso infondato. Il Tribunale del riesame aveva fornito una motivazione logica e adeguata: la donna non aveva dimostrato di possedere fonti di reddito proprie e l’unica fonte di reddito familiare era l’attività del marito indagato. In assenza di prove documentali che attestassero una provenienza diversa, era ragionevole presumere che il denaro fosse il provento dell’attività illecita del coniuge. La motivazione, quindi, non era apparente ma basata su elementi concreti.

La Decisione sui Gioielli

La conclusione è diametralmente opposta per quanto riguarda i gioielli. La Cassazione rileva che il Tribunale del riesame aveva completamente omesso di motivare le ragioni per cui respingeva la tesi difensiva, secondo cui si trattava di beni di famiglia. Il provvedimento impugnato non offriva alcuna argomentazione per contrastare l’assunto della ricorrente.

Questa omissione, secondo la Suprema Corte, integra una vera e propria “violazione di legge”. Infatti, la giurisprudenza consolidata equipara la motivazione totalmente assente a quella meramente apparente, ovvero quella motivazione così generica e astratta da non rendere comprensibile l’iter logico seguito dal giudice.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione fonda la sua decisione sul principio sancito dall’art. 325 c.p.p., che ammette il ricorso contro le ordinanze in materia di misure cautelari reali solo per violazione di legge. La nozione di “violazione di legge” è stata interpretata estensivamente dalle Sezioni Unite, fino a ricomprendere i vizi di motivazione così radicali da renderla inesistente o puramente apparente.

Nel caso del denaro, il Tribunale aveva esposto un ragionamento logico: in un nucleo familiare monoreddito, il denaro contante non giustificato si presume proveniente dall’unica fonte di reddito, che in quel caso era sospettata di essere illecita. La difesa della ricorrente, basata su mere affermazioni, non era sufficiente a scalfire questa presunzione.

Per i gioielli, invece, il silenzio del Tribunale ha rappresentato un vizio insanabile. Non basta ignorare una tesi difensiva; il giudice ha l’obbligo di prenderla in esame e confutarla con argomentazioni logico-giuridiche. Omettendo di farlo, il Tribunale ha violato il fondamentale obbligo di motivazione, rendendo la sua decisione illegittima su quel punto.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza ha annullato l’ordinanza impugnata limitatamente al sequestro dei gioielli, rinviando il caso al Tribunale di Roma per una nuova valutazione che dovrà essere adeguatamente motivata. Il sequestro del denaro è stato invece confermato.

Questa pronuncia offre un’importante lezione pratica: chi agisce come terzo interessato per ottenere la restituzione di beni sequestrati deve fornire prove concrete sulla loro provenienza lecita. Tuttavia, specularmente, il giudice del riesame ha l’obbligo di esaminare attentamente tutte le argomentazioni difensive e di fornire una motivazione completa e logica per ogni sua decisione, specialmente quando conferma una misura così incisiva come il sequestro preventivo.

Quando un terzo può opporsi a un sequestro preventivo disposto nei confronti di un’altra persona?
Un terzo può opporsi quando vanta un diritto di proprietà o un altro diritto reale sui beni sequestrati e può dimostrare che tali beni sono estranei al reato per cui si procede. La sua richiesta deve essere supportata da elementi concreti che ne provino la legittima provenienza.

Perché la Corte ha deciso diversamente per il denaro e per i gioielli?
La Corte ha confermato il sequestro del denaro perché la ricorrente non ha fornito alcuna prova della sua origine lecita, rendendo plausibile la tesi che provenisse dall’attività illecita del marito, unico percettore di reddito. Ha invece annullato il sequestro dei gioielli perché il Tribunale non ha fornito alcuna motivazione per rigettare la tesi difensiva che si trattasse di beni di famiglia, violando così l’obbligo di motivazione.

Cosa si intende per ‘violazione di legge’ in un ricorso contro un sequestro?
In questo contesto, la ‘violazione di legge’ non è solo l’errata applicazione di una norma, ma include anche la mancanza totale di motivazione o una motivazione ‘apparente’, cioè talmente generica, illogica o contraddittoria da non far comprendere il ragionamento del giudice. La totale omissione di valutazione di una tesi difensiva, come nel caso dei gioielli, rientra in questa categoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati