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Sequestro preventivo terzo: i limiti all’opposizione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della moglie di un indagato, titolare di un conto corrente sottoposto a sequestro preventivo. La Corte ha stabilito che il terzo estraneo al reato non può contestare i presupposti della misura cautelare, come il ‘periculum in mora’ o la quantificazione del profitto. Il ricorso del terzo deve limitarsi a dimostrare la propria titolarità del bene e l’assenza di collegamento con l’indagato. In questo caso, il sequestro preventivo terzo è stato confermato.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo Terzo: Quali Difese sono Ammesse?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 23243/2025, offre un importante chiarimento sui limiti dell’opposizione al sequestro preventivo terzo. Quando un bene appartenente a un soggetto estraneo al reato viene sequestrato perché nella disponibilità dell’indagato, quali sono le argomentazioni che il terzo proprietario può sollevare? La Corte traccia un confine netto, limitando drasticamente le possibili difese.

I Fatti del Caso

Il Giudice per le Indagini Preliminari disponeva il sequestro preventivo di somme di denaro, considerate profitto del reato di truffa, a carico di un indagato. Tali somme, tuttavia, si trovavano su un conto corrente intestato alla moglie dell’indagato. La donna, in qualità di terza proprietaria del conto, presentava istanza di revoca del sequestro, che veniva rigettata dal Tribunale. Contro questa decisione, la titolare del conto proponeva ricorso per Cassazione, lamentando principalmente tre vizi:
1. Mancanza di motivazione sulla sussistenza del periculum in mora.
2. Mancanza di motivazione sulla corretta individuazione del profitto netto da sequestrare.
3. Errata applicazione delle norme sul sequestro, sostenendo che la mera delega a operare sul conto a favore del marito non fosse sufficiente a dimostrare la sua piena disponibilità delle somme.

La Posizione del Terzo nel Sequestro Preventivo

Il cuore della questione giuridica risiede nella definizione del perimetro difensivo del terzo estraneo al procedimento penale. Può costui contestare i presupposti stessi della misura cautelare, come il fumus commissi delicti o il periculum in mora, oppure la sua difesa è confinata a temi più specifici?

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio consolidato: il terzo che si assume proprietario di un bene sequestrato non ha la legittimazione per contestare i presupposti che hanno giustificato l’adozione della misura cautelare. La sua posizione è diversa da quella dell’indagato e le sue difese devono concentrarsi esclusivamente su due aspetti:

1. Dimostrare la propria effettiva titolarità o disponibilità del bene.
2. Provare l’assenza di qualsiasi collegamento concorsuale o di altra natura con l’indagato e con il reato per cui si procede.

In altre parole, il terzo non può entrare nel merito delle valutazioni sul pericolo o sulla fondatezza dell’accusa, poiché, essendo estraneo al reato, non avrebbe gli strumenti per contestare efficacemente tali elementi.

Sequestro Preventivo Terzo e Disponibilità del Bene

Un altro punto cruciale affrontato dalla sentenza riguarda il concetto di ‘disponibilità’ del bene. La ricorrente sosteneva che la semplice delega a operare sul suo conto, concessa al marito indagato, non potesse di per sé giustificare il sequestro. La Corte ha respinto anche questa argomentazione, richiamando la giurisprudenza secondo cui la titolarità di una delega incondizionata a operare su un conto altrui integra l’ipotesi di disponibilità richiesta dall’art. 322-ter c.p.p. ai fini del sequestro finalizzato alla confisca per equivalente.

Nel caso specifico, l’ordinanza impugnata aveva logicamente argomentato che il rapporto di coniugio tra la titolare del conto e l’indagato, unito alla delega, lasciava inferire un potere di disposizione di fatto da parte dell’indagato stesso sulle somme depositate.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato l’inammissibilità del ricorso evidenziando come le censure della ricorrente non si confrontassero con il principio fondamentale che limita le difese del terzo. Quest’ultimo, infatti, non può sindacare i presupposti della misura cautelare, ma solo affermare la propria estraneità e titolarità. Qualsiasi doglianza relativa alla quantificazione del profitto o alla sussistenza del periculum è considerata carente di interesse per il terzo, il cui unico obiettivo processuale è ottenere la restituzione del bene dimostrando che non ha alcun legame con l’illecito.

Inoltre, la Corte ha ritenuto corretta la valutazione del Tribunale sulla disponibilità delle somme. Il vincolo coniugale e la delega ad operare sono stati considerati elementi sufficienti a presumere che l’indagato potesse esercitare un possesso autonomo sui fondi, rendendoli così aggredibili tramite sequestro.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento restrittivo sulle facoltà difensive del terzo proprietario nel contesto di un sequestro preventivo. Le conclusioni pratiche sono chiare: il terzo coinvolto in un sequestro non può basare la sua difesa sulla critica ai fondamenti della misura cautelare (probabilità del reato, pericolo di aggravamento delle conseguenze). La sua strategia deve invece essere focalizzata nel dimostrare in modo inequivocabile la sua esclusiva proprietà e l’assoluta estraneità del bene rispetto all’indagato e all’attività criminosa contestata. Questa pronuncia ribadisce la necessità, per il terzo, di fornire prove concrete sulla provenienza lecita dei fondi e sulla loro non riconducibilità alla sfera di dominio dell’indagato.

Cosa può contestare il terzo proprietario di un bene sottoposto a sequestro preventivo?
Il terzo proprietario non può contestare i presupposti della misura cautelare, come la sussistenza del ‘fumus commissi delicti’ o del ‘periculum in mora’. Può unicamente dedurre la propria effettiva titolarità o disponibilità del bene e l’assenza di un collegamento con l’indagato e il reato.

La delega a operare su un conto corrente è sufficiente per giustificare il sequestro se l’indagato non è l’intestatario?
Sì, secondo la Corte. La titolarità di una delega ad operare incondizionatamente su un conto corrente bancario intestato ad altri può configurare l’ipotesi di ‘disponibilità’ richiesta dalla legge per ammettere il sequestro preventivo funzionale alla confisca, specialmente se corroborata da altri elementi come un rapporto di coniugio tra le parti.

Perché il ricorso del terzo è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi proposti (mancanza di motivazione sul periculum in mora e sulla quantificazione del profitto) non rientravano tra quelli che il terzo, in quanto soggetto estraneo al reato, è legittimato a sollevare. Le sue contestazioni devono limitarsi alla titolarità del bene e alla sua estraneità ai fatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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