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Sequestro preventivo terzo: diritti e limiti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 305/2025, ha rigettato il ricorso di una terza proprietaria avverso un sequestro preventivo finalizzato alla confisca per sproporzione di un immobile. La Corte ha stabilito che, sebbene il terzo abbia pieno diritto di contestare i presupposti della misura cautelare, nel caso di specie la sproporzione tra il bene di lusso e i redditi leciti era sufficiente a giustificare il sequestro, e il rischio di dispersione del bene (periculum in mora) era stato adeguatamente motivato sulla base della condotta pregressa degli indagati volta ad occultare i proventi illeciti.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro preventivo terzo: la Cassazione bilancia tutela e repressione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale: i diritti del sequestro preventivo terzo, ovvero di colui che, pur essendo estraneo al reato, si vede sequestrare un bene di sua proprietà. Il caso esaminato riguarda un sequestro finalizzato alla confisca per sproporzione di una lussuosa villa, formalmente intestata alla convivente di un soggetto indagato per associazione mafiosa e narcotraffico. La decisione offre importanti chiarimenti sui limiti e le facoltà di impugnazione del terzo proprietario.

I Fatti di Causa

Il Tribunale disponeva il sequestro preventivo di una villa di pregio, in vista di una possibile confisca per sproporzione ai sensi dell’art. 240-bis del codice penale. L’immobile era di proprietà della ricorrente, convivente di un uomo indagato per gravi reati. Il provvedimento si fondava sulla palese sproporzione tra l’elevato tenore di vita della coppia e i loro redditi dichiarati, praticamente inesistenti: l’indagato risultava impossidente e la ricorrente percepiva unicamente il reddito di cittadinanza.

La proprietaria, in qualità di terza interessata, proponeva ricorso per cassazione, lamentando due principali vizi della decisione: la mancata prova che l’immobile fosse stato costruito con proventi illeciti e, soprattutto, l’assenza di una motivazione specifica sul periculum in mora, ovvero il rischio concreto di dispersione del bene.

Il Diritto di Impugnazione del Terzo nel Sequestro Preventivo

Il punto più interessante della sentenza risiede nella chiara affermazione dei diritti processuali del terzo. La Cassazione, allineandosi alle direttive europee (2014/42/UE e 2024/1260/UE), stabilisce che il terzo proprietario è legittimato a contestare in sede di riesame non solo la sua titolarità o la sua estraneità ai fatti, ma anche i presupposti stessi della misura cautelare, ovvero il fumus commissi delicti e il periculum in mora.

Questo orientamento supera una visione più restrittiva e previene un’ingiustificata disparità di trattamento rispetto all’indagato. Se al terzo fosse preclusa la possibilità di contestare le fondamenta del sequestro, il suo diritto di difesa risulterebbe svuotato di ogni utilità pratica.

La Prova della Sproporzione nel sequestro preventivo terzo

La Corte rigetta il primo motivo di ricorso, chiarendo un aspetto fondamentale della confisca allargata. Per disporre il sequestro preventivo terzo finalizzato a tale tipo di confisca, non è necessario dimostrare il nesso di causalità diretto tra il singolo reato e l’acquisto del bene. È invece sufficiente provare l’esistenza di una marcata sproporzione tra il patrimonio posseduto e i redditi leciti, unita alla condanna (o all’indagine) per uno dei reati presupposto.

Nel caso specifico, il Tribunale aveva adeguatamente motivato sulla base dell’enorme divario tra i redditi quasi nulli della coppia e la disponibilità di una ‘lussuosa villa’, ritenendo tale sproporzione un indizio sufficiente della provenienza illecita delle risorse impiegate.

La Motivazione sul Periculum in Mora

Anche la censura sulla carenza di motivazione del periculum in mora viene ritenuta infondata. La Cassazione, richiamando i principi enunciati dalle Sezioni Unite nella sentenza ‘Ellade’, ribadisce che il pericolo di dispersione del bene non può essere mai presunto, ma deve essere oggetto di una motivazione specifica, anche se concisa.

Tale pericolo può essere desunto sia da elementi oggettivi (la natura del bene, ad esempio la sua facilità di trasferimento) sia da elementi soggettivi, legati al comportamento dell’indagato. In questa vicenda, il Tribunale ha correttamente considerato sufficienti a fondare il rischio gli ‘ingegnosi stratagemmi’ che la coppia aveva adottato per occultare i proventi illeciti delle loro attività, ritenendo fondato il timore che potessero compiere atti dispositivi per sottrarre la villa alla confisca.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso basandosi su due pilastri argomentativi. In primo luogo, ha chiarito che, ai fini del sequestro per sproporzione, la prova richiesta non è quella del reimpiego di specifiche somme illecite nella costruzione dell’immobile, ma la dimostrazione della sproporzione patrimoniale, che nel caso di specie era palese. In secondo luogo, ha ritenuto che il periculum in mora fosse stato adeguatamente motivato dal giudice di merito, il quale aveva fatto riferimento alla condotta pregressa degli indagati, finalizzata a nascondere le ricchezze accumulate, come indice concreto del rischio di future azioni elusive.

Le Conclusioni

La sentenza conferma la validità del sequestro. La decisione è di notevole importanza perché, da un lato, rafforza gli strumenti di contrasto alla criminalità economica, confermando l’efficacia del sequestro per sproporzione. Dall’altro lato, tutela in modo robusto il diritto di difesa del terzo estraneo al reato, garantendogli la possibilità di contestare pienamente i presupposti della misura cautelare, in linea con i principi del giusto processo e con le normative europee. Si delinea così un equilibrio tra l’esigenza di aggredire i patrimoni illeciti e quella di proteggere i diritti dei terzi in buona fede.

Un terzo, proprietario di un bene sequestrato per un reato commesso da altri, può contestare i presupposti del sequestro?
Sì. La Corte di Cassazione ha affermato che il terzo proprietario, che avrebbe diritto alla restituzione del bene, è legittimato a contestare non solo la sua titolarità, ma anche l’esistenza dei requisiti fondamentali della misura cautelare, come la parvenza di reato (fumus commissi delicti) e il pericolo di dispersione del bene (periculum in mora).

Per disporre un sequestro finalizzato alla confisca per sproporzione, bisogna provare che quel bene è stato comprato con soldi illeciti?
No. La sentenza chiarisce che per questo tipo di sequestro è sufficiente dimostrare una netta sproporzione tra il valore dei beni nella disponibilità di una persona e il suo reddito dichiarato o la sua attività economica, senza la necessità di provare il collegamento diretto tra una specifica attività criminale e l’acquisto del singolo bene.

Il pericolo che il bene venga venduto o nascosto (periculum in mora) deve essere sempre provato?
Sì, il pericolo non può essere presunto automaticamente ma deve essere motivato dal giudice. Tuttavia, la prova può derivare anche dal comportamento della persona coinvolta. Nel caso di specie, gli ‘ingegnosi stratagemmi’ usati in passato per nascondere i proventi illeciti sono stati considerati una prova sufficiente del rischio concreto che tentassero di sottrarre anche l’immobile alla giustizia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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