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Sequestro preventivo superbonus: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione, con la sentenza 38161/2024, ha rigettato i ricorsi contro un’ordinanza di sequestro preventivo “impeditivo” emessa nei confronti di società coinvolte in una presunta frode legata al “superbonus”. La Corte ha stabilito che la misura cautelare è legittima anche se il reato di truffa non è procedibile, qualora sussista il ‘fumus’ per altri reati come l’emissione di fatture false e l’indebita compensazione. Inoltre, ha chiarito che per il sequestro preventivo è sufficiente la ‘pertinenza’ del bene al reato, non essendo richiesto un più stringente ‘collegamento strutturale’.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro preventivo superbonus: la Cassazione conferma i vincoli sulle società

Con la recente sentenza n. 38161 del 2024, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di sequestro preventivo superbonus, consolidando un orientamento rigoroso in materia di frodi fiscali legate ai bonus edilizi. La decisione offre importanti chiarimenti sui presupposti per l’applicazione delle misure cautelari reali, in particolare sul fumus commissi delicti e sul periculum in mora, anche in contesti complessi dove non tutti i reati ipotizzati risultano procedibili.

I Fatti del Caso: Frode Superbonus e Misure Cautelari

La vicenda trae origine da un’indagine su un gruppo di società accusate di aver messo in piedi un meccanismo fraudolento per beneficiare illecitamente delle agevolazioni fiscali del cosiddetto “superbonus”. I reati contestati erano gravi: emissione di fatture per operazioni inesistenti, indebita compensazione, falso e illecito reimpiego di capitali.

Inizialmente, il Giudice per le Indagini Preliminari aveva respinto la richiesta di sequestro preventivo “impeditivo” avanzata dal Pubblico Ministero. Tuttavia, a seguito dell’appello della Procura, il Tribunale per le Misure Cautelari Reali aveva ribaltato la decisione, disponendo il sequestro delle società. Contro questa ordinanza, gli amministratori delle società hanno proposto ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

I ricorrenti basavano le loro difese su diversi punti chiave:
1. Insussistenza del fumus commissi delicti: Sostenevano che mancasse la prova della commissione dei reati. In particolare, evidenziavano che il reato di truffa ai danni degli istituti bancari era improcedibile per mancanza di querela, e che questo avrebbe dovuto inficiare l’intero impianto accusatorio.
2. Mancanza del periculum in mora: Lamentavano che l’ordinanza impugnata non avesse adeguatamente motivato il pericolo concreto che la libera disponibilità delle società potesse aggravare le conseguenze dei reati o favorirne di nuovi.
3. Assenza di un “collegamento strumentale”: Contestavano la mancanza di un legame funzionale e duraturo tra le attività delle società e i reati contestati.

La Decisione della Cassazione sul sequestro preventivo superbonus

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi infondati, confermando integralmente l’ordinanza di sequestro. La decisione si fonda su un’analisi puntuale dei requisiti necessari per l’adozione delle misure cautelari reali in materia di reati fiscali e societari.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha smontato le argomentazioni difensive con un ragionamento chiaro e lineare, ribadendo principi fondamentali del diritto processuale penale.

Sul Pericolo Cautelare: la “Pertinenza” è Sufficiente

Uno dei punti più significativi della sentenza riguarda la natura del legame tra il bene sequestrato e il reato. La Cassazione ha riaffermato che, ai fini del sequestro preventivo impeditivo (art. 321, co. 1 c.p.p.), non è necessario dimostrare un “collegamento strutturale” o un “durevole asservimento” della società al crimine. È invece sufficiente che le cose da sequestrare siano “pertinenti al reato”.

La nozione di “pertinenza” è più ampia e comprende non solo le cose utilizzate per commettere il reato, ma anche quelle legate solo indirettamente alla fattispecie criminosa. Questo principio amplia notevolmente il raggio d’azione del sequestro, legittimandolo ogni volta che vi sia il rischio che la disponibilità del bene possa favorire la commissione di altri illeciti.

Sul Fumus Commissi Delicti e la solidità degli altri reati

La Corte ha inoltre chiarito un aspetto cruciale: l’improcedibilità del reato di truffa per mancanza di querela non fa venir meno il fumus degli altri reati contestati. Nel caso di specie, l’impianto accusatorio si reggeva solidamente sulle ipotesi di falsa fatturazione, indebita compensazione e riciclaggio.

La sentenza ribadisce con forza che l’emissione di fatture “in acconto” per lavori non ancora ultimati o certificati, al fine di generare un credito d’imposta fittizio, integra a tutti gli effetti il delitto di emissione di fatture per operazioni inesistenti. La sussistenza di un quadro indiziario solido per questi reati è stata ritenuta più che sufficiente a giustificare la misura cautelare, indipendentemente dalle sorti del reato di truffa.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza in esame rappresenta un’importante conferma della linea dura della giurisprudenza nei confronti delle frodi legate ai bonus edilizi. Le conclusioni che se ne possono trarre sono molteplici:
* Il sequestro preventivo superbonus è uno strumento flessibile: Per applicarlo, è sufficiente un legame di pertinenza tra l’azienda e il reato, senza la necessità di provare un asservimento totale della struttura societaria al fine illecito.
* La solidità dell’impianto accusatorio complessivo conta di più del singolo reato: Anche se una delle accuse cade (per motivi procedurali come la mancanza di querela), il sequestro può essere mantenuto se sussistono gravi indizi per altri reati connessi, come quelli fiscali.
* La lotta alle frodi fiscali rimane una priorità: La Corte mostra di considerare con particolare allarme i meccanismi fraudolenti che minano le finanze pubbliche, avallando l’uso di incisive misure cautelari per bloccare sul nascere le attività illecite e prevenirne la reiterazione.

È necessario che tutti i reati ipotizzati siano procedibili per disporre un sequestro preventivo?
No. La sentenza chiarisce che il sequestro preventivo è legittimo se sussiste il ‘fumus commissi delicti’ (la probabilità di un reato) per almeno uno dei reati contestati, anche se un altro reato connesso (come la truffa) risulta improcedibile per mancanza di querela.

Quale tipo di legame deve esistere tra un’azienda e un reato per giustificare un sequestro preventivo ‘impeditivo’?
Secondo la Corte, non è richiesto un ‘collegamento strutturale’. È sufficiente la ‘pertinenza’ del bene al reato, ovvero un legame anche indiretto che renda concreto il pericolo che la libera disponibilità dell’azienda possa aggravare le conseguenze del reato o agevolare la commissione di altri illeciti.

L’emissione di fatture ‘in acconto’ per lavori del superbonus non ancora ultimati è considerata reato?
Sì. La Cassazione ribadisce che emettere fatture per spese non ancora concretamente sostenute, relative a opere non ultimate o certificate, al fine di creare un presupposto fittizio per il diritto alla detrazione fiscale, integra il reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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