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Sequestro preventivo Superbonus: i costi di gestione

Un consorzio edile ha subito un sequestro preventivo Superbonus per oltre 1,4 milioni di euro per aver indebitamente ottenuto crediti d’imposta. La Corte di Cassazione ha confermato il provvedimento, stabilendo che i costi generali di gestione erano stati illegittimamente inclusi nelle fatture come spese ammissibili. La Corte ha chiarito che il Superbonus rientra tra le erogazioni pubbliche ai sensi dell’art. 316-ter c.p. e che solo i costi direttamente collegati ai lavori di ristrutturazione sono detraibili, escludendo le spese operative generiche dell’impresa.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo Superbonus: i costi di gestione non sono spese ammissibili

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha confermato un sequestro preventivo Superbonus a carico di un consorzio edile, stabilendo un principio fondamentale: i costi di gestione e funzionamento dell’organizzazione aziendale non rientrano tra le spese ammissibili per ottenere il credito d’imposta. Questa decisione chiarisce i confini del reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche (art. 316-ter c.p.) in relazione ai bonus edilizi, fornendo un importante monito per le imprese del settore.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un consorzio stabile che, operando come appaltatore per lavori di ristrutturazione rientranti nel Superbonus, proponeva ai committenti privati l’opzione dello sconto in fattura. Successivamente, subappaltava i lavori alle proprie società consorziate. Il meccanismo fraudolento contestato consisteva nell’emettere fatture ai committenti per un importo maggiore rispetto a quello fatturato dalle imprese subappaltatrici.

Questa differenza, secondo la difesa del consorzio, corrispondeva ai “costi di gestione e spese di funzionamento dell’organizzazione consortile”. Sulla base di queste fatture maggiorate, il consorzio maturava un credito d’imposta superiore a quello effettivamente spettante, portando il Giudice per le Indagini Preliminari a disporre un sequestro preventivo di oltre 1,4 milioni di euro, finalizzato alla confisca del profitto del reato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del consorzio, confermando integralmente l’ordinanza del Tribunale del riesame e, di conseguenza, la legittimità del sequestro. I giudici hanno stabilito che il credito d’imposta del Superbonus rientra a pieno titolo nel concetto di “erogazione pubblica” e che l’aver incluso costi non ammissibili configura il reato previsto dall’art. 316-ter del codice penale.

Le Motivazioni

La sentenza si basa su una serie di argomentazioni giuridiche chiare e precise che delineano la corretta applicazione delle norme sui bonus edilizi.

Analisi del sequestro preventivo Superbonus e la natura del credito d’imposta

In primo luogo, la Corte ha ribadito che anche i crediti fiscali, come il Superbonus, costituiscono “erogazioni” pubbliche. Non è necessaria un’elargizione diretta di denaro; è sufficiente che il richiedente ottenga un vantaggio economico a carico della comunità, come appunto un’esenzione dal pagamento di imposte. Pertanto, l’indebito conseguimento di tali crediti rientra pienamente nel perimetro normativo dell’art. 316-ter c.p.

L’inammissibilità dei Costi di Gestione

Il punto cruciale della decisione riguarda la natura delle spese ammissibili. La normativa del Superbonus (art. 119 d.l. 34/2020) fa riferimento a spese “documentate e sostenute”. La Corte ha chiarito che questo presuppone un nesso di funzionalità diretta tra la spesa e gli interventi “agevolabili” concretamente realizzati.

I “costi di gestione e di funzionamento dell’organizzazione consortile” sono stati ritenuti privi di questo nesso. Essi non sono funzionalmente collegabili ai singoli interventi edili, ma rappresentano costi generali della struttura aziendale. Includerli in fattura come se fossero costi diretti dei lavori è stata considerata un’operazione fraudolenta finalizzata a gonfiare artificialmente l’importo su cui calcolare il credito d’imposta.

La Sussistenza del Dolo e il Periculum in Mora

La difesa aveva sostenuto la mancanza di dolo (intenzione di commettere il reato), adducendo l’incertezza normativa sulla natura delle spese detraibili. La Cassazione ha respinto questa tesi, sottolineando che un operatore professionale ha il dovere di informarsi adeguatamente. La “finalità fraudolenta” dell’operazione è stata desunta dalla circostanza che nei contratti di subappalto non vi era alcun riferimento a prezzi differenziati o a costi aggiuntivi da riconoscere al consorzio.

Infine, è stato confermato anche il periculum in mora, ovvero il rischio di dispersione dei beni. I giudici hanno ritenuto sufficienti elementi come l’entità del credito, l’incapienza del patrimonio del ricorrente rispetto al profitto del reato e la propensione del legale rappresentante a investire le proprie risorse finanziarie in beni non compatibili con la situazione economica dichiarata.

Le Conclusioni

Questa sentenza invia un messaggio inequivocabile al settore delle costruzioni: la gestione dei bonus fiscali richiede la massima trasparenza e il rigoroso rispetto dei limiti normativi. I costi generali d’impresa non possono essere arbitrariamente “ribaltati” sui committenti per aumentare il beneficio fiscale. Le aziende devono distinguere nettamente tra i costi diretti dell’intervento, che sono ammissibili, e le spese di funzionamento della propria struttura, che non lo sono. Il rischio, come dimostra questo caso, è quello di incorrere non solo in sanzioni fiscali, ma anche in gravi conseguenze penali, come il sequestro preventivo Superbonus e la successiva confisca dei profitti illecitamente ottenuti.

Un credito d’imposta come il Superbonus può essere considerato un’erogazione pubblica ai fini del reato di cui all’art. 316-ter c.p.?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che si ha un’erogazione pubblica anche quando il richiedente ottiene un vantaggio economico a carico della comunità, come nel caso di un’esenzione dal pagamento di imposte. Pertanto, l’indebito conseguimento di un credito fiscale rientra nel campo di applicazione di tale reato.

I costi generali di gestione di un’impresa edile possono essere inclusi nelle spese ammissibili per il Superbonus?
No. La sentenza chiarisce che sono ammissibili solo le spese che hanno un nesso di stretta e diretta funzionalità con gli interventi di ristrutturazione agevolabili. I costi di gestione e funzionamento dell’organizzazione aziendale sono considerati spese generali non collegabili ai singoli lavori e, pertanto, non possono essere inclusi per ottenere il credito d’imposta.

Come viene valutato il ‘periculum in mora’ (rischio di dispersione dei beni) in un sequestro preventivo per reati legati ai bonus edilizi?
Il periculum in mora può essere desunto da una combinazione di elementi oggettivi e soggettivi. Nel caso di specie, i giudici hanno considerato l’entità del credito illecitamente ottenuto, l’incapienza del patrimonio della società rispetto al profitto del reato e il comportamento del legale rappresentante, che aveva dimostrato una propensione a investire risorse in beni, indicando un concreto pericolo di depauperamento del patrimonio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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