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Sequestro preventivo strumentale: motivazione e confisca

La Corte di Cassazione ha confermato un’ordinanza di sequestro preventivo strumentale a carico di un’azienda di carburanti, respingendo il ricorso del titolare. Quest’ultimo lamentava una carenza di motivazione riguardo al nesso tra un deposito commerciale e i reati contestati, e sulla genericità del ‘periculum in mora’. La Corte ha stabilito che la motivazione del Tribunale, sebbene sintetica, era sufficiente, avendo descritto il meccanismo fraudolento e il ruolo strumentale sia delle autobotti che del deposito, giustificando così la misura cautelare in vista della futura confisca.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo Strumentale: la Cassazione sulla Necessità di una Motivazione Adeguata

Il sequestro preventivo strumentale è una delle misure cautelari più incisive nel nostro ordinamento, poiché sottrae al proprietario la disponibilità di un bene prima ancora di una condanna definitiva. Ma quali sono i requisiti di motivazione che un giudice deve rispettare per disporlo? Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti, analizzando il caso del sequestro di un deposito commerciale e di due autobotti appartenenti a una società operante nel settore dei carburanti.

I Fatti di Causa

Il Tribunale di Palermo, in funzione di giudice del riesame, confermava un decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le indagini preliminari. La misura riguardava l’intero complesso aziendale di una società di carburanti, incluse due autobotti e il relativo deposito commerciale. Le accuse a carico del titolare erano gravi: reati in materia di accise sui prodotti petroliferi e falsità documentale.

L’imprenditore, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso in Cassazione lamentando principalmente due vizi:
1. Violazione di legge e mancanza di motivazione: secondo la difesa, il Tribunale non avrebbe adeguatamente spiegato il ‘nesso di strumentalità’ tra il deposito commerciale e i reati contestati, a differenza di quanto fatto per le autobotti, chiaramente usate per il trasporto illecito.
2. Genericità del ‘periculum in mora’: il ricorso sosteneva che il pericolo di dispersione dei beni fosse stato affermato in modo generico, senza una specifica analisi del rischio concreto.

La Valutazione della Corte sul sequestro preventivo strumentale

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, cogliendo l’occasione per ribadire principi consolidati in materia. Innanzitutto, ha ricordato che il ricorso per cassazione contro le ordinanze cautelari reali è ammesso solo per violazione di legge. In tale nozione rientrano non solo gli errori di diritto, ma anche i vizi di motivazione così radicali da renderla inesistente, illogica o meramente apparente.

Nel caso specifico, la Suprema Corte ha ritenuto che la motivazione del Tribunale del riesame non fosse affatto apparente. Il provvedimento impugnato, infatti, aveva dato conto della propria autonoma valutazione degli indizi, descrivendo puntualmente il meccanismo fraudolento messo in atto dalla società. Questo consisteva in:
* Effettuare numerosi carichi di prodotto petrolifero non registrati.
* Acquistare ‘in nero’ gasolio agricolo denaturato per destinarlo al deposito commerciale della società.
* Cedere il prodotto a soggetti non autorizzati.

La Motivazione del Periculum in Mora

Contrariamente a quanto sostenuto dal ricorrente, la Cassazione ha ritenuto che il Tribunale avesse correttamente illustrato il nesso di strumentalità non solo per le autobotti (usate per il trasporto), ma anche per il deposito commerciale. Quest’ultimo era il luogo dove venivano stoccati i carichi di gasolio acquistati illecitamente. Pertanto, sia i mezzi che il deposito erano funzionali alla commissione dei reati e, come tali, suscettibili di confisca obbligatoria ai sensi dell’art. 44 del D.Lgs. 504/1995.

Il Tribunale aveva giustificato il periculum in mora (il pericolo nel ritardo) con la necessità di anticipare l’effetto ablativo della confisca. La ragione risiedeva nella condotta sistematica e illegale dell’indagato nell’esercizio dell’attività d’impresa, che rendeva concreto e attuale il rischio di dispersione dei beni (ad esempio, tramite vendite o passaggi di proprietà) prima della definizione del giudizio.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un principio chiave stabilito dalle Sezioni Unite: il provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca deve contenere una concisa motivazione sul ‘periculum in mora’. Tale motivazione deve spiegare perché è necessario anticipare gli effetti della confisca. Nel caso in esame, la motivazione del G.I.P., ripresa dal Tribunale, era stata ritenuta non apparente ma esistente e logica. Faceva leva sul fatto che lasciare i beni nella disponibilità dell’indagato avrebbe potuto portare alla loro dispersione, rendendo difficile il recupero in caso di condanna. Il Tribunale non era tenuto a una quantificazione precisa del profitto, essendo sufficiente dimostrare il rischio concreto di dispersione dei beni strumentali al reato.

Conclusioni

La sentenza consolida l’orientamento secondo cui, per un sequestro preventivo strumentale, la motivazione sul periculum in mora può essere anche sintetica, purché riesca a illustrare in modo logico le ragioni che rendono necessario anticipare la confisca. La sistematicità della condotta illecita e l’inserimento della stessa in un’attività d’impresa sono elementi sufficienti a far presumere un concreto pericolo di dispersione dei beni. Di conseguenza, il Tribunale non era venuto meno al suo obbligo di verifica dei presupposti del sequestro, che è stato quindi legittimamente confermato. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando è ammissibile il ricorso per cassazione contro un’ordinanza di sequestro preventivo?
Il ricorso per cassazione è ammesso solo per violazione di legge. Ciò include non solo l’errata applicazione di una norma, ma anche i vizi della motivazione così gravi da renderla del tutto assente, meramente apparente, o priva dei requisiti minimi di coerenza, completezza e ragionevolezza.

Perché il deposito commerciale è stato considerato ‘strumentale’ al reato come le autobotti?
Perché, secondo la ricostruzione dei giudici, il deposito era parte integrante del meccanismo fraudolento. Non era solo un bene aziendale, ma il luogo fisico dove venivano stoccati i carichi di gasolio agricolo acquistati illecitamente (‘in nero’) prima di essere ceduti a soggetti non autorizzati. Pertanto, era direttamente funzionale alla commissione dei reati contestati.

Come è stato giustificato il ‘periculum in mora’ per il sequestro?
Il ‘periculum in mora’ è stato giustificato dalla necessità di evitare la dispersione dei beni prima della conclusione del processo. I giudici hanno ritenuto che la condotta sistematica e illegale dell’indagato, svolta nell’ambito della sua attività d’impresa, rendesse concreto e attuale il rischio che i beni (autobotti e deposito) potessero essere ceduti a terzi, rendendo impossibile la loro confisca in caso di condanna.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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