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Sequestro preventivo: ruoli e responsabilità del consulente

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una commercialista contro un’ordinanza di sequestro preventivo per frode fiscale. La professionista era accusata di aver assistito imprenditori in un sistema “apri e chiudi” per evadere le imposte. La Corte ha ritenuto che le censure fossero critiche di merito, non ammesse in sede di legittimità, e ha confermato la validità della motivazione del Tribunale del riesame sia sul fumus commissi delicti che sul periculum in mora.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo e Concorso del Professionista: Analisi di una Sentenza della Cassazione

La recente sentenza della Corte di Cassazione, sez. III penale, n. 15877/2025, offre importanti chiarimenti sulla responsabilità del professionista (commercialista, consulente del lavoro) che concorre in reati fiscali e sui limiti di impugnazione delle misure cautelari reali, come il sequestro preventivo. Il caso esaminato riguarda una consulente accusata di aver fornito assistenza tecnica a un complesso schema fraudolento, noto come “apri e chiudi”, finalizzato a evadere sistematicamente le imposte.

I Fatti: Il Ruolo del Consulente nel Sistema Fraudolento

Il Tribunale di Firenze aveva disposto un sequestro preventivo su somme e beni di una professionista, ritenute profitto del reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Secondo l’accusa, la consulente, in concorso con altri soggetti, avrebbe agevolato un meccanismo illecito: diverse imprese venivano costituite e, dopo aver accumulato ingenti debiti fiscali, venivano chiuse. Contestualmente, le loro attività, i beni strumentali e i rapporti di lavoro venivano trasferiti a nuove società “pulite”, lasciando le vecchie imprese come scatole vuote impossibili da aggredire per l’Erario. L’ammontare complessivo dell’evasione era stato calcolato in oltre 1,1 milioni di euro. La professionista, con le sue competenze tecniche, avrebbe avuto un ruolo centrale in queste operazioni.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa della professionista ha presentato ricorso in Cassazione contro l’ordinanza del Tribunale del Riesame che confermava il sequestro, sollevando due principali motivi di doglianza:

1. Omessa motivazione sul fumus commissi delicti e sul periculum in mora: La difesa sosteneva che mancassero prove concrete del coinvolgimento della consulente e che il pericolo di dispersione dei beni fosse stato presunto in modo generico.
2. Errata quantificazione del profitto e ripartizione tra i concorrenti: Si contestava il metodo di calcolo del profitto confiscabile e si lamentava che il sequestro fosse stato disposto per l’intero importo nei confronti della consulente, senza provare il vantaggio patrimoniale da lei effettivamente conseguito.

La Decisione della Suprema Corte: L’inammissibilità del Ricorso e il sequestro preventivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la misura cautelare. La decisione si fonda su principi procedurali e sostanziali di grande rilevanza.

Limiti del Ricorso per Violazione di Legge

Il primo punto chiave è la natura del ricorso in Cassazione avverso le ordinanze in materia di sequestro. L’art. 325 c.p.p. permette il ricorso solo per “violazione di legge”. La Corte ribadisce che in questa nozione rientrano gli errori di diritto e i vizi di motivazione talmente gravi da renderla inesistente o puramente apparente. Non è invece consentito utilizzare questo strumento per contestare la valutazione dei fatti e delle prove operata dal giudice del riesame, trasformando la Cassazione in un terzo grado di merito.

La Valutazione sul Fumus e sul Periculum

La Corte ha ritenuto che le censure della difesa fossero proprio tentativi di ottenere un nuovo giudizio sui fatti. La motivazione del Tribunale del Riesame, secondo la Cassazione, era logica e coerente nel dedurre la consapevolezza e il ruolo centrale della professionista dalle intercettazioni e dalla natura “tecnica” delle operazioni fraudolente, che un imprenditore difficilmente avrebbe potuto architettare da solo.

Anche riguardo al periculum in mora, la Corte ha validato il ragionamento del giudice di merito. Il pericolo non derivava dalla semplice natura fungibile del denaro, ma dalla specifica modalità della condotta illecita, interamente volta a dissimulare e disperdere patrimoni, rendendo quindi concreto e attuale il rischio di occultamento del profitto.

Quantificazione del Profitto e Responsabilità dei Concorrenti

Sul secondo motivo, la Cassazione ha bollato come generiche le contestazioni della ricorrente. La difesa si era limitata a criticare il metodo di calcolo del profitto e a negare un vantaggio per la propria assistita, senza però fornire calcoli alternativi o elementi specifici per smentire la ricostruzione dell’accusa. In tema di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, spetta a chi impugna il provvedimento l’onere di contestare in modo specifico e documentato la quantificazione, non essendo sufficiente una mera affermazione generica.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte si basano sul principio che il ricorso per cassazione contro misure cautelari reali non può diventare un’occasione per rivedere il merito della vicenda. Il giudice di legittimità deve limitarsi a verificare che il provvedimento impugnato sia sorretto da una motivazione logica, coerente e non manifestamente errata in diritto. Nel caso di specie, il Tribunale del riesame aveva adeguatamente spiegato perché riteneva sussistenti sia la probabilità del reato (fumus) sia il pericolo di dispersione dei beni (periculum). Le critiche della ricorrente, non avendo evidenziato una palese violazione di legge o un’assenza di motivazione, sono state considerate inammissibili in quanto miravano a una riconsiderazione delle prove, preclusa in quella sede.

Le Conclusioni

Questa sentenza è un monito importante per tutti i professionisti che operano in ambito fiscale e societario. La Cassazione conferma che l’assistenza tecnica fornita a schemi palesemente fraudolenti può configurare un concorso nel reato, con conseguenze patrimoniali gravissime come il sequestro preventivo per l’intero profitto del reato. Inoltre, la pronuncia delinea chiaramente i confini dell’impugnazione in sede di legittimità: le contestazioni devono essere specifiche, fondate su vizi di legge e non possono risolversi in una generica critica all’operato dei giudici di merito. Chi intende contestare una misura cautelare deve farlo con argomentazioni precise e, se del caso, con conteggi alternativi, per non vedersi dichiarare il ricorso inammissibile.

Quando un ricorso in Cassazione contro un sequestro preventivo è inammissibile?
Quando si limita a criticare la valutazione dei fatti e delle prove fatta dal giudice del riesame (giudizio di merito), anziché denunciare una vera e propria violazione di legge o una motivazione del tutto assente, illogica o contraddittoria, che sono gli unici vizi ammessi in sede di legittimità.

Come viene giustificato il ‘periculum in mora’ in un sequestro per reati fiscali?
Nella sentenza, il ‘periculum’ non si basa solo sulla natura fungibile del denaro, ma sulla specifica condotta fraudolenta degli indagati. Un sistema “apri e chiudi”, creato appositamente per dissimulare e disperdere i beni, rende concreto e attuale il rischio che il profitto del reato venga nascosto, giustificando la misura cautelare.

In caso di più concorrenti nel reato, come viene quantificato il sequestro a carico di un singolo?
Il sequestro preventivo può essere disposto per l’intero importo del profitto del reato nei confronti di ciascun concorrente, in via solidale. Spetta poi all’indagato, in sede di riesame, fornire elementi specifici e dettagliati per dimostrare di non aver tratto alcun vantaggio o di averne tratto uno inferiore, contestando la quantificazione in modo puntuale e non generico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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