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Sequestro preventivo: ricorso inammissibile in Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato un sequestro preventivo di oltre 100.000 euro a carico di un imprenditore. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile poiché le censure del ricorrente sono state ritenute un tentativo di rivalutare i fatti, non consentito in sede di legittimità. L’imprenditore era accusato di associazione per delinquere e frode su crediti d’imposta per lavori di sanificazione fittizi, e la Corte ha confermato la sussistenza dei presupposti per la misura cautelare, ovvero il ‘fumus boni juris’ e il ‘periculum in mora’.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito i limiti del ricorso contro un sequestro preventivo, specialmente quando le contestazioni riguardano la valutazione delle prove. Il caso in esame verteva su una presunta frode milionaria basata su crediti d’imposta fittizi, generati da lavori di sanificazione anti-COVID mai eseguiti. La Corte ha dichiarato il ricorso dell’imprenditore coinvolto inammissibile, ribadendo principi fondamentali della procedura penale.

I Fatti del Caso: Crediti d’Imposta e Lavori Inesistenti

Le indagini avevano portato alla luce un presunto sistema fraudolento. Una società, operante nel settore della disinfestazione, avrebbe acquisito crediti d’imposta da numerosi clienti per lavori di adeguamento alle misure sanitarie imposte dalla pandemia. Secondo l’accusa, tuttavia, questi lavori non erano mai stati realmente eseguiti.

La società, pur emettendo fatture per milioni di euro, risultava priva di sede, personale e strutture adeguate a svolgere tali interventi. A fronte di ciò, il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto un sequestro preventivo di oltre 100.000 euro, ritenuti profitto del reato, nei confronti di un imprenditore considerato partecipe al meccanismo.

I Motivi del Ricorso e i Limiti del Giudizio di Cassazione

L’imprenditore ha presentato ricorso in Cassazione contro l’ordinanza del Tribunale del Riesame che aveva confermato il sequestro, sollevando tre principali questioni:

1. Inutilizzabilità delle intercettazioni: Si lamentava un vizio procedurale nell’esecuzione delle intercettazioni.
2. Mancanza del fumus boni juris: Si contestava la fondatezza dell’accusa, sostenendo che il Tribunale non avesse adeguatamente valutato le prove a discarico (documenti, testimonianze) che dimostravano l’effettiva esecuzione dei lavori.
3. Assenza del periculum in mora: Si riteneva insussistente il pericolo di dispersione dei beni, dato il tempo trascorso dai fatti e la scadenza dei crediti d’imposta.

La Valutazione del Sequestro Preventivo in Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato tutte le censure, dichiarando il ricorso inammissibile. La sentenza offre spunti cruciali su come viene valutato un sequestro preventivo in sede di legittimità. Il ricorso per Cassazione contro un’ordinanza di sequestro è consentito solo per ‘violazione di legge’. Questo significa che la Corte non può riesaminare i fatti o la valutazione delle prove compiuta dai giudici di merito, ma solo verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione del provvedimento non sia del tutto assente, illogica o contraddittoria.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato l’inammissibilità del ricorso punto per punto.

Sulle intercettazioni: La Corte ha rilevato un ‘difetto di interesse’ del ricorrente. Il Tribunale del Riesame aveva già deciso di non utilizzare il contenuto delle intercettazioni per la sua decisione, rendendo la doglianza sul punto irrilevante.

Sul fumus boni juris: Le critiche del ricorrente sono state interpretate come un tentativo di ottenere dalla Cassazione una nuova e diversa valutazione dei fatti e delle prove. Questo, come detto, non è consentito. Il Tribunale del Riesame aveva fornito una motivazione logica e coerente, basandosi su elementi concreti (la società priva di strutture, le dichiarazioni dei clienti, l’emissione di numerose note di credito), sufficienti a sostenere, in questa fase preliminare, la plausibilità dell’accusa. Per disporre un sequestro non serve la prova piena della colpevolezza, ma un quadro indiziario solido.

Sul periculum in mora: Anche su questo punto, la motivazione del Tribunale, seppur sintetica, è stata ritenuta adeguata. Il pericolo era stato individuato nella disponibilità del denaro da parte dell’indagato, che avrebbe potuto disperderlo, pregiudicando così le future pretese risarcitorie delle vittime. Questo rischio concreto è sufficiente a giustificare la misura cautelare.

Le Conclusioni

La sentenza riafferma un principio cardine: il giudizio di Cassazione non è un terzo grado di merito. Le contestazioni relative al sequestro preventivo non possono mirare a rimettere in discussione le prove, ma devono limitarsi a denunciare vizi giuridici o motivazionali di particolare gravità. In assenza di tali vizi, la valutazione compiuta dai giudici di merito sulla sussistenza dei presupposti per la misura cautelare (fumus e periculum) resta incensurabile. La decisione comporta per il ricorrente, oltre alla conferma del sequestro, la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle prove che hanno portato a un sequestro preventivo?
No, il ricorso per Cassazione contro un sequestro preventivo è ammesso solo per ‘violazione di legge’. Non è possibile chiedere alla Corte di rivalutare nel merito le prove o gli indizi, attività che spetta esclusivamente ai giudici delle fasi precedenti (GIP e Tribunale del Riesame).

Quando un motivo di ricorso è inammissibile per ‘difetto di interesse’?
Un motivo di ricorso è inammissibile per ‘difetto di interesse’ quando la censura sollevata dal ricorrente, anche se fosse fondata, non porterebbe a nessun risultato pratico a suo favore. Nel caso specifico, contestare l’inutilizzabilità delle intercettazioni era inutile, poiché il giudice aveva già deciso di non basare la sua decisione su di esse.

Quali sono i presupposti minimi per disporre un sequestro preventivo?
Per disporre un sequestro preventivo sono necessari due presupposti: il ‘fumus boni juris’, ovvero la plausibile esistenza di un reato basata su un quadro indiziario solido, e il ‘periculum in mora’, cioè il pericolo concreto e attuale che la libera disponibilità dei beni possa aggravare le conseguenze del reato o facilitarne la commissione di altri.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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