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Sequestro preventivo: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro un’ordinanza che confermava un sequestro preventivo per il reato di ricettazione. Il ricorso è stato ritenuto manifestamente infondato, poiché il tribunale del riesame aveva correttamente individuato il reato presupposto (truffa) e motivato adeguatamente le esigenze cautelari, ovvero il rischio che la disponibilità del denaro potesse aggravare le conseguenze del reato. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20033 del 2025, affronta un caso emblematico in materia di sequestro preventivo, chiarendo i confini dell’ammissibilità del ricorso di legittimità. La decisione sottolinea come una motivazione adeguata da parte dei giudici di merito renda il ricorso in Cassazione un’arma spuntata, soprattutto quando le doglianze si rivelano manifestamente infondate. Questo provvedimento offre spunti fondamentali per comprendere la logica dietro le misure cautelari reali e i limiti del sindacato della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Il procedimento nasce dal ricorso di un individuo contro l’ordinanza del Tribunale del riesame di Napoli. Quest’ultimo aveva confermato un provvedimento del Giudice per le indagini preliminari che rigettava la richiesta di revoca di un sequestro preventivo disposto su alcuni beni, in particolare una somma di denaro. L’indagato era accusato del reato di ricettazione, e il tribunale aveva individuato nella truffa il reato presupposto da cui provenivano i beni sequestrati.

Il ricorrente contestava la legittimità della misura, ma il Sostituto Procuratore generale presso la Corte di Cassazione ne chiedeva la dichiarazione di inammissibilità, ritenendo il ricorso privo di fondamento.

La Decisione della Corte e l’applicazione del sequestro preventivo

La Corte di Cassazione accoglie la richiesta del Procuratore e dichiara il ricorso inammissibile. Il cuore della decisione risiede nella valutazione della manifesta infondatezza delle lamentele del ricorrente. La Suprema Corte evidenzia come il tribunale del riesame avesse correttamente adempiuto al proprio dovere, identificando con chiarezza sia il reato presupposto (truffa) sia le esigenze cautelari che giustificavano il mantenimento del sequestro preventivo.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione è netta e si fonda su un principio cardine del giudizio di legittimità: la Corte non può riesaminare il merito delle valutazioni fatte dai giudici dei gradi precedenti, a meno che la loro motivazione non sia palesemente illogica o contraddittoria. In questo caso, il Tribunale del riesame aveva compiuto una valutazione di merito incensurabile, ritenendo che la disponibilità del denaro rinvenuto avrebbe potuto aggravare o protrarre le conseguenze dell’attività illecita oggetto di indagine. Questa valutazione, basata sull’articolo 321, comma 1, del codice di procedura penale, è stata considerata sufficiente e congrua. La doglianza del ricorrente, pertanto, non superava la soglia di ammissibilità, risultando manifestamente infondata.

Le Conclusioni

La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta due conseguenze automatiche previste dall’articolo 616 del codice di procedura penale. In primo luogo, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali. In secondo luogo, viene condannato al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia ribadisce un importante principio: il ricorso in Cassazione non è una terza istanza di giudizio sul fatto, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge. Quando un provvedimento cautelare come il sequestro preventivo è sorretto da una motivazione logica e coerente con la normativa, le possibilità di un suo annullamento in sede di legittimità sono estremamente ridotte.

Perché il ricorso contro il sequestro preventivo è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto manifestamente infondato. La Corte di Cassazione ha stabilito che il Tribunale del riesame aveva motivato in modo logico e sufficiente sia l’esistenza del reato presupposto (truffa) sia le esigenze cautelari, ovvero il rischio che la disponibilità del denaro potesse protrarre le conseguenze del reato.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile in Cassazione?
In base all’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata fissata in tremila euro.

Su quale base il tribunale ha giustificato il mantenimento del sequestro?
Il tribunale ha giustificato il mantenimento del sequestro sulla base delle esigenze cautelari previste dall’art. 321, comma 1, c.p.p. Ha ritenuto, con una valutazione di merito non sindacabile in Cassazione, che la libera disponibilità del denaro sequestrato potesse aggravare o protrarre le conseguenze dell’attività illecita oggetto di indagine.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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