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Sequestro preventivo quote: no a norme civilistiche

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che dichiarava inammissibile la richiesta di sostituire delle quote societarie, sottoposte a sequestro preventivo, con una somma di denaro. Il Tribunale del Riesame aveva erroneamente basato la sua decisione sull’inosservanza delle norme civilistiche relative all’offerta reale (art. 1209 c.c.). La Suprema Corte ha stabilito che tali norme, relative all’adempimento delle obbligazioni, non sono applicabili al sequestro penale, che segue una logica pubblicistica. Il caso è stato rinviato al Tribunale affinché valuti nel merito la possibilità di sostituire il bene sequestrato.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro preventivo quote societarie: la Cassazione frena l’applicazione delle norme civilistiche

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 19989 del 2024, ha affrontato un’importante questione procedurale riguardante il sequestro preventivo quote societarie e la possibilità di sostituirle con una somma di denaro. La Corte ha annullato con rinvio un’ordinanza che aveva dichiarato inammissibile tale richiesta, basandosi erroneamente su norme del codice civile del tutto estranee al contesto penale. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dai giudici.

I fatti di causa

Il caso trae origine da un’indagine per bancarotta fraudolenta distrattiva. Il Giudice per le indagini preliminari aveva disposto il sequestro preventivo delle quote di una società, ritenendo che fossero state cedute dalla società poi fallita a un prezzo incongruo, notevolmente inferiore al loro valore nominale.

Il liquidatore della società acquirente, al fine di liberare le quote dal vincolo, aveva proposto di versare una somma di denaro corrispondente al valore indicato nel capo di imputazione, chiedendo la revoca del sequestro sulle quote e la sua sostituzione con il denaro offerto. Tale somma, essendo un bene fungibile, avrebbe garantito le esigenze cautelari in modo ancora più efficace e immediato. Il GIP aveva rigettato la richiesta e il Tribunale del Riesame, adito in appello, aveva dichiarato l’impugnazione inammissibile.

La decisione del Tribunale del Riesame e i motivi di ricorso

Il Tribunale del Riesame aveva fondato la sua decisione su un argomento puramente civilistico: la mancata presentazione dell’offerta di denaro nelle forme dell'”offerta reale” previste dall’art. 1209 del codice civile. Secondo il Tribunale, non essendo stata seguita questa specifica procedura, la richiesta era irricevibile.

Contro questa decisione, la difesa del liquidatore ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando una violazione di legge e una totale mancanza di motivazione. I motivi principali erano:

1. L’erronea applicazione di norme civilistiche (quelle sull’offerta reale e la mora del creditore) a un procedimento penale come il sequestro, che ha natura pubblicistica e finalità completamente diverse.
2. La mancata valutazione nel merito della richiesta di sostituzione, che mirava a tutelare gli interessi della procedura concorsuale offrendo un bene (il denaro) più liquido delle quote.
3. La mancata fissazione di un’udienza in contraddittorio per discutere le modalità della sostituzione, come richiesto in prima istanza.

Le motivazioni della Cassazione sul sequestro preventivo quote

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. I giudici supremi hanno censurato radicalmente l’approccio del Tribunale del Riesame, definendo la sua motivazione assente e basata su argomentazioni inconferenti.

Il punto centrale della decisione è che il richiamo all’art. 1209 del codice civile è del tutto fuori luogo. Quella norma disciplina i rapporti tra debitore e creditore nell’ambito delle obbligazioni civili e serve a rendere imputabile al creditore il ritardo nell’adempimento. Il sequestro preventivo quote, invece, è uno strumento del procedimento penale, governato da proprie regole e finalità. Non esiste un rapporto di debito-credito tra l’indagato/terzo e lo Stato che giustifichi l’applicazione di tali istituti.

La Corte ha sottolineato come il Tribunale abbia completamente omesso di affrontare la vera questione sollevata dalla difesa: l’astratta possibilità di ottenere la sostituzione del bene in sequestro (le quote) con un surrogato di pari valore (il denaro). Invece di rispondere a questa specifica censura, il giudice del riesame ha introdotto un tema nuovo e irrilevante, quello dell’offerta reale, senza peraltro spiegare perché dovesse applicarsi al caso di specie.

Le conclusioni

In conclusione, la Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata e ha rinviato il caso al Tribunale di Salerno per una nuova valutazione. Il giudice del rinvio dovrà ora esaminare la richiesta nel merito, fornendo una risposta motivata su due punti cruciali:

1. L’ammissibilità del trasferimento del vincolo cautelare dalle quote societarie a una somma di denaro di pari valore.
2. L’eventuale applicabilità di disposizioni civilistiche e le modalità con cui l’offerta di denaro debba essere presentata in sostituzione del sequestro.

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: le procedure penali e quelle civili, pur potendo avere punti di contatto, rispondono a logiche e norme differenti. È un errore applicare meccanicamente istituti di un settore all’altro senza una solida base normativa e una motivazione adeguata.

È possibile chiedere la sostituzione di quote societarie sotto sequestro preventivo con una somma di denaro?
La sentenza non dà una risposta definitiva, ma stabilisce che la questione è ammissibile e deve essere valutata nel merito dal giudice. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione che la riteneva inammissibile a priori, imponendo al Tribunale di esaminare la concreta possibilità di tale sostituzione.

Le norme del codice civile sull’offerta reale (art. 1209 c.c.) si applicano al sequestro penale?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che le norme sull’offerta reale, che riguardano l’adempimento delle obbligazioni tra privati, non sono applicabili al sequestro penale, il quale si sviluppa all’interno di una procedura pubblicistica con finalità e regole proprie.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza del Tribunale del Riesame?
La Corte ha annullato l’ordinanza perché la motivazione era del tutto assente sulla questione centrale sollevata dalla difesa (la possibilità di sostituire le quote con denaro) e si basava sull’erronea e ingiustificata applicazione di una norma civilistica (l’art. 1209 c.c.) estranea al contesto del sequestro penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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