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Sequestro preventivo: quando la ristrutturazione è nuova costruzione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di sequestro preventivo per abusi edilizi. La sentenza chiarisce che una ristrutturazione con aumento di volumetria e modifiche sostanziali alla sagoma, come l’aggiunta di un piano e di un ascensore non previsti, si qualifica come nuova costruzione, necessitando di un permesso di costruire e non di una semplice S.C.I.A. Il ricorso per cassazione contro il sequestro preventivo è limitato alla sola violazione di legge, non potendo riesaminare nel merito i fatti.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: Quando una Ristrutturazione Diventa Abuso Edilizio

L’ordinanza di sequestro preventivo di un cantiere è un evento critico per qualsiasi operatore del settore immobiliare. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. N. 33800/2025) offre un’importante lezione sulla linea sottile che separa una ristrutturazione legittima da una nuova costruzione abusiva, chiarendo i limiti invalicabili per chi opera sulla base di una semplice S.C.I.A. (Segnalazione Certificata di Inizio Attività).

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un intervento di ristrutturazione su due immobili, per il quale era stata presentata una S.C.I.A. che prevedeva la demolizione e ricostruzione di edifici con tre elevazioni fuori terra. Tuttavia, a seguito di un sopralluogo, le autorità avevano constatato significative difformità rispetto al progetto dichiarato. In particolare, gli immobili presentavano quattro elevazioni fuori terra sul lato a valle, un piano seminterrato con ascensore e rampa di scale non dichiarati, un aumento della superficie delle terrazze e altre modifiche non autorizzate. Queste discrepanze hanno portato il Tribunale a disporre il sequestro preventivo dei cantieri, ritenendo che i lavori configurassero non una ristrutturazione, ma una ‘nuova costruzione’ realizzata in assenza del necessario permesso di costruire.

## L’ordinanza di sequestro preventivo e i motivi del ricorso

Il costruttore ha impugnato l’ordinanza, sostenendo l’assenza del cosiddetto fumus commissi delicti, ovvero la mancanza di sufficienti indizi di reato. La difesa ha argomentato che le opere non erano ancora concluse, che il seminterrato era preesistente e che le modifiche rientravano nella normale attività di ristrutturazione consentita dalla legge. Inoltre, si contestava l’errata applicazione delle norme edilizie, insistendo sul fatto che l’intervento dovesse essere qualificato come ristrutturazione e non come nuova costruzione, rientrando quindi nel regime della S.C.I.A.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la validità del sequestro preventivo. La decisione si fonda su principi procedurali e sostanziali di grande rilevanza pratica.

## Le Motivazioni: i limiti del ricorso contro il sequestro preventivo

La Corte ribadisce un principio fondamentale: il ricorso per cassazione contro le misure cautelari reali, come il sequestro preventivo, è consentito solo per ‘violazione di legge’. Questo significa che la Cassazione non può riesaminare i fatti o la logicità della motivazione del giudice del merito, a meno che questa non sia totalmente assente o manifestamente illogica. Nel caso di specie, il Tribunale aveva adeguatamente motivato la sua decisione, evidenziando le palesi difformità tra il progetto autorizzato e le opere realizzate, elementi sufficienti a integrare il fumus del reato edilizio.

### Differenza tra Ristrutturazione e Nuova Costruzione

Il cuore della questione risiede nella corretta qualificazione giuridica dell’intervento. La Corte ha avallato la tesi del Tribunale secondo cui le opere realizzate eccedevano ampiamente la nozione di ‘ristrutturazione edilizia’. L’aumento del numero di piani, la creazione di un ascensore e di scale interne non previste e l’ampliamento complessivo della sagoma e del volume hanno trasformato l’intervento in una ‘nuova costruzione’. Tale qualificazione imponeva l’ottenimento di un permesso di costruire, un titolo abilitativo ben più complesso e rigoroso della semplice S.C.I.A. presentata.

### La Natura della S.C.I.A.

Un altro punto cruciale chiarito dalla sentenza riguarda il valore della S.C.I.A. La Corte sottolinea che la S.C.I.A. è un atto del privato, non un provvedimento amministrativo. Di conseguenza, il giudice penale non ha bisogno di ‘disapplicare’ formalmente la S.C.I.A. per accertare l’abuso; è sufficiente constatare che i lavori eseguiti non corrispondono a quelli dichiarati e che, per la loro natura, avrebbero richiesto un titolo diverso. La S.C.I.A. non offre alcuno scudo legale se l’intervento edilizio supera i limiti che essa consente.

Le Conclusioni

Questa sentenza invia un messaggio chiaro a costruttori e tecnici: la massima attenzione è richiesta nella qualificazione degli interventi edilizi e nella scelta del corretto titolo abilitativo. Abusare della S.C.I.A. per realizzare opere che, di fatto, costituiscono una nuova costruzione, espone al rischio concreto di un sequestro preventivo del cantiere e a un procedimento penale. Inoltre, la pronuncia conferma la difficoltà di contestare in Cassazione le valutazioni di merito che fondano una misura cautelare, rendendo essenziale una difesa ben strutturata fin dalle prime fasi del procedimento.

Quando un intervento di ristrutturazione si trasforma in una ‘nuova costruzione’?
Secondo la Corte, ciò avviene quando le modifiche sono talmente significative da alterare le caratteristiche essenziali dell’edificio preesistente, come un aumento del numero di piani, della volumetria complessiva o della sagoma (il profilo esterno dell’edificio). In questi casi, non è più sufficiente una S.C.I.A. ma è necessario il permesso di costruire.

È possibile contestare la valutazione dei fatti che hanno portato a un sequestro preventivo con un ricorso in Cassazione?
No, il ricorso per cassazione contro un’ordinanza di sequestro preventivo è ammesso solo per ‘violazione di legge’. Non è possibile chiedere alla Suprema Corte di rivalutare le prove o i fatti (ad esempio, se un seminterrato fosse o meno preesistente), a meno che la motivazione del giudice precedente non sia completamente assente o manifestamente illogica.

Che valore ha la S.C.I.A. se il giudice penale riscontra un abuso edilizio?
La S.C.I.A. (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) è una dichiarazione del privato e non un’autorizzazione della Pubblica Amministrazione. Se il giudice accerta che i lavori eseguiti non rientrano in quelli consentiti dalla S.C.I.A., può procedere direttamente a qualificare il fatto come reato edilizio e disporre il sequestro, senza dover prima ‘annullare’ o ‘disapplicare’ la S.C.I.A.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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