LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sequestro preventivo: quando la motivazione è omessa

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di sequestro preventivo per il reato di autoriciclaggio, evidenziando gravi carenze motivazionali. Il provvedimento è stato annullato sia nei confronti di una terza intestataria di un immobile, poiché il giudice non ha usato parametri oggettivi per valutare la sproporzione tra il suo stipendio e il bene, sia nei confronti degli indagati, per totale assenza di motivazione sul loro presunto ruolo attivo nel reato. La sentenza ribadisce che il sequestro preventivo deve fondarsi su una motivazione concreta e non su mere congetture.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo Annullato: La Cassazione Sottolinea l’Obbligo di Motivazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cardine del nostro sistema processuale: un sequestro preventivo non può basarsi su mere asserzioni o valutazioni soggettive, ma richiede una motivazione rigorosa, concreta e puntuale. Il caso in esame riguarda un’ordinanza di sequestro per autoriciclaggio, annullata con rinvio a causa di gravi vizi motivazionali che toccavano sia la posizione di una terza intestataria di un immobile, sia quella degli indagati.

I Fatti di Causa: Un Sequestro per Autoriciclaggio

Il Tribunale di Padova, in sede di riesame, aveva confermato un decreto di sequestro preventivo disposto ai sensi degli artt. 321, comma 2, c.p.p. e 240-bis c.p. sui beni di tre persone indagate per il reato di autoriciclaggio. La misura ablativa colpiva il patrimonio degli indagati e beni nella loro disponibilità, anche se formalmente intestati a terzi.

Contro questa ordinanza, i tre soggetti proponevano ricorso in Cassazione, lamentando, sebbene con profili diversi, un difetto di motivazione da parte del Tribunale.

La Posizione della Terza Interessata e la Sproporzione Patrimoniale

Una delle ricorrenti, intestataria di un immobile, contestava la valutazione del Tribunale circa la sussistenza della sproporzione tra il suo patrimonio e le sue capacità reddituali. La difesa evidenziava una palese contraddittorietà nella motivazione: da un lato, il Tribunale riconosceva che la donna percepiva da anni uno stipendio mensile di tremila euro e che l’anticipo per l’acquisto dell’immobile era stato versato con risorse a lei formalmente attribuibili; dall’altro, riteneva tale stipendio “troppo alto” per la sua figura professionale (coordinatrice di un call center) e le sue prestazioni lavorative di “non particolare entità e pregio”, senza però indicare alcun parametro oggettivo a sostegno di tale valutazione.

Le Posizioni degli Indagati e il fumus commissi delicti

Gli altri due ricorrenti, invece, lamentavano l’omessa motivazione in merito al fumus commissi delicti, ovvero alla sussistenza degli elementi minimi per ritenere configurabile il reato di autoriciclaggio a loro carico. Il Tribunale si era limitato a evidenziare la sproporzione dei loro beni (un’autovettura di valore e un’ingente somma di denaro in una cassetta di sicurezza) rispetto alle loro fonti lecite, ma non aveva specificato in che modo essi avrebbero concretamente posto in essere la condotta di autoriciclaggio.

Il Sequestro Preventivo e l’Onere della Prova

La Corte di Cassazione, nell’accogliere i ricorsi, ha colto l’occasione per ribadire i principi che regolano il sequestro preventivo finalizzato alla confisca, specialmente quando coinvolge beni intestati a terzi. È onere della pubblica accusa dimostrare non solo la sproporzione, ma anche la divergenza tra intestazione formale e disponibilità effettiva del bene in capo all’indagato. Il giudice deve illustrare con precisione gli elementi sintomatici (gravi, precisi e concordanti) che sorreggono l’accusa, senza poter fare affidamento su presunzioni.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto fondate le censure di tutti i ricorrenti, annullando l’ordinanza con rinvio.

Per quanto riguarda la terza interessata, i giudici di legittimità hanno stabilito che il Tribunale non può liquidare le prove difensive (in questo caso, le dichiarazioni sull’attività lavorativa svolta) con una valutazione soggettiva e priva di riscontri oggettivi. Affermare che uno stipendio di tremila euro sia eccessivo per una determinata mansione, senza confrontarlo con contratti collettivi, prassi di mercato o altri parametri oggettivi, costituisce un vizio di apoditticità e, in definitiva, un’omessa motivazione. Il giudice del rinvio dovrà quindi riesaminare il punto alla luce di criteri concreti.

Ancora più netta la censura mossa alla motivazione riguardante gli altri due indagati. La Corte ha rilevato una totale omissione sul requisito del fumus commissi delicti. Il Tribunale, pur individuando la condotta di autoriciclaggio nel “reimpiego di rilevanti importi delle truffe mediante i versamenti ingiustificati ad altre società”, non ha mai spiegato quale fosse stato il ruolo concreto dei due ricorrenti in tale attività. Anzi, ha evidenziato che costoro avevano ricevuto somme di denaro, una condotta che, di per sé, non integra il reato di autoriciclaggio, il quale presuppone un’azione di impiego, sostituzione o trasferimento di capitali illeciti. La motivazione, pertanto, è risultata del tutto assente sul punto cruciale della condotta penalmente rilevante.

Le Conclusioni

Questa sentenza è un importante monito sull’obbligo di motivazione che grava sui giudici, specialmente quando dispongono misure invasive come il sequestro preventivo. Non è sufficiente sospettare una sproporzione o indicare genericamente un’ipotesi di reato. È necessario che l’ordinanza illustri in modo chiaro, logico e specifico, per ciascun indagato e per ciascun bene, le ragioni fattuali e giuridiche che giustificano il provvedimento. Una motivazione apparente, contraddittoria o, peggio, omessa, non può reggere al vaglio di legittimità, a tutela dei diritti patrimoniali e di difesa dei cittadini.

Cosa deve dimostrare l’accusa per procedere al sequestro di beni intestati a un terzo?
L’accusa deve dimostrare non solo la sproporzione tra il valore del bene e il reddito del terzo, ma anche la divergenza tra l’intestazione formale e la disponibilità effettiva del bene in capo all’indagato, basandosi su elementi di prova gravi, precisi e concordanti.

Un giudice può considerare uno stipendio ‘troppo alto’ senza fornire parametri oggettivi?
No. Secondo la Cassazione, il giudice non può basare un sequestro su una valutazione soggettiva e generica della congruità di uno stipendio. Deve fare riferimento a parametri oggettivi, come contratti collettivi di categoria o retribuzioni medie per ruoli simili, altrimenti la sua motivazione è viziata.

Perché il sequestro per autoriciclaggio è stato annullato per gli indagati?
È stato annullato perché l’ordinanza del Tribunale non spiegava in alcun modo quale fosse stata la condotta concreta degli indagati nel reinvestire i proventi illeciti. Anzi, affermava che avessero ricevuto denaro, una circostanza che non configura di per sé il reato di autoriciclaggio, determinando una totale omissione di motivazione sul fumus commissi delicti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati