LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sequestro preventivo: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un gestore di un campeggio contro un’ordinanza di sequestro preventivo. Il provvedimento riguardava l’occupazione abusiva di un’area demaniale marittima. La Corte ha chiarito che il ricorso in cassazione per un sequestro preventivo è limitato alla sola violazione di legge e non può essere utilizzato per richiedere una nuova valutazione dei fatti, ribadendo la correttezza della decisione del Tribunale che aveva ravvisato sia il ‘fumus commissi delicti’ sia il ‘periculum in mora’.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo e Demanio: i Limiti del Ricorso in Cassazione

Il sequestro preventivo è uno strumento potente nelle mani della magistratura, ma quali sono i confini entro cui un indagato può contestarlo? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 6577/2025) offre un chiarimento fondamentale: il ricorso contro un sequestro preventivo non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sui fatti. Analizziamo il caso di un gestore di un campeggio accusato di occupazione abusiva di demanio marittimo per comprendere meglio questo importante principio.

I Fatti di Causa: Occupazione Abusiva e Opere non Autorizzate

Il Tribunale di Cosenza aveva confermato un provvedimento di sequestro preventivo emesso dal GIP del Tribunale di Castrovillari. L’oggetto del sequestro era un’area demaniale marittima, costituita da una pineta, che il gestore di un campeggio aveva di fatto annesso alla sua struttura. Le accuse a suo carico erano di invasione di terreni ed edifici (art. 633 c.p.), deturpamento e imbrattamento (art. 639-bis c.p.), oltre a violazioni del codice della navigazione per innovazioni non autorizzate su concessione demaniale.

Nello specifico, l’indagato, legale rappresentante della società che gestiva il campeggio, aveva realizzato diverse opere senza autorizzazione, tra cui:
* Una struttura in legno adibita a reception, ampliata di fatto con roulotte sigillate tra loro.
* Numerose colonnine elettriche, pali per l’illuminazione e telecamere.
* Una struttura in legno con bagni chimici.

Queste opere, secondo l’accusa, occupavano abusivamente il suolo demaniale, andando oltre i limiti della concessione balneare di cui era titolare.

Le Doglianze dell’Indagato e il Ricorso in Cassazione

L’indagato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando diversi vizi nell’ordinanza del Tribunale. Le sue censure si concentravano su quattro punti principali:
1. Mancanza di gravi indizi di colpevolezza (fumus commissi delicti): La difesa sosteneva che l’area fosse di proprietà privata e non demaniale, basandosi su un atto di restituzione del 1983.
2. Insussistenza delle esigenze cautelari (periculum in mora): Secondo il ricorrente, la misura cautelare non era giustificata, soprattutto a distanza di tempo dai fatti.
3. Errata scelta della misura cautelare.
4. Violazione di legge in relazione ai reati contestati e ai presupposti del sequestro.

In sostanza, la difesa chiedeva alla Corte di Cassazione una riconsiderazione completa degli elementi di fatto che avevano portato al sequestro.

I Limiti del Ricorso contro il Sequestro Preventivo

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per ribadire un principio cardine della procedura penale. A norma dell’art. 325 c.p.p., il ricorso per cassazione contro le ordinanze in materia di sequestro preventivo è consentito solo per violazione di legge.

Cosa significa? Significa che la Cassazione non può riesaminare le prove o valutare nel merito se i fatti si siano svolti in un modo o in un altro. Il suo compito è verificare che i giudici precedenti abbiano applicato correttamente la legge. Una motivazione carente o illogica non è sufficiente per annullare il provvedimento, a meno che non sia così grave da risultare del tutto assente o meramente apparente, configurando così una violazione dell’obbligo di motivazione (art. 125 c.p.p.).

Le Motivazioni della Suprema Corte

Nel caso di specie, la Corte ha stabilito che le censure del ricorrente non denunciavano una vera violazione di legge, ma miravano a una rivalutazione dei fatti, preclusa in sede di legittimità. Il Tribunale del riesame aveva fornito una motivazione adeguata e logica su tutti i punti essenziali:

Sul fumus commissi delicti*: I giudici di merito avevano correttamente evidenziato che l’indagato aveva realizzato opere non autorizzate, occupando un’area (circa 292 mq) ulteriore rispetto a quella in concessione. Inoltre, avevano motivatamente escluso la natura privatistica della pineta, sottolineando che un atto di riconsegna da parte dell’Assessorato regionale non equivale a un formale atto di concessione d’uso di un bene demaniale.
Sul periculum in mora*: La motivazione, seppur sintetica, era stata ritenuta sufficiente. Il pericolo era stato individuato nel rischio di aggravamento e protrazione delle conseguenze del reato, derivante dalla libera disponibilità delle aree. Ciò implicava un riferimento al pericolo di un incremento del carico urbanistico e di un pregiudizio per il territorio e l’ambiente.

Conclusioni

La sentenza riafferma con forza che il ricorso in Cassazione contro un sequestro preventivo non è un terzo grado di giudizio. Le parti non possono utilizzare questo strumento per chiedere ai giudici di legittimità di riconsiderare le prove e sostituire la propria valutazione a quella del Tribunale del riesame. Il controllo della Cassazione si arresta alla verifica della corretta applicazione delle norme e alla presenza di una motivazione che, per quanto sintetica, renda comprensibile l’iter logico seguito dal giudice. Qualsiasi doglianza che si traduca in una critica alla valutazione dei fatti è destinata a essere dichiarata inammissibile.

Quando è ammissibile un ricorso in Cassazione contro un’ordinanza di sequestro preventivo?
Il ricorso è ammesso solo per ‘violazione di legge’. Ciò include errori nell’interpretazione o applicazione di norme giuridiche e vizi procedurali. Non è ammesso per contestare la valutazione dei fatti o la logicità della motivazione, a meno che questa non sia del tutto assente o meramente apparente.

Perché la Corte ha ritenuto che l’area sequestrata fosse demaniale e non privata?
La Corte ha confermato la valutazione del Tribunale, secondo cui la documentazione prodotta dall’indagato (un atto di riconsegna da parte di un Assessorato regionale del 1983) non era sufficiente a provare la natura privata dell’area. Tale atto, infatti, non costituisce un titolo formale di concessione d’uso di un bene demaniale, né prova l’assenza della natura demaniale stessa.

Come è stato giustificato il ‘periculum in mora’ (pericolo nel ritardo) per il sequestro?
Il pericolo è stato ravvisato nel rischio concreto che la libera disponibilità delle aree da parte dell’indagato potesse aggravare e protrarre le conseguenze del reato. La Corte ha ritenuto implicito in questa valutazione il riferimento al pericolo di un aumento del carico urbanistico e del pregiudizio al territorio e all’ambiente, giustificando così la necessità della misura cautelare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati