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Sequestro preventivo: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro un’ordinanza di sequestro preventivo per reati di autoriciclaggio. La Corte chiarisce che il ricorso per cassazione non può riesaminare i fatti, ma solo le violazioni di legge. Il sequestro preventivo è legittimo se basato su un ‘fumus commissi delicti’, ovvero un fondato sospetto di reato, anche se non vi è piena prova.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: la Cassazione fissa i paletti per l’impugnazione

Il sequestro preventivo rappresenta uno degli strumenti più incisivi a disposizione dell’autorità giudiziaria per bloccare gli effetti di un reato. Ma quali sono i limiti per contestare un provvedimento di questo tipo? Con la sentenza n. 34652 del 2024, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi sulla materia, ribadendo principi fondamentali riguardo i motivi di ricorso ammissibili e il requisito del fumus commissi delicti.

I fatti alla base della vicenda

Il caso trae origine da un’indagine su un complesso sistema fraudolento legato a bonus edilizi. L’ipotesi accusatoria vedeva un consorzio effettuare trasferimenti di denaro a favore di una società immobiliare, la quale, per giustificare tali flussi, avrebbe emesso fatture per operazioni ritenute inesistenti. Sulla base di queste accuse, il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto un sequestro preventivo per un valore di svariati milioni di euro, ipotizzando i reati di autoriciclaggio e impiego di denaro di provenienza illecita.

Gli indagati, tra cui persone fisiche e la stessa società, si opponevano al provvedimento, chiedendone la revoca. A sostegno della loro tesi, presentavano una consulenza tecnica di parte e altri elementi difensivi volti a dimostrare che i lavori fatturati erano stati, in gran parte, effettivamente realizzati. Sostenevano, inoltre, l’inutilizzabilità di alcuni atti di indagine perché compiuti oltre il termine di scadenza delle indagini preliminari.

La decisione del Tribunale

Il Tribunale, in funzione di giudice dell’appello cautelare, rigettava le istanze degli indagati. Pur prendendo atto delle argomentazioni difensive, riteneva che il quadro indiziario raccolto dalla Procura fosse sufficiente a sostenere il requisito del fumus commissi delicti. In altre parole, esisteva un fondato sospetto che i reati contestati fossero stati commessi, giustificando così il mantenimento del sequestro preventivo. Anche l’eccezione procedurale sulla scadenza dei termini veniva respinta.

I limiti del ricorso e la validità del sequestro preventivo

Insoddisfatti, gli indagati proponevano ricorso per cassazione. La questione principale sottoposta alla Suprema Corte riguardava due aspetti: la natura dei motivi che possono essere fatti valere in sede di legittimità contro un sequestro preventivo e la corretta valutazione del fumus commissi delicti da parte del giudice.

La difesa lamentava che il Tribunale avesse ignorato le prove prodotte, rendendo una motivazione solo apparente e travisando i fatti. Secondo i ricorrenti, le prove difensive erano decisive per escludere la natura simulata dell’appalto e, di conseguenza, la sussistenza stessa dei reati contestati.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo chiarimenti cruciali. In primo luogo, ha ribadito un principio cardine: il ricorso per cassazione in materia di misure cautelari reali è ammesso solo per violazione di legge. Non è possibile, quindi, chiedere alla Suprema Corte una nuova e diversa valutazione dei fatti o delle prove. Il compito della Cassazione non è stabilire se gli indagati siano colpevoli o innocenti, ma verificare che il giudice di merito abbia applicato correttamente la legge e abbia fornito una motivazione logica e non palesemente contraddittoria.

Nel caso specifico, secondo i giudici, il Tribunale non aveva omesso di motivare, ma aveva esaminato le argomentazioni difensive e le aveva ritenute non sufficienti a scalfire il quadro accusatorio a livello di gravità indiziaria richiesta per il sequestro preventivo. Il giudice cautelare, infatti, deve accertare l’esistenza di ‘concreti e persuasivi elementi di fatto’, non la piena prova richiesta per una condanna.

La Corte ha specificato che le deduzioni difensive, che miravano a dimostrare una diversa realtà dei fatti, si traducevano in una richiesta di riesame del merito, preclusa in sede di legittimità. Il ricorso, inoltre, è stato ritenuto generico perché si concentrava solo su alcuni elementi, trascurandone altri (come i flussi finanziari e i dati INPS sulla forza lavoro) che il Tribunale aveva posto a fondamento della sua decisione.

Infine, riguardo alla presunta tardività delle indagini, la Corte ha confermato l’orientamento consolidato secondo cui il termine decorre dalla data di iscrizione nel registro delle notizie di reato da parte del PM, e un eventuale ritardo in tale iscrizione non rende gli atti successivi inutilizzabili.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma con forza la distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. Chi intende impugnare un’ordinanza di sequestro preventivo davanti alla Cassazione deve concentrarsi su vizi di legge o su difetti di motivazione talmente gravi da renderla incomprensibile o inesistente. Tentare di convincere la Suprema Corte a una diversa lettura delle prove è una strategia destinata al fallimento, in quanto esula dai poteri che la legge le attribuisce. La decisione sottolinea che per l’applicazione di una misura cautelare reale è sufficiente un quadro indiziario solido (il fumus), la cui valutazione è rimessa al prudente apprezzamento del giudice di merito, sindacabile in Cassazione solo entro strettissimi limiti.

È possibile contestare la valutazione delle prove in un ricorso per cassazione contro un sequestro preventivo?
No. Il ricorso per cassazione contro un sequestro preventivo è ammesso solo per violazione di legge. Non è possibile chiedere alla Corte di Cassazione una nuova valutazione dei fatti o delle prove, poiché questo tipo di esame spetta esclusivamente ai giudici di merito.

Cosa si intende per ‘fumus commissi delicti’ ai fini del sequestro preventivo?
Per giustificare un sequestro preventivo, è sufficiente il ‘fumus commissi delicti’, ovvero l’esistenza di elementi concreti e persuasivi che rendano plausibile la commissione di un reato. Non è richiesta la prova piena della colpevolezza necessaria per una condanna, ma un fondato sospetto basato sugli indizi raccolti.

Un ritardo del pubblico ministero nell’iscrivere un indagato rende inutilizzabili gli atti di indagine successivi?
No. La Corte di Cassazione, richiamando un orientamento consolidato, ha stabilito che il termine di durata delle indagini preliminari decorre dalla data in cui il pubblico ministero iscrive il nome della persona nel registro delle notizie di reato. Eventuali ritardi in questa iscrizione, pur potendo avere conseguenze disciplinari, non comportano l’inutilizzabilità degli atti di indagine compiuti successivamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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