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Sequestro preventivo: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di sequestro preventivo per opere edilizie realizzate su un fondo agricolo in area protetta. Il sequestro è stato confermato perché le opere, sebbene apparentemente minori, erano funzionalmente collegate a interventi precedenti e determinavano un’illegittima modifica della destinazione d’uso del terreno. La Corte ha ribadito che il ricorso per cassazione in materia cautelare è consentito solo per violazione di legge e non per una rivalutazione dei fatti.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo per Abusi Edilizi: I Limiti del Ricorso in Cassazione

Il sequestro preventivo è uno strumento cruciale nel contrasto agli abusi edilizi e paesaggistici, ma quali sono i limiti per contestarlo? Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce i confini del ricorso avverso tale misura, sottolineando che non è possibile utilizzarlo per ottenere un riesame dei fatti, ma solo per denunciare una palese violazione di legge. Il caso in esame riguarda opere realizzate su un fondo agricolo in un’area a tutela paesaggistica.

I Fatti di Causa

Il Tribunale di Napoli, in funzione di giudice del riesame, confermava un provvedimento di sequestro preventivo disposto dal G.i.p. su un’area agricola situata a Forio d’Ischia. All’indagato, agendo anche come rappresentante di una società, veniva contestato di aver realizzato diverse opere (tra cui la sostituzione di un cancello, l’apposizione di tubolari e rete metallica, e la creazione di un campo di bocce) in assenza del permesso di costruire e dell’autorizzazione paesaggistica.

Secondo l’accusa, tali interventi erano stati realizzati in un’area soggetta a tutela integrale e alteravano il paesaggio, con un aggravio del carico urbanistico. L’imprenditore, tramite il suo legale, proponeva ricorso per cassazione, sostenendo che le opere fossero di manutenzione ordinaria, autorizzabili con una semplice C.I.L.A., e che non vi fosse continuità con opere preesistenti. La difesa lamentava inoltre un’errata valutazione da parte del Tribunale, che aveva definito il fondo come ‘agricolo’ basandosi unicamente sulle descrizioni della polizia giudiziaria, senza considerare le argomentazioni e le perizie tecniche difensive.

La Decisione della Corte e il sequestro preventivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno ribadito un principio fondamentale: in materia di provvedimenti cautelari reali, il ricorso per cassazione è ammesso solo per violazione di legge, come stabilito dall’art. 325 del codice di procedura penale. Questo vizio non si limita all’errata applicazione di una norma, ma include anche i vizi di motivazione talmente radicali da renderla inesistente o meramente apparente, ovvero priva dei requisiti minimi di coerenza e completezza necessari a comprendere l’iter logico seguito dal giudice.

Le Motivazioni della Decisione

Nel caso specifico, la Suprema Corte ha ritenuto che la motivazione del Tribunale del riesame fosse tutt’altro che assente o apparente. Al contrario, il Tribunale aveva condotto un’analisi approfondita e dettagliata degli elementi.

In primo luogo, l’ordinanza impugnata aveva descritto la natura degli interventi, sottolineando come questi avessero determinato un mutamento della destinazione d’uso del terreno non autorizzato. In secondo luogo, il Tribunale aveva illustrato in modo compiuto le ragioni per cui le opere oggetto di sequestro preventivo dovevano considerarsi funzionalmente connesse a quelle realizzate in passato. Questa connessione funzionale è stata determinante per qualificare l’intervento complessivo come un’operazione unitaria finalizzata a trasformare un fondo agricolo in un’area con finalità diverse, aggravando l’impatto urbanistico e paesaggistico.

Di conseguenza, le censure sollevate dalla difesa non rappresentavano una vera e propria violazione di legge, ma si risolvevano in una richiesta di diversa valutazione del merito della condotta. Un’attività, questa, preclusa in sede di legittimità. La Corte non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella del giudice di merito, ma deve limitarsi a verificare che quest’ultimo abbia applicato correttamente la legge e fornito una motivazione logica e comprensibile.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma la linea rigorosa della giurisprudenza sui limiti del ricorso per cassazione avverso il sequestro preventivo. Chi intende impugnare un provvedimento di questo tipo non può limitarsi a contestare la ricostruzione dei fatti operata dal giudice del riesame, ma deve dimostrare un vizio giuridico grave e palese, come un’errata interpretazione di una norma o una motivazione del tutto inesistente. In assenza di tali vizi, il sequestro resta valido e l’appello viene dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando è ammissibile un ricorso per cassazione contro un’ordinanza di sequestro preventivo?
L’appello è ammissibile solo per ‘violazione di legge’. Questo vizio si configura non solo quando una norma viene applicata scorrettamente, ma anche quando la motivazione del provvedimento è completamente assente o meramente apparente, cioè talmente carente da non rendere comprensibile il ragionamento del giudice.

Perché le opere, pur essendo apparentemente minori, hanno giustificato il sequestro?
Perché il Tribunale ha riscontrato una connessione funzionale tra le nuove opere (recinzione, campo di bocce) e quelle preesistenti. Viste nel loro insieme, esse determinavano una modifica non autorizzata della destinazione d’uso del terreno, da agricola ad altro, in una zona a protezione paesaggistica integrale.

Qual è stato l’esito finale del ricorso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende, confermando la piena validità del sequestro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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