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Sequestro preventivo: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un Procuratore contro l’annullamento di un sequestro preventivo su orologi di lusso. La sentenza chiarisce i limiti del ricorso, distinguendo tra violazione di legge e critica alla motivazione del giudice. Il caso verteva su un’ipotesi di evasione dell’IVA all’importazione, ma il Tribunale del riesame aveva escluso la sussistenza del ‘fumus del reato’, decisione che la Cassazione ha ritenuto non censurabile in quella sede perché basata su una valutazione di merito non palesemente illogica.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Il sequestro preventivo è uno strumento potente nelle mani dell’autorità giudiziaria, ma il suo utilizzo deve poggiare su basi solide. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 4215/2024) offre un’importante lezione sui limiti del sindacato di legittimità in questa materia, chiarendo quando e perché un ricorso del Pubblico Ministero contro un’ordinanza di annullamento può essere dichiarato inammissibile. Analizziamo il caso per comprendere i principi affermati dai giudici.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dal sequestro di due orologi di lusso. L’accusa ipotizzata era quella di evasione dell’IVA all’importazione, in concorso tra due soggetti. Uno degli indagati, un collezionista residente in Svizzera, aveva introdotto in Italia un orologio di grande valore senza effettuare la dovuta dichiarazione doganale. Successivamente, lo aveva consegnato a un altro soggetto, apparentemente per un servizio fotografico.

Il Giudice per le indagini preliminari aveva inizialmente disposto il sequestro preventivo dei beni. Tuttavia, il Tribunale del riesame, accogliendo l’istanza della difesa, aveva revocato la misura. Secondo il Tribunale, mancava il cosiddetto fumus del reato: per un orologio, si riteneva credibile la versione del servizio fotografico, mentre per l’altro, di proprietà del secondo indagato, l’imposta evasa sarebbe stata inferiore alla soglia di rilevanza penale.

Il Ricorso del Pubblico Ministero e il sequestro preventivo

Il Procuratore della Repubblica, non condividendo la decisione del Tribunale del riesame, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione. Il fulcro del ricorso era la presunta violazione di legge nella valutazione del fumus. Secondo l’accusa, il Tribunale avrebbe errato nel ritenere insussistente il reato, in quanto il semplice fatto di introdurre la merce nel territorio dell’Unione Europea senza dichiarazione integra l’illecito, per il quale è sufficiente il dolo generico (la coscienza e volontà del fatto) e non quello specifico.

L’accusa sosteneva che la mancata presentazione di una dichiarazione, anche per un’importazione temporanea, fosse sufficiente a configurare il reato e a giustificare il mantenimento del sequestro preventivo.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del Pubblico Ministero inammissibile. La decisione si basa su un principio fondamentale del diritto processuale penale: il ricorso per Cassazione contro le ordinanze in materia di misure cautelari reali, come il sequestro preventivo, è consentito solo per violazione di legge.

I giudici hanno spiegato che il ricorso del PM non sollevava una vera e propria questione di errata applicazione della norma penale, ma si risolveva in una critica alla valutazione dei fatti e delle prove operata dal Tribunale del riesame. Quest’ultimo, infatti, aveva fornito una motivazione, analizzando la documentazione (foto, pubblicazioni su social network, una tessera di un club esclusivo che attestava la capacità economica dell’indagato) e concludendo per l’insussistenza del fumus.

Secondo la Cassazione, una tale motivazione, per quanto opinabile nel merito, non può essere definita ‘mancante’ o ‘meramente apparente’. Un vizio di motivazione può giustificare un ricorso solo quando è così radicale da rendere incomprensibile l’iter logico seguito dal giudice. In questo caso, invece, il Tribunale aveva esposto le sue ragioni.

Inoltre, la Corte ha sottolineato come il ricorso del PM fosse generico e non si fosse confrontato con un altro punto cruciale della decisione del Tribunale: l’assenza del periculum in mora, ovvero il pericolo che la libera disponibilità del bene potesse aggravare le conseguenze del reato.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio consolidato: la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti. In materia di sequestro preventivo, il suo ruolo è limitato a verificare la corretta applicazione delle norme di legge. Un ricorso che mira a ottenere una diversa valutazione delle prove, contestando la logicità della motivazione del giudice del riesame, è destinato all’inammissibilità. La decisione del Tribunale del riesame, seppur basata su una ricostruzione dei fatti che l’accusa non condivide, resta insindacabile in sede di legittimità se non presenta vizi logici macroscopici o non si fonda su una palese violazione di legge.

È possibile ricorrere in Cassazione contro un’ordinanza sul sequestro preventivo per criticare la valutazione delle prove fatta dal giudice?
No. La sentenza chiarisce che il ricorso per Cassazione in materia di sequestro preventivo è ammesso solo per violazione di legge. Non è possibile utilizzarlo per contestare la valutazione dei fatti e delle prove (vizio di motivazione), a meno che la motivazione non sia completamente assente o manifestamente illogica.

Perché il ricorso del Pubblico Ministero è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché, di fatto, non denunciava una reale violazione di legge, ma si concentrava nel criticare il ragionamento e la valutazione delle prove del Tribunale del riesame. Inoltre, il ricorso è stato giudicato generico e non ha affrontato tutti gli argomenti della decisione impugnata, come la ritenuta assenza del ‘periculum in mora’.

Quale tipo di motivazione può essere censurata in Cassazione in un procedimento di sequestro?
Può essere censurata solo una motivazione che presenti vizi così radicali da renderla inesistente o puramente apparente. Ciò si verifica quando mancano i requisiti minimi di coerenza, completezza e ragionevolezza, tali da rendere impossibile comprendere l’itinerario logico seguito dal giudice per arrivare alla sua decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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