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Sequestro preventivo: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro un’ordinanza di sequestro preventivo di orologi e denaro, ritenuti provento di spaccio. La Corte ha respinto le censure relative a presunte violazioni dei termini di indagine, irregolarità procedurali nel sequestro e carenza di motivazione, confermando la validità del vincolo reale.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: i Limiti del Ricorso secondo la Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito i confini invalicabili del ricorso avverso un’ordinanza di sequestro preventivo, chiarendo quali motivi possano essere validamente presentati e quali, invece, conducano a un’inevitabile dichiarazione di inammissibilità. Il caso in esame, relativo a un sequestro di orologi di lusso e denaro contante ritenuti provento di attività di spaccio, offre spunti fondamentali sulla differenza tra violazione di legge e vizio di motivazione.

I Fatti di Causa

Il Tribunale del riesame di Roma aveva confermato un decreto di sequestro preventivo emesso nei confronti di un individuo, indagato per ripetute cessioni di sostanze stupefacenti. Oggetto del vincolo erano due orologi e una somma di quasi 20.000 euro, considerati profitto del reato e beni di valore sproporzionato rispetto al reddito dichiarato. L’indagato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, lamentando tre presunte violazioni procedurali.

I Motivi del Ricorso

La difesa ha articolato il ricorso su tre punti principali:

1. Inutilizzabilità delle indagini: Si sosteneva che le attività investigative fossero state compiute oltre i termini di legge, rendendo gli atti successivi inutilizzabili.
2. Violazione delle norme sul sequestro: Si contestava la procedura con cui la polizia giudiziaria aveva sequestrato beni (orologi e denaro) non esplicitamente menzionati nel decreto di perquisizione iniziale, senza una successiva e valida convalida.
3. Carenza di motivazione: Si lamentava che l’ordinanza impugnata mancasse di una motivazione adeguata sul nesso tra i beni e il reato, sul rapporto di sproporzione e, soprattutto, sul cosiddetto periculum in mora, ovvero il pericolo concreto che i beni potessero essere dispersi.

L’Analisi della Corte sul Sequestro Preventivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile, esaminando e respingendo ogni singolo motivo. La decisione si fonda su un principio cardine: il ricorso per cassazione contro un’ordinanza in materia di sequestro preventivo è ammesso solo per violazione di legge. In questa nozione rientrano gli errori di diritto e le violazioni procedurali, ma anche una motivazione talmente carente o contraddittoria da risultare ‘apparente’ o del tutto assente. Non è invece possibile, in questa sede, contestare l’illogicità manifesta della motivazione, vizio che può essere denunciato solo con altri mezzi di impugnazione.

La Procedura di Sequestro Eseguita dalla Polizia Giudiziaria

In merito al secondo motivo, la Corte ha chiarito un punto cruciale. La polizia giudiziaria, anche nel corso di un’operazione delegata, può procedere d’urgenza a un sequestro preventivo di beni ulteriori rispetto a quelli ricercati, qualora emerga una situazione imprevista e non sia possibile attendere il provvedimento del pubblico ministero. In tal caso, non si tratta di un sequestro probatorio da convalidare, ma di un sequestro preventivo urgente la cui convalida viene richiesta al giudice. La procedura seguita nel caso di specie è stata quindi ritenuta pienamente legittima.

La Questione del Periculum in Mora e della Sproporzione

Anche il terzo motivo è stato giudicato inammissibile. La Corte ha osservato che il Tribunale del riesame aveva fornito una motivazione tutt’altro che apparente. Aveva infatti analizzato il contenuto delle intercettazioni, le modalità di rinvenimento del denaro e l’incompatibilità dei redditi dichiarati con la disponibilità di tali somme. Allo stesso modo, aveva giustificato il periculum in mora, ossia il rischio di dispersione dei beni, rendendo necessaria l’anticipazione degli effetti della confisca. Secondo la Cassazione, le censure del ricorrente si traducevano in una non consentita richiesta di rivalutazione del merito dei fatti, preclusa nel giudizio di legittimità.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha sottolineato che il primo motivo di ricorso era ‘reiterativo’, in quanto riproponeva una questione (la tardività delle indagini) già esaminata e motivatamente respinta dal Tribunale del riesame, senza addurre nuovi argomenti di diritto. Per quanto riguarda le presunte irregolarità procedurali, la Corte ha ribadito che la qualificazione giuridica del sequestro operato d’urgenza dalla polizia giudiziaria spetta al pubblico ministero, che correttamente in questo caso lo ha inquadrato come preventivo, chiedendone la convalida al giudice. Infine, la motivazione dell’ordinanza impugnata è stata giudicata sufficiente, in quanto esplicitava le ragioni della decisione sia sul fumus commissi delicti sia sul periculum in mora, confrontandosi con le argomentazioni difensive. La Corte ha richiamato il principio delle Sezioni Unite secondo cui la motivazione del sequestro finalizzato alla confisca deve contenere le ragioni che rendono necessaria l’anticipazione dell’effetto ablativo, cosa che il Tribunale aveva fatto.

Conclusioni

La sentenza riafferma con forza la natura del giudizio di cassazione in materia di misure cautelari reali. Non è una terza istanza di merito dove poter ridiscutere la logicità delle argomentazioni del giudice, ma un controllo di legittimità sulla corretta applicazione della legge. Un ricorso è destinato all’inammissibilità quando, invece di denunciare una chiara violazione di norme procedurali o sostanziali, o una motivazione inesistente, si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte o a sollecitare una nuova e diversa lettura degli elementi di fatto.

È possibile contestare in Cassazione la motivazione di un sequestro preventivo?
Sì, ma solo se la motivazione è completamente mancante o talmente illogica e contraddittoria da essere considerata ‘apparente’. Non è possibile contestare la decisione del giudice semplicemente perché la si ritiene non condivisibile o manifestamente illogica, in quanto ciò comporterebbe una rivalutazione del merito dei fatti, preclusa in sede di legittimità.

Se la polizia giudiziaria sequestra beni non indicati nel decreto di perquisizione, il sequestro è valido?
Sì, può essere valido. La polizia giudiziaria ha il potere di procedere d’urgenza a un sequestro preventivo di beni scoperti durante una perquisizione, anche se non erano l’oggetto originario della ricerca. Tale sequestro deve poi essere sottoposto alla valutazione del pubblico ministero e alla successiva convalida del giudice, come avvenuto nel caso specifico.

Cosa significa che un ricorso è ‘reiterativo’ e perché viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso è definito ‘reiterativo’ quando si limita a riproporre le stesse identiche censure e argomentazioni già esaminate e respinte dal giudice del precedente grado di giudizio (in questo caso, il Tribunale del riesame). Viene dichiarato inammissibile perché non solleva nuove questioni di diritto ma chiede, di fatto, un riesame di questioni già decise, scopo per cui il ricorso per cassazione non è previsto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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