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Sequestro preventivo: quando il ricorso è generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di sequestro preventivo per reati edilizi e paesaggistici. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi di ricorso, che non contestavano puntualmente le argomentazioni dei giudici di merito, ma si limitavano a proporre una rilettura alternativa dei fatti. La sentenza sottolinea che per contestare il ‘fumus’ e il ‘periculum in mora’ non basta addurre norme o perizie, ma è necessario un confronto specifico con la motivazione del provvedimento impugnato.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo per Reati Edilizi: Perché un Ricorso Generico è Destinato a Fallire

Un sequestro preventivo rappresenta uno strumento incisivo per impedire l’aggravarsi delle conseguenze di un reato. Tuttavia, per contestarlo efficacemente in Cassazione, non è sufficiente presentare una visione alternativa dei fatti; è necessario un confronto puntuale e specifico con le motivazioni dei giudici. La sentenza della Corte di Cassazione, Sez. 3 Penale, n. 4435 del 2025, offre un chiaro esempio di come la genericità dei motivi di ricorso porti inevitabilmente alla sua inammissibilità. Analizziamo insieme il caso e le ragioni della decisione.

I Fatti del Caso

Il procedimento nasce da un’ordinanza del Tribunale del riesame di Sassari, che confermava un decreto di sequestro preventivo emesso dal GIP. Il sequestro riguardava opere realizzate su un’area sottoposta a vincolo, contestate come reati edilizi e paesaggistici. L’indagata, attraverso i suoi difensori, aveva proposto ricorso per cassazione, lamentando principalmente tre vizi:
1. Violazione di legge: Sosteneva che le opere non fossero soggette ad autorizzazione paesaggistica e che il tribunale non avesse considerato le normative tecniche applicabili.
2. Mancanza di motivazione: Deplorava l’omessa valutazione del contrasto tra gli atti degli investigatori e la documentazione prodotta dalla difesa, incluse relazioni tecniche.
3. Insussistenza del periculum in mora: Negava la volontà di proseguire nell’illecito e sosteneva che il sequestro danneggiasse la collettività, interrompendo un servizio pubblico.

L’analisi della Corte e il principio di specificità del ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutti i motivi perché ritenuti generici e non correlati in modo specifico alle argomentazioni del provvedimento impugnato. I giudici hanno sottolineato un principio fondamentale del ricorso per cassazione: non è una sede per un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti. La difesa non può limitarsi a proporre una ‘rilettura’ degli elementi a proprio favore, ma deve dimostrare un vizio di legge o un’illogicità manifesta nella motivazione del giudice precedente.

Nel caso specifico, i giudici di merito avevano basato la loro decisione sulla constatazione di un’effettiva alterazione dello stato dei luoghi (livellamento della roccia, apporto di terra, terrazzamenti) che comprometteva l’ecosistema, a prescindere da eventuali autorizzazioni parziali.

Le motivazioni del sequestro preventivo e il ‘Periculum in Mora’

La Corte ha ribadito che i motivi di ricorso erano inammissibili perché non si confrontavano puntualmente con le ragioni della decisione impugnata. La difesa aveva semplicemente contrapposto la propria tesi (rispetto del DPR, considerazioni dell’agronomo) senza smontare logicamente il ragionamento del Tribunale del riesame. Questo vale sia per il fumus boni iuris (la parvenza del reato) sia per il periculum in mora (il pericolo di aggravamento).

Riguardo al periculum, la Cassazione ha chiarito che, nei reati paesaggistici, esso non deriva dalla mera esistenza dell’opera. È necessario dimostrare che la libera disponibilità del bene da parte dell’indagato possa deteriorare ulteriormente l’ecosistema protetto. Nel caso di specie, il Tribunale aveva correttamente individuato tale pericolo nella prosecuzione delle attività nonostante le riserve delle autorità e nella permanenza delle strutture nonostante gli ordini di ripristino. Si trattava, quindi, di una decisione coerente e logicamente argomentata, che il ricorso non era riuscito a scalfire.

Conclusioni

La sentenza in esame è un importante monito per la redazione dei ricorsi per cassazione in materia di misure cautelari reali. Per avere successo, un ricorso non può limitarsi a esporre una tesi difensiva alternativa o a lamentare genericamente una mancata valutazione di prove. Deve, invece, individuare con precisione il vizio di legge o il punto debole della motivazione del provvedimento impugnato, dimostrando perché il ragionamento del giudice è errato in diritto o manifestamente illogico. In assenza di questa specificità, il ricorso è destinato a essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna alle spese e al pagamento di una sanzione pecuniaria.

Perché un ricorso per cassazione contro un sequestro preventivo può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se i motivi sono generici, ovvero se non si confrontano specificamente con le ragioni giuridiche del provvedimento impugnato e si limitano a proporre una diversa ricostruzione dei fatti. Il ricorso deve evidenziare un vizio di legge, non un disaccordo sulla valutazione delle prove.

Cosa si intende per ‘periculum in mora’ nei reati paesaggistici ai fini del sequestro preventivo?
Non è sufficiente la semplice esistenza di un’opera abusiva. Il ‘periculum in mora’ sussiste quando vi è la prova che la libera disponibilità del bene da parte dell’indagato o di terzi possa portare a un ulteriore deterioramento dell’ecosistema protetto dal vincolo paesaggistico. Questo può essere desunto, ad esempio, dalla prosecuzione dei lavori nonostante i divieti.

È sufficiente citare norme o perizie a proprio favore in un ricorso per cassazione per ottenere l’annullamento di un sequestro?
No. Secondo la sentenza, non basta menzionare norme (come il DPR 31/2017) o allegare perizie di parte. È indispensabile che il ricorso illustri in modo puntuale e concreto perché tali elementi rendono illegittima la motivazione del provvedimento di sequestro, confrontandosi direttamente con le argomentazioni sviluppate dai giudici di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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