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Sequestro preventivo: quando eccepire la nullità?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato contro un’ordinanza di sequestro preventivo per oltre 24 milioni di euro. L’indagato lamentava la violazione del diritto di difesa e la mancata valutazione autonoma del GIP. La Corte ha stabilito che la nullità per mancata valutazione autonoma è a regime intermedio e deve essere eccepita con la richiesta di riesame, a pena di decadenza, non potendo essere sollevata per la prima volta in un momento successivo. Pertanto, il ricorso è stato respinto per tardività dell’eccezione.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo e Vizi dell’Ordinanza: La Cassazione Chiarisce i Termini per l’Impugnazione

Il sequestro preventivo è uno strumento potente nelle mani dell’autorità giudiziaria, ma la sua applicazione deve rispettare rigorose garanzie procedurali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto un importante chiarimento sui termini entro cui l’indagato deve contestare eventuali vizi dell’ordinanza, in particolare la presunta mancanza di valutazione autonoma da parte del GIP. La decisione sottolinea un principio fondamentale: le nullità procedurali devono essere fatte valere tempestivamente, altrimenti si perde il diritto di contestarle.

I Fatti del Caso: Un Sequestro Milionario per Reati Fiscali

La vicenda trae origine da un’indagine per gravi reati fiscali. A un soggetto indagato per plurime condotte ritenute violative dell’art. 2 del D.Lgs. n. 74 del 2000 veniva notificato un provvedimento di sequestro preventivo, sia in forma diretta che per equivalente, per un valore complessivo di oltre 24 milioni di euro.

L’indagato, dopo aver visto respinta dal Tribunale di Milano la sua richiesta di revoca della misura, ha proposto ricorso per cassazione, affidando la sua difesa a tre specifici motivi.

I Motivi del Ricorso: Difesa, Valutazione Autonoma e Pericolo nel Ritardo

Le doglianze dell’indagato si concentravano su tre presunti vizi procedurali che, a suo dire, avrebbero dovuto portare all’annullamento del provvedimento.

Primo Motivo: La Presunta Violazione del Diritto di Difesa

Il ricorrente sosteneva che il suo diritto di difesa fosse stato leso perché il Tribunale, in sede di appello cautelare, aveva acquisito nuovi atti senza garantirgli un pieno contraddittorio su di essi. Si trattava, in particolare, dei verbali relativi all’esecuzione materiale del sequestro.

Secondo Motivo: La Mancata Valutazione Autonoma del GIP nel sequestro preventivo

Il motivo centrale del ricorso riguardava la nullità dell’ordinanza genetica del sequestro preventivo. Secondo la difesa, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) si sarebbe limitato a recepire acriticamente la richiesta del Pubblico Ministero, senza compiere quella valutazione autonoma e critica del materiale probatorio richiesta dall’art. 292, comma 2, del codice di procedura penale. Un vizio che, secondo il ricorrente, il Tribunale del riesame avrebbe dovuto rilevare, anche d’ufficio.

Terzo Motivo: L’Assenza di Motivazione sul “Periculum in Mora”

Infine, la difesa lamentava l’omessa motivazione riguardo al cosiddetto periculum in mora, ovvero il pericolo che il ritardo potesse pregiudicare l’efficacia della futura confisca. Si evidenziava il comportamento leale dell’indagato, che non aveva tentato di occultare i propri beni, tanto che erano state rinvenute somme ingenti (oltre 2 milioni di euro) sui suoi conti correnti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, smontando una per una le argomentazioni della difesa con un ragionamento giuridico rigoroso.

Sul primo motivo, la Corte ha osservato che la presunta violazione del diritto di difesa era insussistente. Gli atti acquisiti erano i verbali di esecuzione del sequestro, dei quali l’indagato era pienamente a conoscenza in quanto riguardavano beni nella sua disponibilità. Inoltre, la difesa non aveva mai sollevato specifiche contestazioni sulle modalità di esecuzione in sede di appello, rendendo di fatto irrilevante l’acquisizione di tale documentazione ai fini del contraddittorio.

La parte più significativa della sentenza riguarda il secondo motivo. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: la nullità derivante dalla mancanza di autonoma valutazione da parte del GIP è una nullità di ordine generale a regime intermedio. Questo significa che deve essere dedotta, a pena di decadenza, con il primo mezzo di impugnazione utile, ovvero la richiesta di riesame. Non può essere fatta valere per la prima volta in un momento successivo, come nell’appello contro il rigetto di un’istanza di revoca. La possibilità per il giudice di rilevarla d’ufficio viene meno se la parte, che aveva l’onere di eccepirla, non lo fa nei termini previsti. In altre parole, l’inerzia della parte sana il vizio.

Infine, riguardo al terzo motivo, la Corte ha ricordato che, secondo l’orientamento delle Sezioni Unite, anche il sequestro preventivo finalizzato alla confisca obbligatoria (come nei reati tributari) richiede una motivazione, seppur concisa, sul periculum in mora. Non è sufficiente un automatismo legato alla natura del reato o del bene. Tuttavia, nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che i giudici di merito avessero rispettato tale principio, implicitamente giudicando adeguata la motivazione fornita.

Le Conclusioni: L’Inammissibilità del Ricorso

La sentenza si conclude con una dichiarazione di inammissibilità del ricorso e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. La decisione è un monito importante per la difesa tecnica: i vizi procedurali, anche se potenzialmente fondati, devono essere eccepiti nelle sedi e nei tempi corretti. Attendere o scegliere il momento processuale sbagliato per sollevare una nullità, come quella per difetto di autonoma valutazione, comporta la decadenza dal diritto di farla valere, con la conseguenza di rendere stabile un provvedimento cautelare altrimenti viziato.

Quando va eccepita la nullità dell’ordinanza di sequestro per mancata valutazione autonoma del GIP?
Questa nullità, essendo a regime intermedio, deve essere dedotta a pena di decadenza con la richiesta di riesame. Non può essere sollevata per la prima volta in una fase successiva, come l’appello contro il rigetto di un’istanza di revoca, poiché a quel punto si considera sanata.

È sempre necessaria la motivazione sul periculum in mora per un sequestro preventivo finalizzato alla confisca obbligatoria?
Sì, la giurisprudenza richiede che il provvedimento di sequestro preventivo, anche se finalizzato alla confisca obbligatoria di somme di denaro, contenga una concisa motivazione sul pericolo nel ritardo (periculum in mora), spiegando perché è necessario anticipare l’effetto ablativo rispetto alla sentenza definitiva.

La mancata comunicazione di atti acquisiti dal giudice d’appello viola sempre il diritto di difesa?
No. Secondo la Corte, non vi è violazione se l’indagato è già a conoscenza del contenuto di tali atti (come i verbali di esecuzione di un sequestro a suo carico) e se, in ogni caso, la difesa non dimostra come l’acquisizione di tali documenti abbia concretamente inciso sul suo diritto di argomentare e difendersi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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