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Sequestro preventivo: quando è possibile un nuovo ordine

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di sequestro preventivo emesso per reati fiscali. Un precedente decreto era stato annullato per mancanza di motivazione sul ‘periculum in mora’. La Corte ha stabilito che l’annullamento per un vizio puramente formale, senza una valutazione nel merito, non impedisce l’emissione di un nuovo provvedimento, correttamente motivato, basato sugli stessi elementi. L’appello è stato quindi dichiarato inammissibile, chiarendo che il principio del ‘ne bis in idem’ cautelare non si applica in questi casi.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: La Cassazione chiarisce quando è possibile un nuovo decreto dopo un annullamento

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 46250 del 2024, è intervenuta su un’importante questione procedurale riguardante il sequestro preventivo. La decisione chiarisce i limiti del principio del ne bis in idem cautelare, specificando in quali circostanze è legittimo emettere un nuovo provvedimento di sequestro dopo che un precedente decreto è stato annullato. Questa pronuncia offre spunti fondamentali per comprendere la distinzione tra vizi formali e valutazioni di merito nelle misure cautelari reali.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un’indagine per reati fiscali. Il Giudice per le Indagini Preliminari (G.i.p.) aveva emesso un decreto di sequestro preventivo, sia diretto che per equivalente, per un valore di centinaia di migliaia di euro, a carico di un’indagata. Questo decreto, tuttavia, era stato impugnato e successivamente annullato dal Tribunale del riesame per un vizio specifico: la totale assenza di motivazione riguardo al periculum in mora, ovvero il rischio che i beni potessero essere dispersi.

Successivamente, il Pubblico Ministero, basandosi sullo stesso materiale investigativo ma sanando il vizio formale, ha richiesto e ottenuto un nuovo decreto di sequestro. Anche questo secondo provvedimento è stato impugnato davanti al Tribunale del riesame, che questa volta ha confermato la misura. L’indagata ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando diverse violazioni di legge.

Il Ricorso e i motivi del sequestro preventivo

La difesa dell’indagata ha articolato il ricorso in quattro motivi principali:

1. Violazione del ne bis in idem cautelare: Secondo la ricorrente, l’annullamento del primo decreto avrebbe dovuto precludere l’emissione di un nuovo provvedimento basato sugli stessi elementi investigativi, in assenza di fatti nuovi.
2. Motivazione apparente sul periculum in mora: La difesa sosteneva che anche il secondo decreto fosse carente di una motivazione adeguata e specifica sul rischio di dispersione dei beni, limitandosi a formule generiche.
3. Insussistenza del fumus commissi delicti: Veniva contestata la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza, evidenziando presunte lacune e incongruenze nella consulenza tecnica del Pubblico Ministero e nella valutazione delle prove.
4. Violazione dei principi di proporzionalità e adeguatezza: Si lamentava che il sequestro avesse colpito beni per un valore superiore a quello del profitto contestato, violando così il principio di proporzionalità della misura.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutti i motivi sollevati. Il punto centrale della decisione riguarda la corretta interpretazione del cosiddetto ‘giudicato cautelare’.

Sulla reiterazione del sequestro preventivo

La Corte ha chiarito un principio fondamentale: l’effetto preclusivo del ne bis in idem opera solo quando la precedente decisione cautelare ha comportato una valutazione nel merito dei presupposti della misura, come l’assenza di indizi o di esigenze cautelari.
Nel caso di specie, il primo decreto era stato annullato per una ragione puramente formale: la totale assenza di motivazione sul periculum in mora. Il Tribunale del riesame, in quella prima fase, non aveva espresso alcun giudizio sulla sussistenza o meno del pericolo, ma si era limitato a constatare un difetto strutturale del provvedimento.
Di conseguenza, non si era formato alcun ‘giudicato cautelare’ che potesse impedire al Pubblico Ministero di presentare una nuova richiesta, emendata dal vizio originario. È legittimo, quindi, emettere un nuovo provvedimento di sequestro preventivo che fornisca quella motivazione adeguata che mancava nel primo, pur basandosi sugli stessi elementi di fatto. L’annullamento per un vizio procedurale non consuma il potere dell’accusa di richiedere la misura.

Sugli altri motivi di ricorso

La Cassazione ha ritenuto inammissibili anche gli altri motivi. Per quanto riguarda il periculum in mora nel secondo decreto, la Corte ha osservato che la motivazione non era affatto ‘apparente’, ma faceva riferimento a precisi elementi di fatto emersi dalle indagini, come le modalità fraudolente delle condotte e gli stratagemmi usati per occultare i profitti illeciti.
Anche le censure relative al fumus commissi delicti sono state respinte, poiché tendevano a una rivalutazione del merito dei fatti, preclusa in sede di legittimità. Il Tribunale aveva adeguatamente motivato la sussistenza degli indizi sulla base degli accertamenti della polizia giudiziaria e del contenuto delle intercettazioni.
Infine, la Corte ha respinto il motivo sulla presunta sproporzione del sequestro, rilevando che il Tribunale aveva correttamente affrontato la questione, escludendo, sulla base dei verbali di esecuzione, che vi fosse una duplicazione dei vincoli derivante dal precedente sequestro annullato.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un importante principio di procedura penale: l’annullamento di un sequestro preventivo per un vizio di forma, come la carenza di motivazione, non preclude la possibilità di emetterne uno nuovo e valido. Affinché scatti l’effetto preclusivo del ne bis in idem cautelare, è necessaria una precedente decisione che abbia valutato nel merito l’infondatezza della misura. La decisione della Corte garantisce che errori procedurali non si traducano in un’immunità patrimoniale ingiustificata, consentendo all’organo inquirente di correggere il vizio e ripristinare la tutela cautelare, purché i presupposti sostanziali (indizi e pericolo) siano adeguatamente argomentati.

È possibile emettere un nuovo decreto di sequestro preventivo dopo che il primo è stato annullato?
Sì, è possibile se il primo annullamento è avvenuto per ragioni meramente formali, come la totale assenza di motivazione su uno dei presupposti (es. il ‘periculum in mora’), e non per una valutazione nel merito che abbia escluso la sussistenza dei presupposti stessi.

Cosa si intende per annullamento per vizi ‘formali’ e quali sono le conseguenze?
Un annullamento per vizi formali si ha quando il provvedimento è strutturalmente difettoso (ad esempio, manca la motivazione), senza che il giudice abbia valutato se i presupposti della misura (indizi di colpevolezza, pericolo) esistano o meno. La conseguenza è che non si forma un ‘giudicato cautelare’ e la misura può essere richiesta e disposta nuovamente, a patto di sanare il vizio.

Il principio del ‘ne bis in idem’ si applica sempre in materia di misure cautelari?
No, il principio del ‘ne bis in idem’ cautelare non impedisce la reiterazione della misura quando la precedente decisione di rigetto o annullamento è basata su aspetti procedurali o formali. Opera solo quando c’è stata una precedente valutazione di merito che ha escluso, in base agli elementi disponibili, i presupposti per l’applicazione della misura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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