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Sequestro preventivo: quando è nullo per motivazione

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di sequestro preventivo per ricettazione, stabilendo che la motivazione è insufficiente se si basa solo sulla sproporzione tra il denaro rinvenuto e il reddito dell’indagato. È necessario, ai fini del sequestro preventivo, individuare almeno la tipologia del reato presupposto da cui si presume provenga il denaro, non essendo sufficiente una generica affermazione di ‘provenienza non giustificata’.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo Annullato: la Motivazione Deve Indicare il Reato Presupposto

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27178 del 2024, ha chiarito un principio fondamentale in materia di sequestro preventivo per il reato di ricettazione: la mera sproporzione tra il reddito di una persona e il denaro contante che possiede non è sufficiente a giustificare la misura cautelare. Il giudice deve andare oltre, individuando almeno la tipologia del reato da cui si presume che quel denaro provenga. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Il Denaro Nascosto e il Sequestro

La vicenda nasce dal sequestro di una somma di circa 11.800 euro a un soggetto indagato per il reato di ricettazione (art. 648 c.p.). Il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto la misura cautelare, che era stata poi confermata dal Tribunale in sede di riesame. La difesa dell’indagato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che non vi fossero elementi sufficienti a dimostrare la provenienza illecita del denaro.

Secondo i giudici di merito, gli indizi erano costituiti dalle ‘inusuali modalità di conservazione’ del denaro e dalla ‘evidente sproporzione’ tra la somma sequestrata e la capacità reddituale dell’indagato e del suo nucleo familiare. La difesa, dal canto suo, aveva giustificato il possesso del contante come ‘leciti risparmi familiari’, custoditi in casa per libera scelta e nascosti per timore di furti, sottolineando che non esiste alcun obbligo di depositare i propri risparmi in banca.

La Decisione della Cassazione sul Sequestro Preventivo

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza del Tribunale e rinviando il caso per un nuovo giudizio. Il punto centrale della decisione riguarda la carenza di motivazione del provvedimento impugnato. Secondo gli Ermellini, per legittimare un sequestro preventivo legato al reato di ricettazione, non basta affermare genericamente una ‘provenienza non giustificata’ del bene.

Le Motivazioni della Sentenza

I giudici della Cassazione hanno affermato che la motivazione del Tribunale era ‘assolutamente carente’ e ‘apparente’. Si era limitata a desumere la provenienza delittuosa del denaro da due soli elementi: il valore consistente della somma e la sproporzione con i redditi dell’indagato. Questo ragionamento, secondo la Corte, è puramente congetturale.

Per configurare il fumus commissi delicti della ricettazione, è essenziale che venga identificato, quanto meno nella sua tipologia, il reato presupposto. In altre parole, il giudice deve indicare da quale tipo di delitto (es. furto, truffa, spaccio) si ipotizza che il denaro provenga. Senza questo passaggio logico, il possesso di una somma di denaro, per quanto ingente e non giustificato, rimane un fatto neutro dal punto di vista penale.

La Corte ha ribadito che lo standard probatorio per un sequestro preventivo non richiede la certezza della colpevolezza, ma esige una ‘qualificata probabilità’ basata su elementi concreti. La motivazione non può essere una mera ‘postulazione’ dell’esistenza del reato, ma deve rappresentare le risultanze processuali e dimostrare la congruenza dell’ipotesi accusatoria. Dedurre la provenienza illecita solo dalla sproporzione economica e dalle modalità di custodia significa ricorrere a una scorciatoia argomentativa non consentita, che viola il diritto di difesa e i requisiti di legge per l’applicazione di una misura così incisiva.

Conclusioni: L’Importanza di Indicare il Reato Presupposto

Questa sentenza rafforza un principio di garanzia fondamentale: una misura cautelare reale come il sequestro preventivo non può basarsi su semplici sospetti o congetture. Il giudice ha l’obbligo di fornire una motivazione specifica e puntuale che colleghi il bene sequestrato a una precisa ipotesi di reato, individuando la fattispecie criminosa a monte. Per gli operatori del diritto, ciò significa che nelle istanze e nei provvedimenti di sequestro per ricettazione, l’onere argomentativo deve essere particolarmente rigoroso, andando oltre la mera constatazione di una anomalia patrimoniale e delineando un quadro indiziario concreto circa l’origine delittuosa dei beni.

È sufficiente la sproporzione tra reddito e denaro posseduto per giustificare un sequestro preventivo per ricettazione?
No. Secondo la sentenza, la sola sproporzione con i redditi, unita a inusuali modalità di conservazione del denaro, non è sufficiente. È necessario che la motivazione individui almeno la tipologia del reato presupposto da cui si presume provenga il denaro.

Cosa significa ‘fumus commissi delicti’ nel contesto di un sequestro preventivo?
Significa che devono esistere elementi concreti e indizi sufficienti per ritenere probabile che sia stato commesso un reato. Nel caso della ricettazione, il ‘fumus’ richiede l’individuazione della provenienza delittuosa dei beni, che non può essere solo ipotizzata o presunta in modo generico.

Per disporre un sequestro preventivo per ricettazione, il giudice deve individuare con esattezza il reato da cui proviene il denaro?
Non è necessaria la ricostruzione del reato presupposto in tutti i suoi estremi storico-fattuali, ma è indispensabile che ne sia individuata quantomeno la tipologia. Una motivazione che omette completamente questo aspetto è considerata carente e rende illegittimo il sequestro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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