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Sequestro preventivo: quando è legittimo sui contanti

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un sequestro preventivo di quasi 80.000 euro. Confermato il provvedimento basato su gravi indizi di ricettazione e sul concreto pericolo che il denaro, provento di reato, venisse disperso. Decisive le modalità di confezionamento e le reazioni dell’indagato.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo di Denaro: La Cassazione Chiarisce i Requisiti

Il sequestro preventivo di ingenti somme di denaro contante è una delle misure più incisive a disposizione dell’autorità giudiziaria per contrastare i proventi di attività illecite. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito i principi fondamentali che ne legittimano l’applicazione, chiarendo quali elementi possono fondare sia i gravi indizi di reato sia il pericolo di dispersione del bene. Analizziamo insieme una decisione che offre importanti spunti sulla valutazione delle circostanze fattuali in sede cautelare.

I Fatti del Caso: Un Sequestro di Quasi 80.000 Euro

Il caso trae origine da un decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari e successivamente confermato dal Tribunale del Riesame. La misura riguardava una somma di 79.890 euro trovata in possesso di un soggetto, indagato per il reato di ricettazione (art. 648 c.p.). Secondo l’accusa, quel denaro costituiva il provento di attività delittuose.

I Motivi del Ricorso: Carenza di Indizi e di Pericolo

La difesa dell’indagato ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la legittimità del sequestro su due fronti principali:

1. Insussistenza del fumus boni iuris: Secondo il ricorrente, mancavano gravi indizi di colpevolezza. La difesa sosteneva che i giudici avessero valorizzato circostanze inesistenti, come presunti legami con ambienti criminali basati su un caso di omonimia, e avessero omesso di considerare le lecite disponibilità economiche della famiglia.
2. Insussistenza del periculum in mora: La difesa eccepiva che il pericolo di dispersione del denaro non poteva essere desunto automaticamente dalla sua natura fungibile, ma richiedeva la dimostrazione di un pericolo attuale e concreto, che a suo dire non era stato provato.

Il Sequestro Preventivo e la Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la validità del sequestro preventivo. La decisione si fonda su argomentazioni precise che delineano i confini del giudizio di legittimità e i criteri per la valutazione dei requisiti cautelari.

Limiti del Giudizio di Cassazione

In via preliminare, la Corte ha ricordato che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti, ma di verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione del provvedimento impugnato. Di conseguenza, non possono essere presi in considerazione elementi nuovi, come certificati anagrafici prodotti dalla difesa solo in un momento successivo alla decisione del Tribunale del Riesame.

La Valutazione del “Fumus Boni Iuris”

Per quanto riguarda i gravi indizi, la Cassazione ha ritenuto che le critiche della difesa fossero in realtà un tentativo di ottenere una nuova valutazione del merito, inammissibile in sede di legittimità. I giudici hanno sottolineato come il Tribunale del Riesame avesse correttamente motivato la sussistenza del fumus sulla base di una serie di elementi convergenti:

* Le esclamazioni dell’indagato e della moglie: Al momento del sequestro, le loro reazioni erano apparse “paraconfessorie”, suggerendo che non conoscessero l’esatto importo della somma, come se la stessero detenendo per conto di terzi.
* Le modalità di confezionamento: Il denaro era suddiviso in singole buste, una modalità spesso utilizzata per occultare e gestire proventi illeciti.
* L’inidoneità delle giustificazioni economiche: La documentazione prodotta dalla difesa non era sufficiente a giustificare la disponibilità di una somma così ingente, a fronte di redditi familiari appena sufficienti al sostentamento.

La Sussistenza del “Periculum in Mora”

Anche sul punto del pericolo di dispersione, la Corte ha validato il ragionamento del Tribunale. Il periculum non era stato dedotto dalla sola natura fungibile del denaro, ma da un rischio concreto e attuale di vanificare la futura confisca. Tale rischio era stato desunto dalla disponibilità dell’indagato a occultare somme di provenienza illecita, in un contesto di presunta contiguità con soggetti di elevata caratura criminale.

le motivazioni
La Suprema Corte ha fondato la sua decisione di inammissibilità sul principio secondo cui il ricorso per cassazione avverso le misure cautelari reali, come il sequestro preventivo, è consentito solo per violazione di legge e non per vizi di motivazione che non si traducano in una sua totale assenza o mera apparenza. Nel caso di specie, le argomentazioni della difesa, pur formalmente presentate come violazioni di legge, miravano in sostanza a una riconsiderazione delle prove e dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità. La motivazione del Tribunale del Riesame è stata giudicata logica e completa, in quanto basata su una pluralità di indizi gravi, precisi e concordanti che, letti congiuntamente, rendevano altamente probabile la provenienza illecita del denaro e concreto il pericolo della sua dispersione.

le conclusioni
Questa sentenza ribadisce un principio cruciale: per giustificare un sequestro preventivo di denaro, non è sufficiente la mera disponibilità di una somma ingente, ma è necessaria una valutazione complessiva di tutti gli elementi indiziari. Le circostanze oggettive (come il confezionamento), il comportamento dell’indagato e la sproporzione rispetto ai redditi leciti costituiscono un quadro probatorio che, se ben motivato, può legittimare pienamente la misura cautelare. La decisione conferma inoltre che il pericolo di dispersione, pur non potendo essere presunto, può essere logicamente desunto dalla stessa natura dell’operazione illecita ipotizzata, specialmente quando emerge la funzione dell’indagato come custode di beni per conto terzi in contesti criminali.

Quando è legittimo un sequestro preventivo di denaro contante?
È legittimo quando sussistono gravi indizi sulla provenienza illecita del denaro (fumus boni iuris) e un pericolo concreto e attuale che la somma possa essere dispersa o occultata prima di una possibile confisca definitiva (periculum in mora).

Quali elementi possono costituire ‘gravi indizi’ per giustificare un sequestro preventivo?
Secondo la sentenza, possono costituire gravi indizi una serie di elementi valutati nel loro complesso, quali le reazioni ‘paraconfessorie’ dell’indagato al momento del ritrovamento, le particolari modalità di confezionamento del denaro (es. in buste separate), la sproporzione tra la somma e i redditi leciti dichiarati, e l’assenza di giustificazioni plausibili sul suo possesso.

È possibile presentare nuove prove in Cassazione in un procedimento su misure cautelari reali?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che non può prendere in considerazione elementi non presenti nel fascicolo al momento della decisione impugnata. Il suo giudizio si limita alla verifica della corretta applicazione della legge e della logicità della motivazione sulla base degli atti già acquisiti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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