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Sequestro preventivo: quando è legittimo per abusi?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8672/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di sequestro preventivo di manufatti abusivi. Il caso riguarda immobili realizzati in zona sismica e paesaggisticamente vincolata. La Corte ha ribadito che il ‘periculum in mora’ sussiste anche per opere ultimate, qualora il loro utilizzo comporti un aumento del carico urbanistico e un pregiudizio concreto per il territorio. Il ricorso è stato respinto anche perché le contestazioni procedurali erano generiche e non autosufficienti.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo per Abusi Edilizi: La Cassazione Conferma la Linea Dura

Il tema degli abusi edilizi e degli strumenti per contrastarli è di costante attualità. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 8672 del 2024, offre importanti chiarimenti sulla legittimità del sequestro preventivo anche quando le opere abusive sono già state ultimate. La decisione sottolinea come la tutela del territorio e del paesaggio prevalga sulla mera disponibilità del bene, anche a costruzione finita.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un’indagine che ha portato alla luce la realizzazione di manufatti abusivi, tra cui un’abitazione e un magazzino, in una zona agricola soggetta a vincolo paesaggistico e sismico. Il Tribunale di Palermo, in sede di riesame, aveva confermato il decreto di sequestro preventivo emesso dal Pubblico Ministero. L’indagata ha quindi proposto ricorso per cassazione, contestando la legittimità della misura cautelare sotto due profili principali.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa della ricorrente si fondava su due argomenti:

1. Inesistenza del periculum in mora: Secondo la ricorrente, essendo i principali manufatti ultimati da tempo (circa dal 2018), non vi era alcun pericolo attuale e concreto che la loro libera disponibilità potesse aggravare o protrarre le conseguenze del reato. La motivazione del Tribunale, basata su un generico ‘aumento del carico urbanistico’, veniva ritenuta astratta e insufficiente a giustificare una misura così incisiva.
2. Violazione di legge procedurale: Si lamentava l’utilizzo di elementi di indagine acquisiti dopo la scadenza del termine massimo per le indagini preliminari. In particolare, si faceva riferimento a un’informativa di reato successiva alla data di scadenza, che avrebbe reso inutilizzabili gli atti in essa contenuti.

Sequestro Preventivo e Periculum in Mora: le motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il primo motivo di ricorso inammissibile per manifesta infondatezza e genericità. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: il periculum in mora che giustifica il sequestro preventivo deve essere concreto e attuale. Tuttavia, anche nel caso di opere edilizie abusive già ultimate, questo pericolo può sussistere.

La valutazione del giudice deve concentrarsi sulle conseguenze che la libera disponibilità del bene può avere sul regolare assetto del territorio. Nel caso di specie, il Tribunale aveva correttamente evidenziato la sussistenza del pericolo sotto un duplice profilo:

* Per le opere non ancora ultimate: Il sequestro era evidentemente necessario per impedire la prosecuzione dei lavori abusivi.
* Per le opere già completate: Il pericolo concreto derivava dall’aumento del carico urbanistico su un’area destinata a verde agricolo. La Corte ha specificato che la destinazione d’uso abitativo in una zona agricola, sismica e paesaggisticamente vincolata, crea di per sé una lesione persistente degli interessi tutelati dalle normative edilizie. L’utilizzo dell’immobile, quindi, non è un fatto neutro, ma un’attività che protrae gli effetti dannosi del reato. Il sequestro preventivo risponde alla necessità di impedire tale utilizzo.

La Cassazione ha inoltre qualificato le doglianze della ricorrente come un tentativo di rimettere in discussione il merito della valutazione del giudice, attività preclusa in sede di legittimità.

L’inammissibilità del Motivo sulla Scadenza delle Indagini

Anche il secondo motivo è stato giudicato inammissibile per la sua ‘irrimediabile genericità’. La ricorrente si era limitata a indicare la data di un’informativa di reato, senza però specificare quali fossero gli atti di indagine asseritamente tardivi e utilizzati a suo carico. La Corte ha ricordato che, ai fini della verifica sull’utilizzabilità degli atti, ciò che rileva è la data in cui i singoli atti di indagine sono stati compiuti, non la data dell’informativa che li riassume. In assenza di tali specificazioni, il motivo di ricorso è stato ritenuto non autosufficiente e, pertanto, inammissibile.

Le conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione conferma un orientamento rigoroso in materia di abusi edilizi. Il principio cardine è che il sequestro preventivo è uno strumento valido per tutelare il territorio anche di fronte a un’opera abusiva già completata. La lesione del bene giuridico protetto (l’ordinato assetto urbanistico, il paesaggio, la sicurezza sismica) non si esaurisce con la fine dei lavori, ma persiste con l’utilizzo del manufatto. L’aumento del carico urbanistico in aree non idonee è considerato un danno concreto e attuale che legittima l’intervento cautelare. La pronuncia serve anche da monito sull’importanza di formulare ricorsi specifici e dettagliati, pena la declaratoria di inammissibilità.

Quando è legittimo il sequestro preventivo di un immobile abusivo già completato?
È legittimo quando la sua libera disponibilità può aggravare o protrarre le conseguenze del reato. Secondo la Corte, l’aumento del carico urbanistico e la lesione degli interessi paesaggistici e sismici, specialmente in una zona vincolata, costituiscono un pericolo concreto e attuale che giustifica il sequestro per impedirne l’utilizzo.

L’aumento del ‘carico urbanistico’ è una motivazione sufficiente per un sequestro preventivo?
Sì. La sentenza conferma che quando un manufatto abusivo presenta una consistenza volumetrica rilevante e viene realizzato in un’area con una specifica destinazione (es. agricola), l’aumento del carico urbanistico che ne deriva costituisce un’incidenza negativa e un pregiudizio concretamente individuabile, sufficiente a motivare la misura cautelare.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione contesta l’uso di prove raccolte dopo la scadenza delle indagini in modo generico?
Viene dichiarato inammissibile. Il ricorrente ha l’onere di indicare specificamente quali atti di indagine ritiene siano stati compiuti tardivamente e utilizzati a suo carico dal giudice. Non è sufficiente un riferimento generico a un’informativa di reato datata posteriormente alla scadenza del termine, in quanto la data rilevante è quella del compimento del singolo atto investigativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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