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Sequestro preventivo: quando è legittimo il vincolo?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di sequestro preventivo di una cospicua somma di denaro. La Corte ribadisce che, per legittimare il sequestro, è sufficiente il ‘fumus commissi delicti’, ovvero la presenza di elementi concreti che facciano sospettare la provenienza illecita dei beni, senza necessità di gravi indizi di colpevolezza. Il ricorso in Cassazione, inoltre, può basarsi solo su violazioni di legge e non su una rivalutazione dei fatti.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: i Limiti del Ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9492/2025, offre un importante chiarimento sui presupposti del sequestro preventivo e sui limiti del successivo ricorso. Il caso riguarda il sequestro di una notevole somma di denaro contante trovata in casa di un indagato per gravi reati. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, consolidando principi fondamentali sulla differenza tra il ‘fumus commissi delicti’ e i gravi indizi di colpevolezza.

I Fatti del Caso

Durante una perquisizione nell’ambito di un’indagine per ricettazione, porto d’armi e narcotraffico, le forze dell’ordine rinvenivano, nascosta dietro un pannello elettrico nell’abitazione di un indagato, una busta contenente 25.000 euro in contanti. Il Tribunale del riesame, confermando un precedente provvedimento, rigettava la richiesta di restituzione, ritenendo che il denaro fosse di provenienza illecita.

La difesa dell’indagato aveva proposto ricorso in Cassazione, sostenendo la provenienza lecita delle somme. Secondo la tesi difensiva, il denaro era il frutto di risparmi derivanti da lavoro (anche ‘in nero’), da un canone di locazione e dal risarcimento per un sinistro stradale. La scelta di tenere i contanti in casa era giustificata da una presunta idiosincrasia verso il sistema bancario. La difesa lamentava inoltre un travisamento delle prove e una motivazione illogica da parte del Tribunale.

La Decisione della Corte sul Sequestro Preventivo

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Il punto centrale della decisione risiede nella natura del ricorso per cassazione avverso le misure cautelari reali, come il sequestro preventivo. L’art. 325 del codice di procedura penale permette tale ricorso solo per ‘violazione di legge’.

La Corte ha specificato che in questa nozione rientrano la mancanza totale di motivazione o una motivazione puramente apparente, ma non le censure che mirano a contestare la logicità e la coerenza della valutazione dei fatti operata dal giudice del merito. Nel caso specifico, i motivi del ricorso erano volti a ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove, un’operazione preclusa in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Sentenza

Il percorso argomentativo della Corte si è focalizzato su due aspetti cruciali.

In primo luogo, ha ribadito la distinzione tra il presupposto per il sequestro preventivo e quello per le misure cautelari personali. Per il sequestro non sono necessari i ‘gravi indizi di colpevolezza’ (art. 273 c.p.p.), ma è sufficiente il cosiddetto fumus commissi delicti. Quest’ultimo consiste nell’esistenza di elementi concreti e persuasivi, anche solo indiziari, che consentano di ipotizzare un collegamento tra il bene e l’attività criminosa dell’indagato.

Nel caso di specie, il Tribunale del riesame aveva correttamente individuato tale fumus sulla base di una serie di elementi:
1. Contesto criminale: L’indagato era coinvolto in attività criminali di notevole spessore, come documentato da videoregistrazioni.
2. Occultamento del denaro: La somma era nascosta in modo anomalo, suggerendo la volontà di sottrarla a eventuali controlli.
3. Sproporzione economica: Vi era una manifesta sproporzione tra i redditi leciti dimostrabili e l’ingente somma sequestrata, oltre ad altri flussi finanziari.

In secondo luogo, la Corte ha ritenuto che il Tribunale avesse adeguatamente valutato e respinto le argomentazioni difensive. La narrazione alternativa fornita dall’indagato è stata giudicata ‘del tutto congetturale e priva di riscontri oggettivi’. Anche le certificazioni mediche prodotte non provavano una fobia del sistema bancario, ma solo un uso saltuario di stupefacenti e un tono dell’umore deflesso.

Di conseguenza, la motivazione del Tribunale non era né mancante né apparente, ma illustrava in modo congruo il percorso logico-giuridico che aveva portato a ritenere il denaro di provenienza delittuosa, respingendo in modo argomentato la tesi difensiva.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio cardine in materia di misure cautelari reali: il controllo della Corte di Cassazione sul sequestro preventivo è un controllo di legalità, non di merito. Per ottenere il sequestro di un bene, all’accusa è sufficiente presentare un quadro indiziario solido e coerente che renda plausibile l’origine illecita del bene, senza dover raggiungere la soglia dei gravi indizi di colpevolezza richiesti per l’arresto. La difesa, per contrastare tale misura, deve fornire prove concrete e riscontrabili, non mere narrazioni alternative. Chi intende ricorrere in Cassazione deve quindi concentrarsi su specifiche violazioni di norme di legge, evitando di riproporre una semplice discussione sulle prove già valutate dai giudici del riesame.

Qual è il presupposto necessario per disporre un sequestro preventivo?
Per un sequestro preventivo non sono richiesti i ‘gravi indizi di colpevolezza’ necessari per le misure personali, ma è sufficiente il cosiddetto ‘fumus commissi delicti’, ovvero la presenza di elementi di fatto concreti e persuasivi che consentano di ricondurre il bene a una condotta criminale.

Per quali motivi si può ricorrere in Cassazione contro un’ordinanza di sequestro preventivo?
Il ricorso in Cassazione avverso un sequestro preventivo è consentito solo per ‘violazione di legge’. Questo include i casi di motivazione totalmente assente o meramente apparente, ma esclude la possibilità di contestare la logicità o la coerenza della valutazione dei fatti operata dal giudice del riesame.

Perché la giustificazione dell’indagato sul possesso del denaro non è stata accolta?
La giustificazione è stata ritenuta del tutto congetturale e priva di riscontri oggettivi. A fronte di un solido quadro indiziario che collegava il denaro ad attività illecite (contesto criminale, modalità di occultamento, sproporzione economica), la narrazione alternativa della difesa non è stata supportata da prove sufficienti a smentire la ricostruzione accusatoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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