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Sequestro preventivo: prova indiziaria e ricettazione

La Corte di Cassazione conferma la legittimità di un sequestro preventivo di una cospicua somma di denaro, sospettata di essere provento di ricettazione. La sentenza stabilisce che, per giustificare la misura, è sufficiente la presenza di gravi indizi che rendano plausibile l’origine illecita dei beni, anche senza l’individuazione specifica del reato presupposto. Elementi come l’occultamento del denaro e precedenti penali specifici dell’indagato sono stati ritenuti decisivi.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: Quando gli Indizi Bastano per la Ricettazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nella lotta alla criminalità: la legittimità del sequestro preventivo di denaro quando la sua provenienza illecita è supportata da prove indiziarie. Questo caso chiarisce come, anche in assenza dell’identificazione precisa del reato d’origine, un insieme di elementi concreti possa essere sufficiente a giustificare una misura cautelare reale per il delitto di ricettazione.

I Fatti del Caso: Denaro Contante e Sospetti

La vicenda ha origine dal rinvenimento, durante una perquisizione domiciliare, di una somma complessiva di 27.250,00 euro. La maggior parte del denaro (22.400 euro) era stata occultata nella veranda dell’abitazione. Ulteriori elementi hanno insospettito gli inquirenti: l’abitazione era dotata di ben cinque telecamere di videosorveglianza opportunamente camuffate e il contante era composto da banconote di vario taglio, di cui 26 da soli cinque euro. A questo quadro si aggiungeva la storia giudiziaria del soggetto, indicativa di un suo inserimento in contesti di criminalità organizzata legati al traffico di stupefacenti.

L’Iter Giudiziario: Dal Sequestro Probatorio al Ricorso in Cassazione

Inizialmente, le autorità avevano disposto un sequestro probatorio, successivamente convertito dal Giudice per le Indagini Preliminari in un sequestro preventivo. La difesa dell’indagato aveva proposto istanza di riesame, contestando la mancanza di motivazione e l’assenza di prove concrete sulla provenienza delittuosa della somma. Secondo il ricorrente, non si poteva desumere la colpevolezza dalla scarsa capacità reddituale o dall’inattendibilità delle sue dichiarazioni. Tuttavia, il Tribunale del Riesame rigettava le istanze, portando il caso dinanzi alla Corte di Cassazione.

Il Sequestro Preventivo e la Prova del Reato: L’Analisi della Corte

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la validità del provvedimento cautelare. I giudici hanno chiarito due aspetti fondamentali della procedura.

La Conversione del Sequestro Annulla l’Interesse al Ricorso Precedente

In primo luogo, la Corte ha dichiarato inammissibile la censura relativa al sequestro probatorio originario. La sua successiva conversione in sequestro preventivo ha determinato una ‘novazione del titolo cautelare’, facendo venire meno l’interesse a contestare il primo provvedimento, ormai superato dal secondo.

La Valenza degli Indizi per il ‘Fumus Commissi Delicti’

Il cuore della decisione riguarda la sussistenza del cosiddetto fumus commissi delicti, ovvero la parvenza di reato necessaria per il sequestro preventivo. La Corte ha ribadito che la prova dell’esistenza del reato presupposto (nel caso della ricettazione, il delitto da cui il denaro proviene) può fondarsi anche su indizi e prove logiche.

Le Motivazioni della Decisione

Secondo gli Ermellini, il giudice non deve basarsi su mere congetture, ma può valorizzare elementi di fatto che, nel loro complesso, assumano una chiara valenza indiziaria. Nel caso specifico, il Collegio ha ritenuto che l’insieme degli elementi raccolti fosse più che sufficiente a delineare un quadro di grave sospetto. L’occultamento del denaro, le telecamere nascoste, la composizione del contante e il profilo criminale dell’indagato sono stati considerati indizi gravi, precisi e concordanti, capaci di collegare la somma alla commissione di pregressi delitti, in particolare allo spaccio di stupefacenti (art. 73 Dpr 309/90). La difesa non è riuscita a fornire giustificazioni plausibili e documentate sulla lecita provenienza del denaro, e le sue argomentazioni sono state ritenute non persuasive dal giudice cautelare.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un principio fondamentale: per configurare il reato di ricettazione e giustificare un sequestro preventivo, non è indispensabile l’accertamento giudiziale del reato presupposto né la sua esatta individuazione. È sufficiente che, sulla base di elementi fattuali e logici, la provenienza illecita del bene sia ritenuta plausibile e astrattamente configurabile. La decisione sottolinea l’importanza di una valutazione complessiva degli indizi, che possono legittimamente fondare una misura cautelare reale volta a impedire che i proventi di attività criminali vengano reimmessi nel circuito economico.

Quando è legittimo un sequestro preventivo per ricettazione se non si conosce il reato di provenienza del bene?
È legittimo quando esistono elementi di fatto (indizi) che, valutati nel loro complesso, rendono verosimile e astrattamente configurabile l’origine illecita del bene, anche senza l’individuazione di uno specifico delitto da cui esso proviene.

Quali indizi ha considerato la Corte sufficienti per giustificare il sequestro preventivo del denaro?
La Corte ha ritenuto sufficienti l’occultamento di una ingente somma di denaro, la presenza di telecamere di sorveglianza camuffate, la particolare composizione del contante in banconote di vario taglio e la storia giudiziaria dell’indagato legata al traffico di stupefacenti.

Perché il ricorso contro il sequestro probatorio iniziale è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile per difetto di interesse, poiché il sequestro probatorio era stato convertito in sequestro preventivo. Questo nuovo provvedimento ha sostituito il precedente, rendendo inutile una pronuncia sul titolo originario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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