LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sequestro preventivo profitto reato: guida pratica

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile l’appello contro un’ordinanza di sequestro preventivo profitto reato per quasi 100.000 euro. L’ordine era stato emesso nei confronti del legale rappresentante di una clinica privata per una presunta truffa ai danni dello Stato. La Corte ha stabilito che l’appello era generico e non specifico, confermando che per un sequestro in fase di indagini preliminari non è necessaria una formale imputazione, ma è sufficiente la presenza di prove concrete che indichino l’esistenza di un reato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo del Profitto del Reato: L’Importanza della Specificità del Ricorso

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito principi fondamentali in materia di sequestro preventivo profitto reato, in particolare riguardo ai requisiti di ammissibilità del ricorso contro tali misure. La decisione analizza il caso di una presunta truffa ai danni dello Stato, offrendo spunti cruciali sulla differenza tra indagini preliminari e giudizio, e sui doveri di chi impugna un provvedimento cautelare reale.

I Fatti di Causa

Il Tribunale del riesame di Napoli aveva confermato un decreto di sequestro preventivo per una somma di circa 99.000 euro. La somma era considerata il profitto di una truffa aggravata ai danni dello Stato. L’indagine era partita da due denunce del Direttore di un’Azienda Sanitaria Locale (ASL) relative a pagamenti per prestazioni sanitarie mai autorizzate o mai eseguite.

Le investigazioni avevano svelato un sistema fraudolento in cui dipendenti dell’ASL creavano ed eseguivano mandati di pagamento illeciti a favore di terzi. Tra i beneficiari figurava una società a responsabilità limitata, una casa di cura privata, il cui legale rappresentante aveva ricevuto la somma sequestrata in assenza di qualsiasi documentazione giustificativa. Secondo l’accusa, vi era quindi un grave quadro indiziario (il cosiddetto fumus commissi delicti) sia sull’esistenza del reato sia sul consapevole concorso del rappresentante della società.

Il Ricorso in Cassazione e le Sue Motivazioni

Il legale rappresentante della società ha proposto ricorso per cassazione contro l’ordinanza del riesame, sollevando due principali censure:

1. Nullità del decreto di sequestro: Si sosteneva che il provvedimento fosse nullo per mancanza di un’articolata imputazione preliminare.
2. Vizio di motivazione: Si lamentava che l’ordinanza non avesse adeguatamente motivato la natura degli ‘artifizi e raggiri’ tipici della truffa e il consapevole concorso del titolare della società beneficiaria del pagamento.

In sostanza, la difesa mirava a derubricare il fatto a un mero pagamento indebito, una questione di natura civilistica, piuttosto che un reato di truffa.

Il Sequestro Preventivo e la Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza e aspecificità. Gli Ermellini hanno colto l’occasione per chiarire i limiti e le condizioni del sequestro preventivo profitto reato.

In primo luogo, hanno ricordato che il ricorso per cassazione contro le ordinanze in materia di misure cautelari reali è ammesso solo per violazione di legge. In questa nozione rientrano non solo gli errori di diritto, ma anche i vizi di motivazione talmente radicali da rendere l’argomentazione del giudice del tutto mancante, contraddittoria o illogica.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che, nella fase delle indagini preliminari, un decreto di sequestro non richiede la precondizione di un rinvio a giudizio né una formulazione completa del capo di imputazione. Ciò che è necessario e sufficiente è ‘l’esplicitazione di sussistenza di un reato in concreto’, supportata dalla valutazione di elementi significativi. Il Tribunale del riesame aveva correttamente adempiuto a questo onere, identificando con precisione il mandato di pagamento, i suoi autori (i dipendenti ASL) e l’assoluta mancanza di giustificazione per l’erogazione, come attestato dai nuovi dirigenti dell’ente pubblico. Inoltre, il Tribunale aveva contestualizzato l’episodio in un quadro più ampio di vicende delittuose analoghe, che vedevano coinvolti gli stessi soggetti, rafforzando così il quadro indiziario.

Il motivo principale dell’inammissibilità, però, risiede nell’aspecificità del ricorso. La difesa, secondo la Corte, non si è confrontata con le specifiche argomentazioni dell’ordinanza impugnata. Limitarsi a sostenere che si trattasse di un pagamento indebito senza contestare gli elementi concreti (come il coinvolgimento in altre vicende analoghe e il ruolo attivo dei dipendenti pubblici) significa ignorare il cuore della motivazione del giudice del riesame. Un ricorso è ‘aspecifico’ non solo quando è generico, ma anche quando manca una correlazione logica tra le ragioni della decisione impugnata e quelle poste a fondamento dell’impugnazione.

Le Conclusioni

La sentenza conferma un principio cardine della procedura penale: le misure cautelari reali come il sequestro preventivo si basano su un giudizio prognostico di serietà degli indizi, non sulla certezza della colpevolezza. Per questo motivo, non è richiesta una formale imputazione. Di conseguenza, chi intende opporsi a tali misure in sede di legittimità deve formulare un ricorso che attacchi specificamente le fondamenta logico-giuridiche del provvedimento, dimostrando una chiara violazione di legge o un vizio motivazionale macroscopico. Un’argomentazione difensiva che ignora gli elementi fattuali posti a base della decisione cautelare è destinata a essere dichiarata inammissibile, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È necessaria una formulazione completa del capo di imputazione per disporre un sequestro preventivo?
No. La sentenza chiarisce che i decreti di sequestro preventivo possono essere emessi anche in difetto della completa formulazione di un capo di imputazione. È sufficiente, nella fase delle indagini preliminari, ‘l’esplicitazione di sussistenza di un reato in concreto’ attraverso l’esposizione e la valutazione degli elementi significativi a sostegno.

Quali sono i limiti del ricorso per cassazione contro un’ordinanza di sequestro preventivo?
Il ricorso per cassazione contro tali ordinanze è ammesso solo per violazione di legge. Questa nozione include sia gli ‘errores in iudicando’ (errori nell’interpretazione della legge) o ‘in procedendo’ (errori procedurali), sia quei vizi della motivazione così radicali da rendere l’apparato argomentativo del provvedimento del tutto mancante o privo dei requisiti minimi di coerenza e completezza.

Cosa rende un ricorso inammissibile per ‘aspecificità’?
Un ricorso è considerato ‘aspecifico’, e quindi inammissibile, quando manca una correlazione tra le ragioni argomentate nella decisione impugnata e quelle poste a fondamento dell’impugnazione. In pratica, l’appellante non può ignorare le specifiche motivazioni del giudice, ma deve confrontarsi criticamente con esse, pena l’inammissibilità del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati